Nonostante un'inutile burocrazia
Ecco tante foto della nostra bella Italia vista dall'alto
Foto, carta e benzina
di Guido Alberto Rossi
Gli aerei e gli elicotteri vanno a benzina o kerosene a secondo dei loro motori, ma per volare in Italia oltre al carburante bisogna aggiungere la carta, tanta carta e tante marche da bollo. Ho volato circa 2000 ore per fotografare il mondo visto dal cielo. Di queste 1600 ore con il mio Cessna 210T marche I-TIBI e sempre con a fianco il mio amico, pilota e salvagente (perché non ci siamo mai persi, neanche nel Sinai, ed ha evitato che ci facessimo male in alcuni miei atterraggi) Enzo Bianchini. Di queste 1600 circa 1000 ore di volo sono state fatte nei nostri cieli.
Mentre da noi in aria il cielo è blu dipinto di blu, a terra nella maggior parte degli aeroporti è bianco e nero, scritto in piccoli caratteri con tanti timbri multiformi ed un mix di enti che mangiano tutta questa burocrazia e non si parlano tra loro.
A questo punto vi chiederete, ma a noi cosa importa, e cosa c’entra con queste fotografie? Un attimo di pazienza e vi spiego come dietro ad ognuna di queste immagini c’è una piccola avventura burocratica. Che può essere dalla inutile richiesta di esibire tutti i documenti di bordo all’arrivo, dopo che sono già stati controllati nell’aeroporto di partenza, alle complicate autorizzazioni al sorvolo di alcune zone e città.
Per poter volare e fotografare professionalmente, giustamente bisogna avere tutte le carte in regola e le licenze rilasciate dal ministero dei trasporti per ovvie ragioni di sicurezza. Però da noi fino a pochi anni fa, le foto aeree erano anche regolamentate e controllate dal SIOS (Servizio Segreto dell’Aeronautica Militare) che le visionava una per una in base ad una legge degli anni Trenta e che nessuno fino agli anni 2000 ha pensato di rileggere ed eliminare perché ormai obsoleta.
In praticata dopo ogni volo bisognava consegnare tutti i fotogrammi con uno specifico modulo dove erano indicate le zone fotografate, il giorno e l’ora dello scatto etc. Gli analisti, sempre molto professionali e cortesi, visionavo il materiale e trattenevano quelle immagini che ritenevano sensibili alla sicurezza nazionale compilando altri moduli.
Molte zone ritenute vietate alla fotografia ormai non avevano più ragioni di esistere ma nessuno si era mai preso la briga di aggiornare le mappe e declassare queste zone. Per esempio, a Milano, (il quartiere Bicocca), dove un tempo c’erano importanti fabbriche strategiche come Breda, Falk e Pirelli che sono state demolite circa 30 anni fa e trasformate in quartiere residenziale, il teatro Arcimboldi e nuovo campus universitario.
Una società immobiliare mi aveva commissionato un lavoro su questa zona e siccome le mappe non erano state aggiornate ci sono voluti diversi mesi per avere il nulla osta delle immagini scattate. Un’altra zona segreta era l’isola con il forte del porto di Messina su cui sorge la statua della Madonna, fortezza armata circa 150 anni fa e mai declassata.
Ma se questa era la parte dinamica della fotografia aerea, c’era anche la parte statica e passiva che consisteva nel tenere aggiornati i vari documenti, licenze etc, tutte con date diverse e scadenze diverse, in termini di spazio erano una decina tra raccoglitori e cartellette che venivano pilotate da “salvagente Enzo”, poi c’era la dolorosa parte dei costi che era gestita da Angela Cisternino a cui dovevamo giustificare ogni centesimo speso per le manutenzioni periodiche e pasti consumati fuori sede.
Nessun tipo di fotografia professionale è semplice, ma la fotografia aerea ha qualche difficoltà in più; perché:
1- Serve una giornata meteorologicamente perfetta, con cielo limpido.
2- Serve un mezzo volante, aereo, elicottero o drone
3- Serve chi lo pilota
4- Serve un fotografo che non soffra di mal d’aria
5- Servono gli eventuali permessi di sorvolo (vale anche per i droni)
Tutti questi cinque punti nella stessa giornata ed all’ora desiderata, sembra una cosa facile ma, provare per credere, riuscivo a garantirne tre, ovviamente non potevo fare niente per il meteo e per i permessi andava a fortuna.