Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza ai Beni Culturali
Museo di Roma - Palazzo Braschi
La Roma dei grandi fotografi
Zètema Progetto Cultura
Resta aperta fino all’8 marzo, presso le sale della fotografia del Museo di Roma - Palazzo Braschi, una mostra fotografica di grandi autori: Basilico, Berengo Gardin, Bossaglia, Chiaramonte, Cresci, Ghirri, Guidi, Jemolo, Koch.
Scatti dedicati alla città di Roma in un periodo che comprende gli anni 1986 – 2006, entrati nelle collezioni del Museo. (Le foto sono collocate rispettando l'ordine degli autori sopracitati) .
Per entrare nel merito della Mostra, affidiamoci alle parole della curatrice, Anita Margiotta: Le opere esposte provengono dall’Archivio fotografico del Museo di Roma, già depositario di una raccolta storica di notevole importanza, che col tempo ha allargato le proprie competenze riservando uno spazio all’arte fotografica contemporanea.
Piccola ma molto rappresentativa, la sezione comprende opere di alcuni dei più significativi fotografi italiani degli ultimi decenni. Alla donazione di dieci opere che Gianni Berengo Gardin volle fare nel 1986, seguì l’acquisizione di fotografie di Gabriele Basilico, Roberto Bossaglia, Giovanni Chiaramonte, Mario Cresci, Luigi Ghirri, Guido Guidi e Roberto Koch poi sfociata nel 1990 nella mostra “Roma. I rioni storici nelle immagini di sette fotografi”. Ultima, in ordine di tempo, è l’acquisizione della serie di fotografie di *Andrea Jemolo*** per la mostra “Architetture a Roma, oggi**” allestita alla Casa dell’Architettura* nel 2006.
Le immagini esposte riguardano tutte in vario modo il territorio urbano di Roma, che ha subito negli ultimi decenni importanti modificazioni; inoltre offrono l’opportunità per una riflessione sulle tendenze della fotografia. Gran parte della propria attività è stata dedicata da questi fotografi alla visualizzazione del paesaggio, dei segni lasciati dall’uomo sul paesaggio, delle realtà urbane e periferiche di città e metropoli, delle architetture.
San Pietro, castel Sant’Angelo, piazza Navona, il Pantheon compaiono accanto a scene di vita quotidiana in Trastevere, a Campo dei Fiori, alle fermate degli autobus, nel traffico cittadino già caotico e, inoltre, vediamo i cantieri delle grandi opere pubbliche che hanno accompagnato l’arrivo del Duemila.
Appare però subito evidente che gli autori non hanno avuto come scopo primario quello di documentare una piazza o un palazzo, bensì di interpretare i luoghi con una diversa espressività, aperta a nuovi significati oltre la documentazione, intenzionati a cogliere l’essenziale di ciò che pongono di fronte all’obbiettivo secondo la loro personale ricerca artistica.