Anniversario
di Dante Fasciolo
Cade in questi giorni l’anniversario
della scoperta del Covid 19 in Italia:
un anno vissuto tra paura, scoramento, speranza.
Un primo tempo, da reclusi forzati,
abbiamo assistito attonici e impotenti
di fronte agli accadimenti luttuosi.
Giorni carichi di solitudine,
notti gonfie di timori incontrollabili.
La luce più fioca, il buio più denso
e spazi di speranza mortificati.
Abbiamo scavalcato con rancore
il Carnevale, la Pasqua, gli impegni;
negati ai ragazzi lezioni e amicizie,
e vaghe promesse future per tutti:
abbiamo creduto alla nuova libertà
complice l’occhiolino dell’estate.
Un errore fatale, inutile rincorrere le colpe,
il male non a caso ha questo nome:
colpisce senza preavviso, è vero,
ma l’intelligenza dell’uomo può domarlo.
Ecco, passata l’euforia di un’apparente vittoria,
il vortice delle notizie contrastanti,
i dati della paura sono tornati ancor più minacciosi,
le nuove misure restrittive ci hanno ricacciato
laddove speravamo di non tornare.
Ora è più dura accettare le norme,
e le relazioni di famiglia sono precipitate,
gli adulti hanno perduto la loro bussola,
i ragazzi non hanno più riferimenti certi,
scomparse le fisionomie di amici,
mute le parole affrante del cuore
ogni volta che un amico ci lascia.
Il tempo e l’orizzonte scrutati dalla finestra
hanno il sapore di una cartolina sbiadita, incompiuta…
occorre aggiungere il colore e il calore della speranza.