#266 - 27 giugno 2020
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterà in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerà il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore è già  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore è la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererà  l'amore per il potere, sia avrà  la pace (J. Hendrix)
Racconto

Il brigadiere Brazov

e la questione del sangue blu

Parte terza

di Ruggero Scarponi

E’ fatta, esultò Brazov. Ora, caro il mio Kurzov, sarai tu a vedertela con i segugi che ti stanno cercando per tutto il Dipartimento.
In fretta e furia ingiunse al piccolo Anatoly di stendere il verbale dell’interrogatorio, mentre allo stesso tempo, mandò a dormire Vassily, dandogli come premio per la cattura del nobile, una bottiglia di acquavite.
Il vecchio Brazov si accorse che non ricordava più le formule di rito per gli interrogatori. Maledizione, imprecò, non posso presentare un documento ufficiale redatto in maniera approssimativa. Voleva fare le cose per bene il vecchio Brigadiere, perciò si mise a cercare affannosamente un vecchio verbale, uno di quelli che aveva sicuramente steso nei primi tempi in cui aveva assunto l’incarico di capo della gendarmeria.
All’una di notte trovò la sospirata carta. La lesse con un certo compiacimento, notando che a quel tempo sapeva usare bene i termini tecnici e il linguaggio, per solito farraginoso, degli agenti di polizia, era invece scorrevole, esaustivo e persino elegante.
Dopo aver letto e riletto il vecchio verbale ordinò ad Anatoly di far sedere il nobile aristocratico Sergey Kurzov e di leggergli i suoi diritti, secondo la procedura.
All’una e mezza di notte, Brazov, che non sembrava per nulla stanco, si predispose ad interrogare il nobile Kurzov.
Dopo le formule iniziali e l’accertamento dell’identità dell’uomo, andò diritto al punto, l’elemento che più pesava nell’eventuale messa in stato di accusa.
Cittadino Kurzov, vi dichiarate nobile aristocratico?
Sì, rispose l’indagato.
Cittadino Kurzov, il verbale redatto dalla Guardia Scelta Anatoly, presente sulla scena, riporta che siete stato visitato, in data ecc. dal medico legale del Dipartimento, Dottor Kazimir. Confermate?
Sì, lo confermo, rispose l’uomo.
E dunque, incalzò Brazov, confermate quanto sottoscritto e certificato dal Dottor Kazimir alla fine della visita circa la presenza nelle arterie del vostro apparato circolatorio di sangue del colore blu?
Potrei fare altrimenti? Obiettò Kurzov.
Rispondete alla domanda e non siate insolente, abbaiò Brazov.
Sì, lo confermo, tagliò corto l’interrogato.
E ora vi chiedo, continuò Brazov, siete al corrente delle conseguenze penali che comportano le vostre dichiarazioni? La legge m’impone di chiedervi di rettificarle, se lo volete, prima di essere messo in stato d’accusa e tradotto davanti ai giudici di un tribunale rivoluzionario. La legge m’impone anche di ricordarvi che nel nostro paese la nobiltà è abolita, per decreto, in ogni ordine e titolo e non può sussistere nei nostri confini nessun uomo nelle cui arterie scorra un sangue di colore differente dal rosso. La pena prevista per tale trasgressione va da…ehm (Brazov si accorse con sgomento di non ricordare la pena per tale reato e pertanto decise d’improvvisare) …ehm, da… anni di carcere (!) da stabilire a discrezione dei giudici o nei casi ritenuti più gravi, fino alla pena capitale.
Non posso e non voglio rettificare alcunché, rispose Kurzov con risolutezza.
Brazov, stavolta, prima di riprendere a parlare aspirò a pieni polmoni il gusto della vittoria, la soluzione della vicenda che tanto lo aveva tenuto in apprensione nelle ultime ore e che aveva temuto di non poter trovare.
Questo scemo, pensò, mi ha tolto il cappio dal collo per metterselo lui. Buon pro gli faccia, meglio a lui che a me.
Brazov lesse al cittadino Kurzov l’atto di accusa e lo informò che l’indomani sarebbe stato condotto al cospetto dei Commissari rivoluzionari. Per intanto sarebbe stato “ospite” nella camera di sicurezza della caserma.
Kurzov non batté ciglio e accettò di firmare la dichiarazione resa, consapevole delle conseguenze penali che ne sarebbero derivate.
Brazov emise un sospiro di sollievo e si spinse perfino ad ammiccare con l’occhiolino al gendarme Anatoly gratificandolo di un mezzo sorriso.
Poi riprendendo in pieno la propria autorità disse, mio buon Anatoly, hai scritto diligentemente tutto quanto è stato detto nell’interrogatorio?
Si, signor Brigadiere, rispose timoroso il piccolo Anatoly.
E allora, continuò Brazov conciliante, da bravo, apponi la tua firma in calce al documento sullo spazio riservato al Testimone e…non dimenticare di aggiungere, vicino al tuo nome, Guardia Scelta, mi raccomando, caro il mio ragazzo.
Era tornato finalmente sereno Brazov ed ebbe un unico rimpianto, quello di aver rimandato indietro la cena che Marija Elisaveta gli aveva portato con tanta sollecitudine. Per un momento gli balenarono davanti agli occhi le fumanti patate e le succulente salsicce e si sorprese di come avesse potuto rifiutare quelle leccornie, che adesso avrebbe gustato con immenso piacere.
Bene, disse all’indirizzo di Anatoly, ora che abbiamo messo al sicuro il prigioniero vai pure a godere il tuo meritato riposo e mi raccomando ti voglio qui in caserma domattina alle 6 in punto. Vassily invece lascialo pure dormire che se venisse anche lui in tribunale potrebbe fare solo dei danni.
Prima di accoccolarsi sul grande seggiolone sul quale era solito riposare ogni qualvolta lo desiderava, il vecchio Brazov constatò con aria fintamente desolata che avrebbe avuto a disposizione non più di tre o quattro ore di sonno. Va bene così, assentì gravemente, il dovere, prima di tutto. Poi si aggiustò il pastrano, vi si avvolse e si mise comodo nella posizione, più o meno, in cui si trovava nel pomeriggio prima di essere svegliato dalla guardia scelta Anatoly.
Ma prima di addormentarsi rivolse un pensiero al nobile aristocratico Kurzov. Hai voluto fare di testa tua, povero sciocco e domani vedrai come ti cuoceranno a puntino quei signori. Me li vedo già, continuò il vecchio Brazov sul filo del sonno, me li vedo in procinto di scarnificare un’insignificante Capo-gendarme per poi trovarsi tra le mani un nobile aristocratico (ridacchiò). Hai voluto fare il gradasso, andandotene in giro, invece di startene nascosto e ti sei fatto pizzicare come un novellino da quel perdigiorno del Dottor Kazimir. Ben ti sta, aristocratico dei miei stivali. E pensavi anche di farla a me, di farmi andare sotto processo e di farmi arrostire al posto tuo. Buona notte, caro Kurzov, ammesso che ti riesca di dormire, in quella fogna di camera di sicurezza (ridacchiò di nuovo). E Crepa! Ma sia ben inteso, non prima di essere consegnato ai carnefici. (Ridacchiò per la terza volta!) E si addormentò come un sasso.

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