Un consiglio spassionato agli amici
e ai giovani appassionati di fotografia
Non viaggiare mai...
...Con un fotografo
di Guido Alberto Rossi
Viaggiare insieme a un fotografo a meno di non essere il suo assistente è sconsigliabile per le seguenti principali ragioni: un fotografo quando entra in modalità “reportage” si trasforma come l’Ulk, che diventa verde.
Non ha più orari per mangiare, non ha più orari per dormire e non ha più orari per svegliarsi, se sta inseguendo la luce in automobile, non sono ammessi pit stop.
In pratica tutto viene fatto in funzione della luce e del soggetto. Quindi se proprio insistete a volere andargli dietro sappiate che dovete annullare completamente ogni vostra necessità ed ubbidire a tutto senza fiatare.
Mi è capitato negli anni che qualche amico, magari appassionato di fotografia,
mi ha chiesto se potesse accompagnarmi in un viaggio, siccome sono
tendenzialmente buono, i primi tempi ho sempre detto di sì; pessima idea,
perché diversi amici simpatici una volta tornati a casa, non mi hanno più
salutato.
È praticamente capitato anche con Laura, ma poi ha prevalso
l’amore.
Quando viaggio ci sono due fattori contrapposti, chiamiamo fattore A, quello
artistico che ha la precedenza su tutto. Questo fattore A deve poi fondersi con
il fattore B che è il budget (oggi sempre minimo).
Come dicevano i nonni “ai bei tempi”, per noi fotografi, “quando le riviste erano ricche” il fattore B aveva
meno impatto sul fattore A, anzi alcune testate (solo straniere) non badavano
a spese in cambio di belle foto. Ma come tutte le cose belle anche i budget
ricchi sono finiti e quindi oggi bisogna fare le famose “nozze con i fichi secchi”
e siccome vuoi che ti affidino altri servizi devi dimostrare di riuscire a farle
anche senza fichi!
Ovviamente il fattore A dovrebbe avere la precedenza (non
solo perché inizia con la A) perché le belle foto fanno la differenza tra un
servizio brutto e uno bello, meglio se bellissimo.
Per fare delle foto belle
bisogna darsi da fare, magari la fortuna ti aiuta, ma è meglio non contarci,
meglio fare tanta strada e come diceva il grande Egisto Corradi “un buon
giornalista deve avere le scarpe comode” io aggiungo che “un buon fotografo
deve portarsi qualcosa da leggere oltre ovviamente le scarpe comode” perché
se vuoi avere la luce perfetta molte volte bisogna saper aspettare.
Alle volte anche il soggetto ti fa aspettare, specialmente se si tratta di VIP o animali
selvatici.
Una volta in Tanzania avevo visto un bellissimo leopardo che dormiva
tra i rami di un albero con una luce magnifica, come tutti quelli che dormono
aveva gli occhi chiusi e quindi dovevo aspettare che li aprisse, ci sono volute tre
ore, chiuso in macchina sotto il sole a circa 30 metri dall’albero, alla fine la
pazienza ha pagato.
Ma potrei raccontare altre lunghe attese non solo nella
savana o sperduto nella natura, ci sono state anche lunghe attese nei corridoi
delle case editrici per poter far vedere il servizio scattato al direttore.
Altra storia è quando si deve fare un reportage su un luogo noto. La più grossa rogna
che può capitare ad un fotografo di travel è l’incarico di fare un servizio
(nuovo) su Venezia come chiede il direttore. (che non ha la più pallida idea di
cosa vuole e si aspetta da te i soliti miracoli).
Nella buona e cattiva sorte a me sono capitate un paio di Venezie, un Portofino e un Uluru più noto come Ayers
Rock che come dice la parola stessa è un roccione che tutti hanno fotografato
in mille modi, penso di avere scattato una foto originale al signore che al
mattino all’alba iniziava la salita alla cima aggrappandosi alla catena. È
successo all’improvviso dopo che avevo fatto ben oltre 300 chilometri girando
intorno al sassone dall’alba al tramonto.
Ma per meglio darvi l’idea vi descrivo una giornata tipica: sveglia all’alba o qualche ora prima a secondo di dove bisogna andare, (consigliabile colazione abbondante e molto caffè) all’arrivo scatti e contro scatti, ripartenza per il prossimo punto che in base alla distanza può essere veloce o lento in modo d’arrivare nel luogo destinato a luce desiderata, altri scatti e poi via di nuovo per tutto il resto della giornata, può anche capitare di tornare indietro (pranzo dove e come capita), arrivo in albergo ben dopo il tramonto o a sera inoltrata, doccia lunga con magari un bicchiere di buon whisky o rum a secondo della latitudine e longitudine, pulizia attrezzatura e salvataggio dei file, (cena come capita, spesso room service). In genere ci si addormenta subito dopo in modo di essere freschi e pronti per il giorno dopo.