televisore gioia e dolore
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico, verseggiava il malinconico cantore del fanciullino.
Con l’incedere della stagione estiva, declinano fino all’estinzione, come di consueto, i palinsesti televisivi; rimangono arzille solamente le cronache, soprattutto quelle politiche e quelle criminali.
C’è il solito Salvini che, come un disco rotto, sembra ripetere sempre, ostinatamente le stesse cose; e il solito Letta - un virtuoso dell’anacronismo – che, a dispetto della pandemia, continua a disquisire con priorità di ius soli, di legge Zan e di patrimoniale; la solita Meloni dall’eloquio torrentizio e dal timbro vernacolare, che si industria a propagandare il suo libro autobiografico oltre a fare la solitaria - ancorché fiera - oppositrice dell’attuale governo Draghi; e il solito imprevedibile Grillo che sta litigando di brutto con l’ex premier Conte per prevedibili questioni di supremazia.
Troviamo, come in un copione goldoniano, il poliziotto indagato per aver sparato a un delinquente armato che seminava il panico nei paraggi della Stazione Termini a Roma (a quando la riforma della giustizia? Posto che la riforma non faccia poi rimpiangere il vecchio, come ogni tanto accade). E la giovane musulmana assassinata dai familiari perché voleva vivere all’occidentale; inevitabili i due cori in contrappunto, a cornice della tragedia: “la religione islamica è arretrata” e “no, l’islam non c’entra, si tratta di femminicidio”. Osserviamo che non è raro, in questi giorni di calura, imbattersi in coppie di trogloditi (non siamo riusciti a trovare un termine più elegante) - temiamo, ahinoi, di fede islamica – dove lui incede agilmente in abbigliamento estivo mentre lei arranca al suo fianco coperta dalla testa ai piedi. Sarebbe divertente e, insieme, istruttivo che, in un’ottica multiculturale, si ospitasse in Italia una comunità jainista i cui membri siano soliti aggirarsi per le strade “vestiti di spazio”.
Il partito comunista cinese festeggia il centesimo compleanno (1 luglio 1921), Ascoltiamo le parole del Presidente Xi Jinping (fonte youtube) in occasione delle celebrazioni solenni, spettacolari e decisamente retrò: “ Il popolo cinese non permette a nessuna forza straniera di intimidirci, opprimerci o renderci schiavi. Chiunque desideri farlo deve essere pronto ad affrontare spargimenti di sangue”. Riandiamo col pensiero - e l’associazione non è peregrina – alle celebrazioni altrettanto solenni e spettacolari (ma meno kitsch di quelle dei colleghi cinesi) del partito Nazionalsocialista hitleriano documentate dall’archivio dell’Istituto Luce ( da diversi anni reso disponibile on-line). A volere vedere le cose senza il filtro sovrapposto dal pensiero dominante, le affinità tra i due partiti - quello comunista e quello nazista - sono notevoli tanto da farli sembrare addirittura consanguinei. Pesa però, senza dubbio, una differenza sostanziale, quella del numero delle vittime: soltanto quelle attribuite a Mao Tse-Tung si aggirano intorno ai trenta milioni. Ma - il potere ipnotico delle parole non finisce mai di stupire - i massacri di Hitler vengono comunemente chiamati “genocidio”, quelli di Mao, invece – la creatività dei cinesi è omnipervasiva – “grande balzo in avanti” e “ rivoluzione culturale”.