Sonetto CVIII
di Vittorio Alfieri
Le pene mie lunghissime son tante,
ch’io non potria giammai dirtele appieno.
D’atri pensieri irrequïeti pieno,
neppure io ‘l so, dove fermar mie piante.
Misera vita strascìno ed errante;
dov’io non son, quello il miglior terreno
parmi; e quel ch’io non spiro, aere sereno
sol chiamo; e il bene ognor mi caccio innante.
S’anco incontro un piacer semplice e puro,
un lieto colle, un praticello, un fonte,
dolor ne traggo e pensamento oscuro.
Meco non sei: tutte mie angosce conte
son da quest’una; ed a narrarti il duro
mio stato, sol mie lagrime son pronte.