Omaggio a Gigi Proietti
Un ricordo sommesso
di Dante Fasciolo
GIGI
Un’eco è presente ovunque,
e qua e là riverbera ricordi e testimonianze
del lungo itinerario artistico e umano
di Luigi Proietti, detto Gigi,
cantore multiforme della sua Roma,
cavallo senza briglie sul palcoscenico
ove hanno trottato e galoppato
idee, pensieri, propositi di vita
trasformati in gesti e parole per chi ha saputo
trarne sapienza e insegnamento.
Eccolo: dietro ogni smorfia,
oltre ogni istrionico sguardo,
modulato gesticolare di mani,
sospensioni della parola accompagnate
da inaspettate battute smozzicate
capaci di rendere reali e presenti
gli incanti e i velati retropensieri
che tessono le trame del racconto scenico
con soavità e magico tocco.
C’è William Shakespeare a pettinare
la chioma ogni giorno più candida
e, dispettoso, cè Petrolini dietro l’angolo
che soffia il suo “venticello” e scompiglia
l’incedere dotto con spavalda ironia;
e vezzi e difetti e sberleffi
confezionano come fiocchi varipinti
quel prodotto indefinito che ammalia
e che chiamiamo spettacolo.
Ciao Gigi, pagina aperta di un libro amico,
finestra spalancata al vento messaggero
della tua arte e della freschezza pulsante
che il tuo cuore ha saputo trasfondere
nei nostri memori cuori.
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