#292 - 25 settembre 2021
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Un'ardua impresa in tempi insospettabili

Annie Londonderry

Una cicloamatrice intorno al mondo

di Roberto Bonsi

Durante l’epoca vittoriana, ci fu una donna, che si attirò lo stupore, le antipatie ed anche le “ire funeste” dei benpensanti di quel tempo, tutto questo compiendo un’impresa davvero audace per quegli anni.
Costei si chiamava Annie Cohen coniugata in Kopchosky. , giovane donna ebrea nata in Lettonia mentre Il marito che si chiamava Max ed era un ebreo ortodosso, grande studioso della “Torah”, di professione svolgeva l’attività di venditore ambulante di tessuti.
I due coniugi ebbero ben tre figli ed il quotidiano del loro vivere si svolgeva su di un unico binario: per l’appunto la figliolanza, la casa e il lavoro.

Annie Londonderry

La leggenda che però non è tale, ma pare si trattasse di una sorta di diceria, nacque in un “pub”, dove due signori parlavano in maniera animata di un eventuale giro del mondo con il supporto della bicicletta, e che sarebbe stata davvero indecoroso e controproducente se l’avesse fatto una donna, qui la giovane Annie che assistette a tal inizio di acceso discutere, livida di rabbia, si inserì nel loro discorrere ed accettò così “ipso-facto” la sfida, facendola sua, questo anche se prima di allora non aveva mai avuto modo di salire su questo mezzo.

Annie era una donna di grande “fegato”, e come si dice oggi, aveva le “palle”, e pur di evadere da una vita per lei oltremodo grigia e priva di stimoli, prende un po’ di lezioni, e si mette così pian piano a pedalare. Affida i bambini all’incredulo marito, e parte per la sua lunga ma anche straordinaria avventura. Si cambia anche il nome, e così la nuova Annie si sceglie il cognome: Londonderry, come la seconda città dell’Ulster britannico, ovvero l’Irlanda del Nord odierna.
In quei suoi momenti di vita, quando prese una decisione così radicale ed anche discutibile, la Londonderry aveva appena 24 anni di età.
La sua fu un’impresa che determinò un avanzamento ulteriore nella lotta per la fattiva emancipazione di tutte le donne. –“La bicicletta aveva fatto di più per l’emancipazione femminile delle donne, di qualunque altra cosa al mondo”-. (Susan B Anthony: attivista).
Annie, fece tutto questo per vincere la scommessa della quale abbiamo scritto qualche rigo più su. Fu per l’appunto una scommessa vinta, ebbe un’ … attimo di gloria per poi finire in modo definitivo nel dimenticatoio più totale. Annie “globetrotter” , si sentì così una donna nuova, felice ed appagata. Dimenticavo di farvi sapere che la Londonderry si trasferì negli U.S.A. dalla lontana Lettonia e da Riga, la sua capitale, con i genitori Leib e Beatrice, ed i loro altri figli, e vissero a Boston nel Massachusetts.

Annie Londonderry

Nel suo lungo viaggio “overseas” porta con sé il ricambio della biancheria ed un revolver con l’impugnatura in madreperla.
Alla “State House” di Boston davanti a circa cinquecento persone, perlopiù curiose, annuncia con tono ufficiale il suo impegno che dovrà durare una quindicina di mesi. Se riuscirà in questo, avrà in cambio 10.000 dollari. La stessa si affida anche ad alcuni “sponsors” tra i quali primeggia, una fabbrica di acqua minerali, la “Londonderry Lithia Spring Water”, e farà mettere una placchetta pubblicitaria sulla bici stessa. La bicicletta è di marca: “Columbia” e le fu fornita gratuitamente dalla: “Pope Manufacturing Company” della sua città di adozione, per l’appunto Boston.

I suoi passaggi furono svolti tra un misto di curiosità, applausi, disapprovazione ed anche insulti. Raggiunge New York e si imbarca sul piroscafo: “Touraine”. Approdando così a Le Havre in Francia, da qui sempre in bicicletta, raggiunge, dopo diverse tappe, Marsiglia. La ciclista nel suo affannato percorrere, vestiva abiti da uomo, e qui ci furono ulteriori proteste contro di lei. Anche la stampa le si avventò contro definendola, al pari di una lesbica o di un eunuco. Nel suo lungo “girovagare”, ebbe infortuni, incidenti di percorso cattivo tempo e problemi di natura meccanica, ma davanti a tutto questo non si arrese mai. La sua capacità di esporsi nonostante tutto le attirò le prime simpatie di certa stampa, e qui fioccarono le prime interviste impostate tutte a suo favore, e Annie da donna ormai “navigata”, creò le sue “merchandises”.

Annie Londonderry

Visita o meglio passa, per l’Egitto, Israele, Ceylon (Oggi: Sry-Lanka), Singapore, Vietnam, Hong Kong, Cina, Corea, Russia, ed infine in Giappone. Solca di nuovo l’oceano, non più l’Atlantico ma il Pacifico, caricando la sua bici e sé stessa, su di un bastimento, e torna in patria arrivando in California, in quel di San Francisco.
Si muove in numerosi Stati tra i quali l’Arizona, il New- Mexico, il Colorado, l’Illinois, e cosi via … . Giunge poi a Chicago dove termina quella che fu la sua spesso definita … “ardua” impresa.
Vinse anzi “stravinse” la scommessa iniziale, e si mise poi a scrivere per il “New York World” e si adoperò anche in un’intensa attività in campo pubblicitario. Pressoché dimenticata morì nel 1947. Dopo il termine di questa sua avventura, lavorò anche nel campo del tessile. Torno poi in famiglia dal marito e dai figli. Casualmente un suo pronipote, tal Peter Zheutlin , scoperto casualmente il tutto, né scrisse la vita nel libro: “Il giro del mondo in bicicletta” (La straordinaria avventura di una donna alla conquista della libertà).
Su Annie Londonderry, sono usciti in tempi più recenti una “Graphic-Novel”, un documentario TV ed uno spettacolo teatrale.
Terminiamo col dire, che davvero la fortuna aiuta gli audaci, e la Londonderry ebbe sì fortuna, ma anche tanta capacità, così abbastanza inusuale per una donna in quel momento storico.

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