Parole e immagini: testimoni della nostra indifferenza
Campi profughi
Lesbo - Kara Tepe
La responsabilità dell'Europa
di
Dante Fasciolo
IL campo profughi Kara Tepe, doveva sorgere secondo standard europei. Ma ancora una volta, la realtà smentisce le buone intenzioni dichiarate: L'Europa manca alle promesse, e giorno dopo giorno disagi e preoccupazioni narrano l'infinita tragedia che si consuma nell'indifferenza.
Crescono tra i bambini tendenze suicide; ragazzi e adulti malati continuano a vivere in condizioni disumane e l'assistenza latita. C'è una denuncia terribile, tra le altre, che arriva da Lesbo, anch'essa inascoltata, mentre resta inefficace la titubante azione dell'Europa. Medici Senza Frontiera la lancia dal campo per profughi di Kara Tepe un campo che mostra tutte le sue inadeguatezze: La sua capacità prevista di 10.000 posti in tende, oggi ospita poco meno di 8.000 persone rifugiate che portano sulla loro pelle gli evidenti e incontrovertibili segni del disagio per le mancate promesse di assistenza.
Francesca Sabatinelli ha raccolto per l'Osservatore Romano, le dichiarazioni di Alessandra Saibene, coordinatore di Medici Seza Frontiere che con poche parole spiega la terribile situazione : “La differenza con Moria è che questo campo è stato costruito cercando di mantenere, da parte delle autorità, degli standard diversi, più dignitosi per la popolazione. E' chiaro che stiamo parlando sempre di comparare due incubi simili”. Il 40 per cento degli ospiti del campo, racconta la Saibene, è composto da bambini che “continuano a vivere nelle tende” e che, nonostante tutti gli sforzi, vivono ancora moltissimi disagi. È pieno inverno, il campo negli ultimi giorni è stato sferzato dalle piogge e le temperature di notte crollano. A raccontare il dramma di chi vive nel campo era stato, nei giorni scorsi, anche monsignor Hermann Glettler, vescovo di Innsbruck, in Austria, che, rivolgendosi ai Paesi dell’Ue, aveva spiegato come, ad oggi, non si tratti di “un dibattito sull’asilo, ma della necessità di dare un’accoglienza umanitaria immediata a persone bisognose”.
Inoltre, il Covid impedisce le cure essenziali ai rifugiati: negli ultimi giorni, prosegue il racconto della coordinatrice di Msf, sull’isola si è registrato un nuovo picco di casi di Covid-19, seppur non all’interno del campo. Tuttavia, questo ha segnato in generale per la popolazione dell’isola, un aumento delle restrizioni e del coprifuoco, così come l’impossibilità, per chi è nel campo, di poter uscire per usufruire dei servizi posti all’eterno. “Stiamo parlando di pazienti con severi problemi di salute mentale – spiega Alessandra Saibene – il Covid è un impedimento enorme e, con le nuove restrizioni, stiamo osservando che non vengono garantite neanche le cure essenziali per i pazienti”.
Poche righe, credo, capaci si suscitare dolore e rabbia... eppure, bussa forte nel cuore di molti una sollecitazione a richiamare alla solidarietà, in questo caso un dovere dell'anima da affrontare con coraggio e sollecitudine, perchè dietro le parole si rivelano tutte le insopportabili condizioni dei bambini, delle donne, degli uomini: tutte le persone che vogliamo mostrare attraverso l'ampio fotoreportage di Marcello Carrozzo, affinchè le immagini restino scolpite nella memoria e nel cuore di ciascuno.