Come nasce una scena
Fotografatemi la mela
di Pucci Balladore
Mi hanno chiesto di produrre una foto che avesse come tema “le mele”.
E basta.
Non fu un compito facile dal punto di vista concettuale, per me a cui non piacevano le mele ma preferivo di gran lunga le pere. E soprattutto mi piaceva molto fotografare persone, e donne nude. Anche dal punto di vista economico avevo qualche problema perché, essendo una pubblicità interna, non avevano soldi.
Mele, serpenti, donne. Spendere poco.
Ho scelto la via più difficile per me: niente serpenti, niente donne. O quasi.
Sono partito alla ricerca di un posto in cui scattare la fotografia. Cioè la “ location “.
Dopo qualche esitazione mi fissai sulla grande e “bella” cucinona / sala da pranzo di un mio caro amico, in Brianza, piena di vecchi attrezzi e di pentole di rame. Combinammo di andare insieme a rivederla per essere sicuri che tutto funzionasse bene.
Così se ne andò una giornata per il sopralluogo, che si dimostrò indispensabile. Infatti scoprimmo che il contatore della luce era insufficiente. Altamente insufficiente. Chiamammo l'elettricista locale che disse: “Entro tre giorni avrete tutta la corrente che vorrete”. Infatti tirò un cavo diretto dalla cabina di smistamento della energia elettrica alla nostra cucina. Poi scoprimmo che l'enorme tavolone antico sul quale avevamo fatto baldoria più e più volte, era troppo grande e un po' troppo bello. Anche la lampada che era al centro del tavolo non era più in asse di quasi due metri con quello che io immaginavo di mettere lì, al posto del bel tavolone di Alberto. Richiamammo l'elettricista che ci assicurò che entro tre giorni avrebbe spostato la lampada e rinforzato l'impianto elettrico visto che dovevamo montare una lampadina da 500 Watt.
Mamma mia quante cose si potevano fare in tre giorni.
Nel frattempo nessuno ci impedì di fare una magnifica colazione a base di zampone nella buona trattoria familiare di Alberto.
E così se ne andò la prima giornata di location.
Poi pensammo ai modelli: tra le agenzie (grazie soprattutto a Riccardo Gay) e alla mia sempre brava assistente Raffaella, che è la ragazza con i lunghi capelli rossi che si vede come ultimo personaggio in fondo mentre sta appendendo qualcosa in cucina, riuscimmo a spendere 4.000.000 lire di allora invece dei più di 10.000.000 che avevo preventivato in base ai prezzi normali del momento.
Con gli altri tre assistenti preparammo l'illuminazione del set. Soprattutto quella fuori dalla finestra che con un filtro blu crea la luce che dovrebbe venire dall'esterno.
Pensammo anche alle mele. Ne comprammo 20 Kg pensando che fossero più che sufficienti. Alla fine ne dovemmo trovare altri 10 Kg. per riempire la grande cesta. Alberto per tutti i guai che gli avevamo procurato ci chiese solamente 500.000 lire.
Per i fucili non ci fu nessun problema dal momento che Alberto era un appassionato cacciatore. Comprammo della splendida cacciagione sotto-piuma: fagiani, pernici e anche lepri.
Non parliamo dei fagioli e altri piccoli dettagli per ricreare una calda scena campestre in autunno, con i cacciatori tornati dalla caccia davanti al fuoco, mentre si fanno i preparativi per cucinare e le mele in primo piano, rosse e profumate, rotolano sul pavimento.
Sempre per “spendere poco” comprai una lastra di marmo rosa che a me piaceva moltissimo, pensando che l'avrei sicuramente riutilizzata per qualche altro lavoro fotografico. Invece non fu mai più usata per nessuno scopo perché quando dovemmo trasportarla dal tavolo d'ingresso del mio Studio al furgone che ci aspettava a pochi metri di distanza successe un piccolo incidente. Non riuscimmo mai a capire come capitò: dopo un veloce scambio di “ce l' hai” “io ce l' ho e tu?” tra me e il mio assistente, la lastra di marmo scivolò dalle nostre mani, cadde sul mio piede sinistro e si ruppe in un angolo. Rompendomi ovviamente il piede in questione.
Passammo in un pronto soccorso dove mi ingessarono il piede e un pezzo di gamba. Mi ricordo che il mio Primo Assistente a cui avevo affidato la messa a fuoco dell'immagine si arrabbiò moltissimo quando mi vide con il piede appena ingessato arrampicarmi sullo sgabello che serviva per raggiungere il vetro smerigliato della mia Sinar 20x25 cm. Per verificare la messa a fuoco.
Il tutto, ripeto, per cercare di risparmiare due lire.