Lieti calici
di Roberto Bonsi
Daniele Rubboli è un personaggio poliedrico. E’ un collega giornalista, scrittore e regista di opere liriche, un presentatore, un direttore artistico ed uno “showman” a tutto tondo. Modenese di nascita, poi “trapiantato” in quel di Ferrara, ad un passo dalla casa di Ludovico Ariosto, ed infine a Milano, dove fino a qualche settimana fa aveva ancora casa, da qualche annetto si era però trasferito nella verdeggiante Val Pusteria, in Alto-Adige/Sud Tirolo.
La località dove aveva messo su casa è il ridente paese di Villabassa, situato a 1.000 metri di quota. Questo luogo ameno è noto anche perché per circa tre anni in estate, vi soggiornò il noto ed apprezzato compositore e direttore d’orchestra austriaco, il M.° Gustav Mahler, ma a chiuder il cerchio dei suoi traslochi, è notizia di questi giorni, che ha lasciato anche quella bella valle tirolese, per tornare natia Modena, lasciandosi cosi alle spalle il gelo meteorologico di quell’ampia zona montana, ed anche un po’ il “gelo” caratteriale di quella popolazione, un pò per via della diversa lingua e dei loro usi e costumi cosi differenti dai nostri. Rubboli, con capacità ed ingegno, riesce a far bene tutto quanto inizia, portandolo poi abilmente a termine, suscitando così sempre ampi consensi su tutto quel che fa. Da giornalista, lasciando di fatto le redazioni di importanti e seguiti giornali, ha così intrapreso una carriera nel pur difficile ambito della lirica, ed ha “allevati” tanti “pulcini” dediti al “Belcanto”, scrivendo anche una miriade di libri sul tema, e facendosi così un solido nome in questo campo.
Per farvi capire qualcosa di più sul personaggio, possiamo “snocciolarvi” una sua citazione “mantra”, che recita così: -“Se non c’è vento, rema.”-, e questa frase determina una parte saliente della sua personalità di uomo attento e caparbio nel fare, rimanendo pur sempre una persona di buon’animo e di sani principi, leggermente autoironica e dedita spesso e volentieri a celiare con amici e colleghi. La sua … “penna “ vibra di allegorie e di parafrasi non eludendo affatto toni poetici, e con … siparietti non edulcorati del buon vivere di ogni giorno. Val bene essere cattedratico ma sa anche restare un semplice uomo della strada. Il suo nuovo libro, appena uscito per i tipi della Casa editrice: “Artestampa” di Modena è intitolato: “Lieti calici” (Un viaggio nella musica dal Lambrusco allo Champagne). Il buon Daniele è tra parentesi una “buona forchetta”, questo come ogni emiliano -romagnolo che si rispetti, e chi ben mangia deve sempre e comunque accompagnarsi al bere, tutto questo gli astemi esclusi , “Of course!!!”. “Lieti calici” è tratto dalla grande opera verdiana: “La Traviata”, e tutto ciò, lo sanno anche i muri, ed un tipo “Melò” come il Rubboli, non poteva fare diversamente se non … “pescare” in quella che in ogni modo è solo e sempre “farina del suo sacco”, e di ciò che da una vita ha inteso amare come eccellente “scrivano” ed istrionico “self made man”. Voltando le spalle al suo positivissimo trascorso e guardando cosi avanti, che scrivere della sua nuova fatica, di questo suo nuovo saggio, se non che è una solenne … “ubriacatura” su di un rettilineo cosparso di vecchie e buone nuove sul tema del vino, e non vi è alcun … “sbandamento” in tal senso, ed il Rubboli ci regala delle simpatiche “chicche” sul … “regno” del mondo vinicolo nostrano e non solo. T
Tanto per incominciare scriviamo del vino della sua terra natia, il buon Lambrusco anche nelle sue derivazioni. Rubboli ha scritti una “vagonata” di libri, tra biografie e vari “excursus” nel mondo della lirica ed alcuni altri di narrativa, e negli ormai lontani anni’80 unitamente ai colleghi scrittori: lo scomparso Giuseppe Pederiali e Giuseppe Marchetti, ed egli fu ospitato con un suo racconto all’interno di un bellissimo libro del compianto Moreno Pellegrini, un comune amico ristoratore ed enologo di chiara fama, che fu presentato a chi scrive proprio dal Rubboli stesso. Il libro in questione è intitolato: ”Un’osteria nella Storia” e narra di un’enoteca storica oggi ancor funzionante e nota in quel Di Ferrara, l’enoteca “Al Brindisi”. Il racconto di Rubboli si intitolava: “La romanza di Beppe”, dove si faceva riferimento alla lirica ben .. “innaffiata” con del buon vinello. Il Dottor Cajus nel “Fallstaff” verdiano, canta: -“Giuro che se mai mi ubriaco ancora all’osteria sarà fra gente onesta, sobria, civile e pia …”-. Compare Turiddu nella “Cavalleria rusticana” di Mascagni: -“ … lntanto amici, qua, beviamone un bicchiere. Viva il vino spumeggiante nel bicchiere scintillante …”-. Nick rispondendo a Mimmie, nella pucciniana: “La fanciulla del West”: - “: E’ quello che gli ho detto: alla ”Polka” si beve l’ whisky schietto”-. Insomma! Appunti di “Arie” operistiche non da poco, con protagonisti il vino ed i superalcolici. Adesso però torniamo a scrivervi del nuovo libro del nostro Daniele Rubboli, dove in 161 pagine, dopo averlo letto con avidità, si termina con una vera “ubriacatura” di reale conoscenza anche se per certi versi sommaria, di note sulla lirica e sul mondo enologico. Daniele Rubboli ha iniziato il mestiere di giornalista, a parte la predisposizione innata, anche per “omaggiare” il padre, ottimo basso lirico che fu costretto a troncare la sua iniziale carriera e ricorrere cosi al suo diploma di maestro elementare, per … “sbarcare il lunario”, in quanto si era nei tempi grami, dolorosi e difficili della “Seconda Guerra Mondiale”, e di conseguenza … . Raggiungiamo lo stupendo Chianti non lontano dalla magnifica Firenze, ed ecco che vi scriviamo dell’omonimo vino così apprezzato anche all’estero, ma giungiamo anche lungo i Navigli della bella ed oggi anche avveniristica Milano, dove nelle vecchie taverne, e qui vi chiediamo: -“Vi ricordate dei “Trani a Gogò”, ?. Ma qui è un’’altra storia da narrarsi a parte-. –“ … Se ti viene il mal di denti/non usare dei calmanti:/bevi, bevi il vin di Chianti/ed il mal ti passerà/Se ti viene il mal di cuore/non usare lo strofanto/bevi, bevi del Vin Santo/ed il mal ti passerà/ …, e così via … cantando. Questo di Rubboli è dunque un ottimo libro da leggere sorseggiando un vino d’annata, gustato non tutto in una volta, e questo non si fa …, ma ben centellinato, in perfetta solitudine od anche in compagnia. Le pagine del libro sono avvincenti, con note curiose e di valenza storica, e val davvero la pena di “annegarvi” dentro, ed entrare così in un non sempre conosciuto mondo di musica, di poesia, di storia, anche questo creato dallo scibile umano.
Di recente Rubboli è stato chiamato a far parte della “Accademia Italiana della Cucina” ed appartiene anche alla “Confraternita del Gnocco d’Oro”. La selezione delle Cantine vinicole inserite nel libro è a cura del sommelier Luca Martini, nella sua categoria, “Campione del mondo” per l’anno 2013. Ora non ci resta che alzare i calici colmi di buon vinello, ed augurare a tutti voi, lettrici e lettori, ogni buona cosa. Bere, lo ripetiamo è un atto solitario, ma è anche un che di conviviale. A momenti migliori, con un calice di vino in mano. “Cin-Cin!!!”. –“L’acqua fa male e il vino fa cantare …”. –“Canta che ti passa !”-. Un “bravo” all’amico Daniele Rubboli, per questo suo nuovo libro.