Una modella da trenta e lode.
Sempre perfetta in ogni scatto
Mia bella, dolce, adorata Sara
di Pucci Balladore
Adorata, è vero. Ma soprattutto brava, bravissima modella. Questo lo dico
tranquillamente a tutti quei fotografi che non scelgono la modella in base a quel
sentimento, che per me è fondamentale, di comunione di pensiero, di attrazione. Non
fisica ma intellettuale, per cui si forma una specie di società che ha come fine la
produzione di una bella foto.
Quelli sono fotografi che scelgono la modella in base alle sue capacità di fare
esattamente il lavoro che il fotografo sta chiedendo loro. Fregandosene delle
emozioni, dei pensieri, della volontà del soggetto che stanno fotografando. E alla fine
uno se ne rende conto.
Ricordo che una sera ero seduto accanto a Marirosa Ballo, e a metà della proiezione
lei mi sussurrò in un orecchio: “Ma questo non ama le donne che fotografa !”.
Faccio una piccola divagazione: stavo dando l’esame di diritto amministrativo, il
professore invece di farmi la prima domanda incominciò con “Mi dica, cosa l’ha
spinta ad iscriversi a Giurisprudenza?”. Dopo un attimo di perplessità risposi “La
certezza della legge”. Lui si mise a ridere ed elencò una serie di casi in cui la legge
veniva completamente stravolta.
Fu un passo fondamentale che mi aprì completamente la mente. Anche grazie al 30 e
lode che mi diede!
Sara per me fu una modella da trenta e lode.
Mentre veniva truccata, io mi sedevo sul banco del trucco di fronte a lei, e
cominciavo col raccontarle tutto quello che ci eravamo detti con l’agenzia di turno,
sulla foto, su di lei, se avrebbe saputo fare certe cose, e così via. Per cui si formava
un’ intimità immediata.
Una volta, dopo una lunga interruzione delle riprese, scattai il primo flash e lei subito
mi disse:
“Guarda il secondo generatore di sinistra, mi sembra che spari più di prima.”
Era vero. Era al massimo della potenza.
Io non me ero accorto, ma a mia scusante devo dire che il flash era puntato su di lei
e non su di me. Comunque apprezzai da morire la sua velocità di reazione e la
prontezza nel riferirmelo. Lei salvò me e tutte le fotografie che avremmo scattato
dopo.
Quando telefonavo in agenzia, Riccardo Gay, non chiedevo più di una modella, ma di
Sara. Se rarissimamente mi dicevano che per quel giorno era occupata io chiedevo
quale fosse il primo giorno libero. E spostavo la foto in quella data, malgrado le ire
dell’ art director, che mi insultava bassamente.
Vorrei iniziare con la foto notturna di Sara che ha i capelli al vento di fronte al mare e
con la luna che si specchia nell'acqua proprio dietro di lei, per una pubblicità dello
shampoo “Clair De Lune”.
Una bella fortuna, direte voi, che fosse proprio una serata di luna piena.
Minga vera!
Sara era passata dalla zona trucco, che era veramente grande, tanto da poter lavorare
contemporaneamente su più modelli.
Dal trucco passammo alla sedia davanti alla macchina fotografica, che per quella foto
era di piccolo formato, 10x12,5 cm. (4x5 pollici), dato che essendo essenzialmente un
ritratto, erano previsti più scatti e il costo della pellicola sarebbe stato troppo elevato
usando il solito 20x25 cm. (8x10 pollici).
Piccolo formato quindi. Comunque un formato rispettabile. In casa nostra, cioè nel
mio Studio, era indicato così: “il piccolo formato”.
Il parrucchiere mise a posto i capelli di Sara. Io dissi all'assistente che era
accovacciato ai miei piedi: “Vai col vento” e lui eseguì.
Successe il finimondo, l'assistente invece di partire con il vento al minimo lo mise al
massimo. Risultato diabolico: Sara travolta da un vortice d'aria con tutti i capelli in
faccia cominciò a piangere dall'occhio sinistro spettinandosi completamente e
rovinando il make up. Truccatore e parrucchiere mi guardarono malissimo e per un
attimo temetti di essere aggredito. Poi Sara si mise a ridere. Fu una risata contagiosa
che coinvolse tutti. Il primo a piegarsi in due dalle risate fu proprio il truccatore.
Essendo le due del pomeriggio, saggiamente proclamai la pausa pranzo.
Mentre il mio assistente andava in Colorzenith per far sviluppare l’aborto di foto che
avevo comunque scattato, tanto per controllare luci e altre piccole sciocchezze, io mi
rifugiai in cucina (in Studio si facevano anche foto di food) e preparai dei tagliolini
ai frutti di mare e scampi. Gli altri si dispersero per lo Studio a fumare, e non solo
tabacco.
Sara, che non fumava, né tabacco né altro, venne a darmi una mano in cucina. Mano
molto semplice, perché avevamo messo a bollire una grossa pentola d’acqua e a
scaldare un grosso pezzo di burro, in cui buttare gli scampi.
Dissi a Sara: togliti quell’abito altrimenti si macchia. Lei si mise le mani dietro alla
schiena e sentii il dolce rumore di una lampo che scendeva. Rimase completamente
nuda.
Alla fine, alle due e trenta minuti esatti chiamai gli altri e ci mettemmo
tranquillamente a mangiare parlando della fotografia, ma soprattutto degli scampi al
cognac …
Sara si ritirò con parrucchiere e truccatore, che stavolta me la restituirono in meno di
mezz’ora.
Noi nel frattempo avevamo montato la vasca enorme preparata nei giorni precedenti.
Completamente foderata di plastica nera e riempita d’acqua. Per simulare il mare
illuminato dalla luna e increspato da un secondo ventilatore .
Mancava solamente la luna.
Mettemmo in piedi il fondale nero con un grosso buco ricoperto da carta da
ingegnere, o da architetto, non so bene come si chiami, e mettemmo un faro dietro in
maniera che sembrasse veramente la luna. Avevamo disegnato anche i mari lunari”.
Tutto preparato e testato in Studio nei due giorni precedenti.
Basta. Finito. Il resto lo vedete nella foto qui stampata.
Furono tre giorni impegnativi, soprattutto per la preparazione dell’enorme vasca che
doveva tenere l’acqua, e per l’illuminazione della luna: se il flash era troppo forte i
“mari lunari” sparivano bruciati dalla luce, ma quando diminuivamo la potenza la
luna non risultava abbastanza luminosa.
( Peccato che alla fine l’art director abbia scelto la foto con la luna più luminosa ! )
Tanti polaroid, tante piane 4x5. Tanti costi che salivano.
Sara comunque era sempre “perfetta” in ogni scatto !