Una iniziativa dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
Complesso San Michele a Ripa - Roma
Tintype Portraits
Ampia collezione di Ferrotipi
di Federica Fasciolo
E’ aperta fino al 30 gennaio presso l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione la la mostra fotografica Tintype Portraits a cura di Benedetta Cestelli Guidi e Laura Moro.
Si tratta della collezione di Ferrotipi: una particolarissima forma di fotografia, utilizzata dalla età dell’Ottocento fino ai primi decenni del Novecento, che ha conosciuto un’ampia diffusione in America ed in Europa.
Le immagini sono ottenute mediante un procedimento diretto su lamiera di metallo emulsionata al collodio, che costituisce la prima pratica di fotografia istantanea, equivalente alle odierne Polaroid.
Eseguito con rapidità e per un costo abbordabile era il metodo fotografico prediletto da coloro che non avrebbero potuto permettersi un ritratto in studio: questi fattori determinano l’ampia circolazione e la sua immensa fortuna.
Per lo più usato per ritrarre singoli individui o gruppi ripresi in esterno su set improvvisati, il ferrotipo documenta l’uscita del fotografo dallo studio di posa e il suo partecipare al flusso della società urbana e rurale: è la fotografia della società in radicale cambiamento tra Ottocento e Novecento che viene ripresa e fissata sulla lastra di metallo nella quotidianità tanto quanto in occasioni festive, celebrazioni, fiere, esposizioni universali.
Nel ferrotipo ritroviamo gli stessi elementi della fotografia “nobile” di quegli anni (dagherrotipo e ambrotipo): la balaustra e la sedia cui poggiarsi e lo sfondo dipinto che chiude la prospettiva in immaginifici set.
Il bordo della lastra mostra però l’artificio, come quando il selciato appare da sotto la pedana lignea o il fondale dipinto si increspa e rivela la finzione.
Questi pezzi unici ci affascinano per il loro essere “oggetti” fotografici ancora prima che per ciò che
ritraggono: la natura del supporto assorbe l’immagine connotandola stilisticamente nella sua opacità.
La mancanza di contrasti tonali era il prezzo che si pagava per un’istantanea a buon mercato, ottenuta al momento, mentre il fluire della vita si bloccava di fronte all’obiettivo del fotografo ambulante.
Sono materiali che ci parlano di una pratica molto diffusa ma per lo più dimenticata; li troviamo raramente esposti, malgrado siano presenti nelle collezioni, nei cassetti, sulle bancarelle reali e virtuali, mentre sono oggi oggetto di attenzione e rielaborazione da parte di artisti contemporanei.
La collezione di ferrotipi dell’ICCD, che conta circa 100 pezzi, è ricca di esemplari che provengono tanto dagli Stati Uniti che dall’Europa, con una consistente presenza italiana tra cui molti prodotti dallo studio “Fotografia Lampo”. Grazie a questi materiali è stato possibile ricostituire la varietà dell’offerta nonché rendere giustizia ad un medium spesso dimenticato nella storia della fotografia.