Ignazio Montes
E il più forte calciatore del mondo
Parte seconda
di Ruggero Scarponi
Con la palla, Ignazio Montes non ci sapeva proprio fare. Sembrava che avesse i piedi triangolari, tanto le
traiettorie dei suoi calci erano improbabili. E poi, soprattutto, non aveva la minima idea del gioco del calcio.
Non ne conosceva le finalità e tantomeno le regole.
Deve esserci stato un equivoco, pensai. Carlos non può avermi fatto questo senza ragione.
Ramon non si era potuto allenare. E per stare dietro a Ignazio non si allenò per tutta la settimana.
Ma quando arrivò la domenica giocò la sua partita senza risentirne minimamente.
Quel Ramon è un fenomeno! Mi disse il Direttore del Residence, grande appassionato di calcio.
E, infatti, vincemmo due a zero, con reti segnate entrambe da Ramon.
Il ragazzo aveva diciassette anni e io cominciavo a registrare nella mia agenda diverse opzioni di contratto
con club di livello nazionale.
Ma aspettavo.
Non è ancora pronto, dicevo agli agenti che premevano per presentarlo ai loro presidenti.
Intanto Ramon continuava ad occuparsi di Ignazio Montes.
Era come se, se ne sentisse responsabile e la cosa mi faceva arrabbiare.
Temevo che trascurando gli allenamenti per stare dietro a quello strano soggetto potesse mettere a rischio
il suo talento che, avevo intuito, era fuori del comune.
Ignazio Montes è diventato un problema, mi dicevo, e io non so cosa farne.
E poi non solo non sa giocare a calcio ma ignora qualsiasi regola del vivere civile.
È sporco. Si rifiuta categoricamente di fare il bagno o la doccia.
Indossa da settimane la stessa biancheria e non si cambia nemmeno i calzini.
Il personale di servizio riferisce che per entrare nella sua camera a rassettare bisogna turarsi il naso, per la
puzza.
Mangia poco, è piuttosto sobrio ma possiede un istinto sessuale insaziabile.
Molesta ogni donna, giovane o anziana che frequenta il nostro centro, senza riguardo per le mogli e le
fidanzate dei calciatori. Per non parlare poi del personale di servizio, quello femminile, s’intende, al quale
riserva dei veri e propri agguati.
Ramon gli dedica un sacco di tempo e non capisco proprio il perché.
E nonostante tutto il ragazzo fa grandi progressi.
Ieri, nella seduta di preparazione alla partita di domenica, ha fatto cose egregie sia su azione che su calci da
fermo.
Diventa ogni giorno più bravo.
Ora lo vogliono tutti ma io sono un perfezionista e lo lascerò andare soltanto quando sarò sicuro che è in
grado di dare il meglio di sé. E non manca molto.
I giornali ne parlano come la più promettente rivelazione degli ultimi anni.
E io non sono ancora riuscito a togliergli di torno Ignazio Montes, accidenti a Carlos!
Però dove lo piazzo quel coso che sembra uscito da un mondo primitivo?
Rispedirlo a casa sua non è possibile, non ne possiede una, né un indirizzo, né niente, insomma, dove si
possa contattare qualcuno e dire, riprendetevelo!
Carlos me l’ha mandato sicuro che ne avrei fatto chissà cosa ma io non so nemmeno da dove cominciare.
Finora non sono riuscito a capire che attitudine possa avere nello sport.
Ho provato a farlo correre ma uno scimpanzé farebbe meglio.
È vero che possiede una forza fisica sorprendente ma è sbilenco, sgraziato e in campo non mi riesce
d’immaginare un ruolo in cui poterlo impiegare.
Ramon lo protegge. Ci parla a lungo e tollera le sue tante stranezze.
Il ragazzo continua a sorprendermi.
Sono settimane che quasi non si allena per stare dietro a Ignazio Montes cercando d’introdurlo nel mondo
civile e nonostante questo, in campo, domenica, è stato letteralmente sublime.
Gioca con uno stile unico. È veloce, sa evitare i contrasti con eleganza. A tentare di marcarlo,
centrocampisti e difensori vanno ai pazzi.
Il pubblico lo adora.
Domenica, ha segnato la sua prima tripletta.
A vederlo, sulle tribune, c’era il fior fiore dei procuratori.
I più importanti del mercato.
Non era terminata la partita che ho ricevuto sul cellulare messaggi del tipo, fai tu il prezzo.
Allora ho chiamato Ramon, appena rientrati in sede.
Senti, gli ho detto, domani porto Ignazio Montes da qualche parte e te lo tolgo di torno per sempre.
Perché, mister?
Mi ha spiazzato il ragazzo.
Come perché? Ma non ti rendi conto che stai diventando una stella di prima grandezza? Se continui a
saltare gli allenamenti prima o poi ne pagherai il conto. Senza il duro lavoro nessuno riesce in questo sport,
ricordatelo. Adesso sei giovane ed entusiasta e sembra che tutto ti riesca bene. Ma fino a quando?
Ramon aveva abbassato la testa mentre parlavo e poi obiettò, oggi però è andata alla grande, mi pare, no?
Oggi! Sbottai. Si vede proprio che sei ancora un ragazzo. Oggi, non conta un bel niente! Urlai fuori di me,
Ciò che conta, ciò che i procuratori vogliono e i Presidenti comprano, non è l’oggi ma il domani, il domani
Ramon, svegliati, ragazzo, dell’oggi si sono già tutti dimenticati.
No mister, ha replicato con fermezza. Non può fare questo a Ignazio.
Se lo porta via da qui lo condanna a morte.
Basta così, urlai. Tu devi dirmi una volta per tutte cosa rappresenta Ignazio per te e dopo deciderò cosa
farne.
Ignazio viene dalla mia terra. Parla il mio stesso dialetto. Il suo villaggio e il mio sono adiacenti. Forse siamo
addirittura parenti…
Sì, ribattei, ma tu, Ramon, sei un fuoriclasse mentre Ignazio non è nulla.
Ognuno di noi, rispose, ha un talento, e anche Ignazio avrà il suo.
Comunque, dissi, non ti fare illusioni, Ramon, il mondo non aspetta. Certi sentimentalismi ti possono
rovinare la vita. Se mi dovessi deludere, ti mollerò, senza complimenti.
Nonostante i miei ammonimenti Ramon continuò ad occuparsi di Ignazio e in effetti riuscì in molte cose che
non avrei creduto.
Dopo un mese il piccoletto era capace di servirsi a tavola con le posate come tutte le persone civili. Non
faceva mai mancare significativi apprezzamenti alle ragazze ma almeno aveva smesso di allungare le mani.
E poi si lavava e si cambiava, persino tutti i giorni.
A vederlo era sempre uno scherzo di natura ma ripulito e al suo posto risultava presentabile.
Scoprimmo che aveva attitudine con le lingue.
Dopo un mese parlava discretamente non solo la nostra lingua ma anche quella delle donne della cucina,
che erano dell’Est Europa, con le quali appena poteva s’intratteneva lungamente. E a giudicare da come le
si sentiva ridere era anche piuttosto intraprendente e spiritoso.
Ramon nell’ultima di campionato aveva strabiliato tutti.
Avevamo vinto ed eravamo primi in classifica, grazie a lui.
E così mi convinsi che era giunto il momento.
Chiamai i procuratori più importanti che avevano messo gli occhi su di lui e lo cedetti al miglior offerente.
Questo è avvenuto alla fine della passata stagione.
Intanto Ignazio Montes ha preso servizio nel Residence, come uomo di fiducia.
Da non crederci, eppure il piccoletto in pochi mesi ha messo in mostra qualità sorprendenti.
È acuto, apprende tutto con grande facilità, tranne il gioco del calcio per il quale resta negato. Per il
Direttore del Residence è diventato un collaboratore insostituibile.
E io sono contento di essermi sbagliato.
Su Ramon, innanzitutto, che pensavo si sarebbe rovinato per star dietro a Ignazio.
Mentre oggi è senza dubbio il più forte calciatore del mondo.
E in quanto a Ignazio ero certo che un selvaggio come lui non avrebbe imparato mai nulla.
Mi sbagliavo anche in questo, evidentemente.
E comunque vorrei tanto sapere cosa pensava Carlos quando me l’ha inviato.
A questa domanda, però, non c’è risposta, non essendoci più Carlos.
Ma forse mi sto sbagliando anche su questo, dal momento che la vita, ha già risposto. A tutto.