Racconti di fotografia
Io e lo shah di Persia
di Santi Visalli
1977 lo Shah di Persia (Iran) aveva problemi con gli Stati Uniti. Era anche ammalato ma il suo ufficio stampa smentiva. Quindi incominciarono una campagna stampa per mostrare al mondo che lo Shah stava bene in salute e che era ancora in controllo del suo paese.
Io ricevetti un invito per andare a Teheran a fotografare l’intera famiglia Pahlavi, senza alcuna restrizione. E così nel Giugno del 1977 arrivai nella Capitale Persiana accolto come un grande VIP. Mi venne subito dato dall’ufficio stampa un itinerario, e poi mi accompagnarono in albergo da dove mi avrebbero preso l’indomani alle 10:00 in punto per accompagnarmi al Niavaran Palace, residenza della famiglia reale.
Quando arrivai a palazzo fui accolto da un enorme rumore di grosse motociclette che salivano e scendevano dalla scalinata del palazzo.
A guidare le moto il figlio e la figlia maggiore dello Shah, che scendendo a tutta velocità, si buttavano nell’enorme prato antistante l’ingresso dilaniandone l’erba che prontamente veniva ripristinata da una squadra di giardinieri. I motociclisti portavano di tanto in tanto sul sedile posteriore delle moto anche altri membri della famiglia, mentre i giovani si divertivano, la madre Farah Diba stava seduta su un blocco di marmo davanti la grande vetrata del palazzo osservando questa enorme baraonda.
Tutto questo per dimostrarmi che erano tutti in buona salute e che vivevano felici e contenti in un Paradiso Terrestre?
Chi lo sa, forse lo credevano anche loro. Però da lì a poco tutto questo venne spazzato via dalla rivoluzione Islamica del 1978.
Dopo pochi minuti, venni presentato a Farah Diba che si alzò in piedi dal blocco di marmo dove stava seduta a osservare i suoi figli. Poi mi venne offerto un tè e dopo aver preso accordi con la Shabanu (figlia del vento) si mise a mia completa disposizione.
Finito il tè iniziai a fotografarla per un servizio che poi venne pubblicato dalla rivista People Magazin.
L’indomani assieme a un gruppo di fotografi iraniani partimmo al seguito della regina per un giro nel Nord dell’Iran, dove la Shabanu, avrebbe visitato ospedali, fabbriche di tappeti e le fabbriche dove veniva messo in scatola il loro famosissimo caviale. Un viaggio veramente impressionante e faticoso.
Al ritorno lo Shah mi face partecipare ad alcuni dei suoi eventi e poi mi invitò a colazione. Mentre mangiavamo mi volle fare un complimento e mi disse “Quando lei lavora è così silenzioso e discreto che è quasi invisibile, si confonde quasi con la carta da pareti. YOU ALMOST BLEND WITH THE WALLPAPER”. E così diventai “Carta da Pareti”.