#287 - 5 giugno 2021
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero resterà  in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascerà  il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Fotografia

Avventura a Linosa

di Luigi Nifosì

Questa storia semplice rappresenta una sorta di paradigma delle tante esperienze vissute durante il mio girovagare per il continente Sicilia.

In questo caso, mi trovavo proprio sull'isola-scoglio per eccellenza, per realizzare le foto a corredo degli scritti di Vincenzo Consolo, Antonino Buttitta, Sebastiano Tusa e altre penne, dotte, siciliane, per un libro commissionatoci dalla casa editrice Lialibros di Barcellona.

Avventura a Linosa

Linosa, dopo mezz'ora che hai affittato uno scooter l'hai già rigirata in lungo e largo almeno tre volte, tanto da sentirti come se quasi ci fossi nato. Girarla all'imbrunire, senza quasi presenza umana alla vista, donava al tutto un ulteriore fascino di luogo vergine o abbandonato, i vigneti scarni, le piccole coltivazioni di cappero: anche la vegetazione sembrava essere frutto della spontaneità della natura, piuttosto che della mano dell'uomo.
Stava facendo buio lentamente e io mi aggiravo per le vie strette circondato di rosso e giallo, colori predominanti sulle casette a uno al massimo due piani che caratterizzano un centro che è anche periferia, finendo giocoforza nell'unico bar aperto. Era di maggio. La sera giocava la nazionale di calcio, ma la tv del posto era inesorabilmente spenta (spenta si dovrebbe pronunciare staccato e con enfasi teatrale, come fa benissimo Davide Enia nei suoi straordinari monologhi quando giunge al punto.)
Una decina di avventori, chi in piedi col bicchiere in mano, chi seduto, le carte abbandonate sui tavoli da qualche mano recente e neppure finita, sembravano ascoltare anch'esse, assieme a tutta la comitiva, il giovane parroco del paese. Una autorità, era evidente, che argomentava cose di gran lunga più importanti della nazionale di calcio. E io, che fino a un attimo prima del mio ingresso avrei sicuramente accennato un tentativo per chiedere "si potrebbe?", muto.
Ogni avance in quel senso sarebbe stata colta come inopportuna (stesa enfasi di prima).
Nei bicchieri gazzose, chinotti e vino, e il silenzio dello scoglio rotto dalla voce del giovane prelato. Io rapito pure a chiedermi se stavolta non fossi capitato, finalmente, nella mitica Finis-terre, tante volte sognata. Ma mi trovavo su una lingua d'Africa in mezzo al Canale di Sicilia e non nel nord della Spagna atlantica.

Avventura a Linosa

La mattina presto, presto tipo alle cinque e mezza, l'aria fresca prometteva già di diventare adulta e fare adirare il mare, come sarebbe accaduto realmente di lì a poco. Io mi aggiravo nei pressi del porticciolo di cala Pozzolana, alla ricerca del primo raggio di sole del mattino, quando mi avvedo dell'avvicinarsi di un motoscafo. Accosta al pontile e rapidamente scarica il suo bagaglio umano: una decina o poco più persone di colore, magrebbini, è evidente; ma non come quelli che ti strappano il cuore alla tv solo a guardarli e le cui facce sono dei tristi drammi viventi. No, nulla di tutto questo. Scarpette NIke e felpe da Yankee: uno ha persino i Ray Ban sul naso: sembrano dei veri fighetti in gita di piacere. Io stento a riprendermi dallo stupore: non credo ai miei occhi. Stò assistendo al primo vero sbarco della mia vita (poi arriveranno quelli veri di Lampedusa, nel 2013 uno proprio mentre Papa Francesco stà scendendo al molo Favaloro ... ben altra storia) ma io che sono arrivato il giorno prima, solo per fotografare le casette colorate di Linosa, e che dopo poche ore avrei lasciato lo scoglio con il primo aliscafo in partenza, mi trovavo nel bel mezzo di uno sbarco di extracomunitari. Extracomunitari anomali.

Avventura a Linosa

Basta. Arrivano i Carabinieri, qualcuno avrà visto la scena, avvistato il natante, che intanto si era allontanato velocemente e avvisato. Siamo distanti solo qualche centinaia di metri dal centro abitato, ma intanto si è aperta la macchina e sono scesi i militari. Fermi tutti. Documenti. Chi ne ha. Tutti in fila indiana e seguiteci in caserma. E parte lentamente questa colonna, con la macchina dei Carabinieri in testa e i magrebbini dietro. Io guardo attonito, ma non troppo. Vengo svegliato dal disagio di razionalizzare cosa si stà palesando alla mia vista:
"e lei che fà"?
"chi io? e che potrei fare con queste"? faccio per mostrare le mie due Nikon appese al collo e alla spalla destra.
"stò realizzando un reportage fotografico per un libro sulla Sicilia; è per un editore spagnolo, ehmmmm".
"Si la Spagna, domani ci credo: in caserma pure lei".
"Io? ma...io, io sono siciliano: non vuol vedere i miei documenti"?
"Ho detto in caserma!!!". Mi accodo... botta di sale.

Avventura a Linosa

Mi pare evidente che sono stato scambiato per un basista, un complice dello sbarco o una cosa del genere. Stranamente sono sereno e mi approccio al graduato più alto con fare bonario, cercando di far valere le mie ragioni, nella convinzione che tutto si chiarirà. In cuor mio mi dico, speriamo prima che riparta l'aliscafo: il prossimo sarebbe l'indomani.
Non passa moltissimo, ma neppure poco e si riesce a chiarire l'equivoco. Con una telefonata, credo, alla caserma dei Carabinieri di Scicli, la mia città natale. Così vado a recuperare lo zaino e mi avvio a raggiungere la banchina per prendere l'aliscafo che mi riporterà a Porto Empedocle: faremo il tragitto di oltre tre ore tutto sul foil di destra, a causa del forte vento di ponente che ci prende a sberle sugli oblò, con onde degne di surfisti avaiani.
Poco prima di partire avevo dato un ultimo sguardo oltre i vetri sporchi della piccola scuola, dove sulla lavagna campeggiava una scritta difficile da dimenticare: "Linosa, isola meravigliosa, se l'aliscafo non parte, ci si riposa".

Avventura a Linosa

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