#268 - 25 luglio 2020
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Cinema

In occasione del centenario della nascita (15 giugno 1920)

Roma - Casa del cinema

I mille volti di Alberto Sordi

Seconda parte

di Federica Fasciolo

Auguri, Alberto!
Il grande attore romano viene omaggiato - fino al 14 settembre - con una retrospettiva all’aperto nella quale si potranno rivedere su grande schermo alcuni dei suoi titoli maggiori, dagli incontri con Fellini, Monicelli, Risi, Comencini e Zampa al suo esordio come regista, fino alla rarissima edizione integrale di Polvere di stelle, e tutti in versione restaurata.

Lunedi 10 agosto
Fumo di Londra di Alberto Sordi, 1966, 131’
È la prima regia di Alberto Sordi, assieme a Polvere di stelle sicuramente il suo miglior film da autore a 360 gradi e uno dei lavori ai quali era maggiormente legato. Sordi vi interpreta un elegante e colto antiquario di Perugia, innamorato degli ambienti e delle atmosfere di una Londra più immaginaria che reale. Il film racconta un amore per la cultura, la società e la musica britanniche che in quello stesso 1966 veniva ribadito da Blow-Up di Antonioni, e che due anni dopo avrebbe dato vita a La ragazza con la pistola di Monicelli. Testimonia anche la dimensione cosmopolita dell’uomo Sordi, un artista aperto a suggestioni internazionali e tutt’altro che ripiegato su un’identità esclusivamente italiana e “romana”. Il film viene presentato nella preziosa versione integrale restaurata dalla Cineteca Nazionale, che ha ritrovato e reintegrato numerose scene utilizzate da Sordi solo nell’edizione della prima uscita.

I mille volti di Alberto SordiI mille volti di Alberto Sordi

Lunedi 17 agosto
Il vedovo di Dino Risi, 1959,100’
Milano. Alberto Nardi, un commendatore di Roma con scarse capacità imprenditoriali, sogna di diventare un grande industriale. Le frequenti difficoltà economiche lo spingono a ricorrere all’aiuto della moglie Elvira, ricchissima ed oculata donna d’affari. Stufa di pagare i debiti del marito, Elvira si rifiuta di aiutarlo ancora proprio nel momento di massimo bisogno. Alberto, temendo di dover chiudere la sua fabbrica, comincia a pensare a come impossessarsi del testamento della moglie. «Sceneggiata da Rodolfo Sonego, Fabio Carpi, Luciano Continenza, Dino Verde e dal regista, una delle commedie più nere di quegli anni (vagamente ispirato al caso Fenaroli), con punte di cinismo davvero inusitato: sia che mostri il disprezzo di Elvira per Alberto, al quale si rivolge abitualmente con “cos’hai, cretinètti?”; sia che ironizzi sui commendatori lombardi […]; sia che descriva la metodica pedanteria con cui Alberto e i suoi complici […] preparano l’assassinio. Tanto da stridere con la parte più dichiaratamente comica» (Mereghetti).

Lunedi 24 agosto
Tutti a casa di Luigi Comencini, 1960, 114’
«L’8 settembre 1943, con l’esercito sbandato e senza ordini dopo l’armistizio, il sottotenente Alberto Innocenzi (Sordi) vede squagliarsi la sua compagnia e si mette in marcia verso casa. […] Aiutato da un Sordi d’eccezione, conciliando felicemente il tono umoristico con quello drammatico, Comencini (insieme agli sceneggiatori Age, Scarpelli e Marcello Fondato) contribuisce a spezzare il muro di silenzio calato negli anni Cinquanta sulla Resistenza, affrontando con efficacia un momento cruciale della nostra storia, accuratamente ignorato dal cinema italiano» (Mereghetti).

I mille volti di Alberto SordiI mille volti di Alberto Sordi

Lunedi 31 agosto
Il Tassinaro di Alberto Sordi,1983, 120’
«Nel film, la destinazione del “dottor Fellini” è Cinecittà, dove Federico dovrà girare una piccola apparizione d’attore in una pellicola diretta dall’amico Alberto. Per tutto l’episodio si gioca e si scherza come se il film in cui Fellini dovrà apparire fosse lo stesso Tassinaro, e l’apparizione coincidesse con quella che stiamo vedendo. A un certo punto il regista lo dice proprio al tassinaro, che insiste a sapere che cosa dovrà fare nel film di Sordi: “Ma niente…, quello che abbiamo già fatto: ‘pagliacciare’ così, come due vitelloni, ricordando i vecchi tempi… E guardandoci in faccia, ritrovandoci tali e quali; qualche rughetta in più, qualche capello in meno…”» (Anile).

a seguire Incontro con Sergio D’Offizi. Nel corso dell’incontro verrà presentato il libro a cura di Gerry Guida, Luce su Alberto Sordi! Alberto Sordi nei ricordi dell’autore della fotografia Sergio D’Offizi, Artdigiland, 2020.

Detenuto in attesa giudizio di Nanni Loy, 1971, 102’
Giuseppe Di Noi, geometra emigrato in Svezia e divenuto titolare di una piccola impresa edile, decide dopo sette anni di tornare in Italia per le vacanze estive insieme alla moglie Ingrid e ai due figlioletti; ma all’esibizione del passaporto alla frontiera, viene ammanettato dagli agenti e trasferito, senza particolari spiegazioni sull’accusa, nel carcere di San Vittore. La sua odissea proseguirà nei penitenziari di Regina Coeli e Sagunto, fino a condurlo, in seguito a vari traumi, in un manicomio criminale. «Il kafkiano itinerario dell’innocuo geometra, trasformato in criminale per una distrazione della burocrazia peninsulare, offre a Nanni Loy e allo sceneggiatore Amidei, cronache giornalistiche alla mano, l’opportunità per spezzare una lancia in favore della riforma del nostro sistema carcerario e giudiziario. Si può chiamare commedia un film simile, anche se interpretato da un Sordi che non trascura le occasioni per far ridere? O non siamo piuttosto davanti a una satira civile, apprezzabile sia per l’intento che l’equilibrio fra realismo e invenzione comica? Se è vero che la cosiddetta commedia italiana resta un genere minore, qui essa assume tuttavia una precisa dignità sociale, di cui si deve tener conto» (Frosali).

I mille volti di Alberto SordiI mille volti di Alberto Sordi

Giovedi 3 settembre
In viaggio con papà di Alberto Sordi, 1982, 118’
Armando Ferretti è un arrogante, cinico e volgare uomo di affari. Sua moglie Luciana, che vive sola, è ugualmente libera e disinibita, contrariamente a Cristiano, loro figlio, timido e impacciato ecologista, che detesta il consumismo e vive in una comune di adoratori del Sole. Padre e figlio si trovano “costretti” a viaggiare insieme poiché Armando deve raggiungere una sua amica, Federica, in Liguria mentre Cristiano gli altri membri della comune in Corsica. L’intesa tra i due è difficilissima infatti Armando tenta in tutti i modi di liberarsi dell’ingombrante presenza del figlio, ma senza successo. «Tennis natalizio, giocato da Sordi e Verdone rimbalzandosi la palla della comicità casereccia ma del genere perbenista: per affiancare due generazioni nel rimpianto delle belle famiglie italiane, sciupate dai nuovi costumi, e per sollecitare mediante la satira amarognola il recupero dei buoni sentimenti» (Grazzini).

a seguire presentazione del libro Alberto Sordi. Una vita tutta da ridere, di Italo Moscati, Castelvecchi, 2020.

Lunedi 7 settembre
Lo scopone scientifico di Luigi Comencini, 1972, 116’
«Lotte di classe intorno al tavolo da gioco: una miliardaria americana e il suo ubbidiente cavalier servente sfidano a scopone una volta all’anno una coppia proletaria romana. Davis e Cotten contro Mangano e Sordi, che è dimesso, disperato, sottotono, vittima designata del dolente gioco al massacro» (Martini).

I mille volti di Alberto SordiI mille volti di Alberto Sordi

Lunedi 14 settembre
Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli, 1977, 121’
Giovanni Vivaldi, impiegato ministeriale prossimo alla pensione, insegue il sogno di far assumere nel suo stesso Ministero il figlio Mario, neodiplomato ragioniere, mediante la partecipazione a un concorso che prevede 600 vincitori su 30.000 concorrenti. Ritenendosi disposto a tutto pur di essere agevolato nell’intento, dietro consiglio del suo amichevole superiore dottor Spaziani, arriva a iscriversi alla Massoneria nonostante il parere contrario della scettica moglie Amalia. Superata la prova scritta, Mario viene casualmente ucciso da un rapinatore di banca la mattina stessa degli esami orali. In seguito allo shock la moglie resta totalmente paralizzata e Giovanni fa esplodere il suo disperato istinto di vendetta giungendo a sequestrare e torturare l’assassino del figlio che ha riconosciuto tra gli indiziati in seguito a vari confronti con la polizia. «Il borghese piccolo piccolo direbbe: ma io che c’entro con la violenza? Invece, c’è dentro fino al collo. Una violenza che annulla gli altri e lui stesso quando il sipario della sua mediocre rappresentazione (l’unica che sappia fare) è strappato dal colpo di pistola» (Sordi). «Da non dimenticare, fra gli strumenti che hanno concorso a creare lo stile del film, la fotografia affascinante di Mario Vulpiani, ispirata, oltre ai colori di Sughi, a quelli di Munch, con dominanti nero-grigi qua solo verdi plumbei, là tutte sfumature livide e bluastre, non di rado monocrome. A dare un senso diffuso di soffocamento, di oppressione, di nulla» (Rondi).

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