Con iI paesaggio dolomitico nel cuore
Condividere il respiro
Una lettera di Filippo Parodi, accompagnata dai suoi dipinti,
indirizzata ai suoi amici e ai nostri lettori.
Amavo camminare nel sole ma anche sotto la pioggia, ogni giorno contavo i chilometri e cercavo di ignorare i contrasti dell’età al movimento. Poi è scoppiata la guerra al Corona Virus, o meglio una sommossa contro un potere assoluto di un monarca dispotico e senza pietà. I capi della resistenza hanno organizzato i piani di attacco e difesa con tante perdite e tanti lutti, poi hanno ripiegato decidendo la ritirata in trincea familiare, “io resto a casa”, senza possibilità di sortite perché nel soldato della trincea vicina può nascondersi un nemico.
Per non impazzire dipingo un amore ormai lontano e irraggiungibile, tento di scrivere ricordi comuni, poi vi mando queste lettere per cercare di condividere con qualcuno questa mia platonica dichiarazione d’amore. Quando ricevo una risposta ho la sensazione di essere insieme ad amici che, come me, sentono il bisogno di un abbraccio, di un contatto umano, di una parola o di una stretta di mano. Ho unito le ultime immagini elaborate nel periodo di Pasqua cercando anche qualche divagazione grafica su un tema preciso. Chiedo scusa se le immagini ,un po’ pesanti, intaseranno le vostre caselle di posta. Filippo
Il vento del nord, amico del Cimone. (50x36) – Un vento gelato sembra volersi riprendere la neve poggiata sulle pieghe del Cimone e riportarla in cielo ma non ha voluto spostare la nuvola bianca che nasconde I contrafforti della Vezzana perchè vuole favorire il Re delle Pale contrariato dal fatto che gli umani hanno calcolato esattamente la sua altezza decidendo di assegnare il primato in altezza alla cima dirimpettaia e meno famosa. Quel vento del nord ha scavato con forza le pareti verticali del Cimone per scoprire lingue di dolomia infuocata e dare un po' di colore al quadro dell'inverno bianco, ora ha smesso di cantare “i sospiri della Tramontana” per godersi il silenzio che segue alla nevicata. Il soffio gelato dell'inverno ha lavorato con lena e spirito pittorico, a colorare di mille tonalità di blu e di violetto, una pennellata di cobalto, una di oltremare, qualche riflesso di Winsor, di turchese e di ceruleo riservandosi del blu di prussia per le ombre scure. Il blu è il colore del silenzio come il rosso della dolomia lo è del sole d'estate: trovare una giusta armonia è stato compito del vento della montagna che ama giostrare con I colori graffiando dove vuole scoprire e gelando dove vuole saturare.
Due immagini a penna, acquerelli e acrilici, che sembrano uguali ma non lo sono: cambia leggermente il punto di vista e ovviamente il fondale. Cambia il rapporto tra il segno, che rimane quasi identico, e la stesura del fondo che nella prima immagine stacca completamente il primo piano dandogli una luce vivida e grintosa mentre nella seconda l’uso della penna per raccontare il cielo, dà una continuità grafica che attutisce i contrasti e rende meno drammatico il prima piano.
Il rosso e il bianco alla corte di Re Cimone. - Mostri le rughe macchiate di porpora scura, un ricordo di sole che ha corroso ormai le pieghe più nascoste, mostri orgoglioso le spalle ampie che hai coperto di neve immacolata e volgi il capo al cielo. Tra le pieghe scolpite del tuo corpo trattieni il rosso del sole dell'estate che ha colorato oramai ogni rientranza con filamenti di cinabro che il tempo ha scurito e inacidito. La penna ha percorso ogni anfratto lasciando libere le nuvole e la neve, ha segnato anche il cielo ombreggiando riccioli di vapori.
Il rosso e il nero alla corte del Re Cimone. - Il rosso che è restato tra le pieghe delle delle tue grandi rughe, incendiato dal sole d'agosto, il nero delle notti senza luna, posato come un manto di velluto sulle tue spalle senza il brillio delle stelle. Il nero dei boschi trapunto di occhi bianchi di neve e la tua veste antica con la luce dei re delle montagne che levano alla notte il loro canto, nel silenzio che ha deciso il re di questa scena da teatro magico del nord, di pagina notturna delle Dolomiti superbe e altere.
La cascata di ghiaccio del Cimone e la nuvola bianca della Vezzana. - Dopo due giorni di temperatura troppo mite che ha inumidito la neve come per un inizio di primavera, finalmente è tornato l'inverno. Il vento del nord ha soffiato forte stanotte e il suo alito gelato ha costruito cascate immobili come artigli che accarezzano le pareti verticali e si tuffano nei pochi ripiani ancora bianchi di neve cercando giochi di tenui freddi colori. Ma nel cuore del monte rimane il segno colorato delle rughe di dolomia che il vento non è riuscito a nascondere. La nuvola della Vezzana insiste sulla zona bassa salendo da valle ma lentamente sta coprendo anche la cresta disperdendosi nel cielo nero, con vapori leggeri. La cima del Cimone ha riflessi colorati che la neve non ha sepolto con il suo manto uniforme, sembra una testa eretta, con un fare altezzoso, che guarda verso il basso la pittorica creazione del Gelo.