Una riflessione sul crinale del “politicamente corretto” e la “cancel culture”
Ddl Zan e l'asino che vola
di GianCarlo Salvoldi
La proposta contro l'omotransfobia vorrebbe normare a termini di legge nientemeno che le percezioni soggettive dei cittadini.
Già l'Italia ha una legificazione che è sovrabbondante come nessuno al mondo e l'Europa ci aggiunge una legiferazione ridondante ed arcigna che attenta alle libertà personali, ed ora si pretende di intervenire non solo sul reale e sul razionale, ma perfino sulla percezione della realtà.
Come si tende a fare con il caldo e il freddo dove non si guarda quanti gradi segna il termometro ma cosa percepisce soggettivamente ognuno.
Di questo passo si va verso la catena folle dei sogni che diventano desideri, quindi dei desideri che diventano bisogni, e infine dei bisogni che diventano diritti, da sancire con legge.
Qualche legislatura fa una parlamentare omosessuale aveva portato in commissione una proposta di legge riguardante la sfera della sessualità, e chiedeva il riconoscimento di una dozzina di tipologie di caratteri L.G.B.T.che erano stati accolti. A quel punto la signora ha alzato la posta e voleva il riconoscimento di diciotto caratteri, e in quel modo ha fatto affondare autolesionisticamente la proposta.
Oggi siamo arrivati al punto che non bastano più le lettere dell'alfabeto per definire quella nebulosa in cui ad esempio c'è anche la "Q" di "queer" che significa che ora mi sento in un modo e ora in un altro, non so bene come, ma gli altri mi devono riconoscere su non si sa cosa.
Portando alle estreme conseguenze questa pretesa, per capirne meglio il senso, potrebbe accadere che una piccola minoranza di cittadini decidono di sentirsi "un asino che vola", e pretendono che questa sia la loro identità percepita, per cui gli altri non possono fare loro una risata in faccia perchè questo sarebbe offensivo. Questa offesa alla loro percezione potrebbe violare la loro dignità e libertà e quindi configurarsi come "asino che vola fobia" che sarebbe quindi reato: e pensate che nella disastrata e corrotta giustizia italiana alla Palamara non ci siano giudici pronti a riconoscere quella violenza?
Usando il grimaldello della "fobia" tutto diventa possibile, anche se fobia non significa odio ma paura: e questa non è una distorsione da ignoranza linguistica ma è scelta consapevole per poter criminalizzare chiunque.