La macchina a pedali
di Ruggero Scarponi
Longhi! Abbaiò la voce stentorea di Remo, l’usciere.
Longhiii! Ripeté risoluto, l’usciere, sovrastando con un potente tono baritonale il brusio dell’open-space.
Rr…ragionier, Longhi. Rispose timida una vocetta.
Raggioniere, calcò sarcasticamente Remo, Raggioniere la vonno de sopra.
Chi, mi vuole? Ardì chiedere la vocetta timida.
‘Nnamo su, che nun è bene fa spettà er Direttore che, a come l’ho visto, me pare puro ‘ntantinello ‘ncazzato.
In meno di un istante il ragionier Longhi si materializzò alla vista dei colleghi dell’open-space e dell’usciere Remo.
Era, per così dire, sorto dal centro dell’immenso stanzone, dove aveva la sua postazione.
Remo lo guardò con commiserazione mostrando un ghigno feroce dovuto soprattutto al suo modo caratteristico di atteggiare la bocca, obliqua.
Tanto la strada la conosce, esordì Remo, ‘nc’è bisogno che l’accompagno, no?
Sì, conosco la strada, certo, assentì Longhi ma poi aggiunse, che dice mi faccio annunciare…
Sì, se faccia annuncià, è mejo. Tagliò secco Remo.
Si, aggiunse un po’ esitante Longhi, ho capito, mi faccio annunciare allora.
Ecco appunto. Mo, però, va, va che più tempo passa e più quello se ‘ncazza, va, bello, va.
Il ragioniere evitò l’ascensore e corse su per le due rampe di scale fino al piano superiore, quello della Direzione.
Bussò con discrezione alla porta dell’ufficio della signorina Cristina, la segretaria del Direttore.
Subito fu fatto entrare.
Aspetti un momento disse la ragazza sento se il Signor Direttore può riceverla…ora. Intanto si accomodi, prego e gli fece cenno che si poteva sedere su una poltroncina di fronte alla scrivania.
Dopo qualche istante la ragazza riapparve e con un’espressione neutra disse. Il Direttore l’attende.
Longhi allora s’affacciò all’ufficio del dirigente e timidamente chiese, posso…entrare?
Da dietro la scrivania qualcuno biascicò, con un tono asciutto, s’accomodi.
Lei è il ragionier Longhi? Lo interrogò il Direttore che stava leggendo dei fogli senza neanche sollevare lo sguardo su di lui.
Ehm, sì, tentennò il ragioniere.
Lei qui da noi fa il ragioniere, continuò il Direttore che ora lo fissava diretto in viso, quindi è in forza all’Amministrazione, mi corregga se sbaglio.
No, signor Direttore, rispose rapido Longhi, no, cioè, sì, sono, attualmente, in forza all’Amministrazione.
Bene, Longhi, e allora, mi corregga se sbaglio, lei sa tutto di numeri fatture ecc. non è così?
Bè, rispose esitante il ragioniere, in un certo senso…ma non è che sappia tutto, proprio tutto, voglio dire.
Questo non importa, disse il Direttore. Dunque, a parte i numeri, lei sa cosa si produce qui da noi, perché mi corregga se sbaglio ma voi amministrativi vi concentrate soprattutto sui numeri e non è detto che siate interessati alla produzione, non è vero?
Ma signor Direttore, certo che so che cosa produce la nostra azienda, ci mancherebbe…
E sa qual è il nostro core business?
Sì, naturalmente, signor Direttore, come potrei…sono i Triodi multimagnetici per i rotori aerospaziali.
E bravo, lo interruppe il Direttore, e bravo!
E quindi sa anche che i triodi come dice lei e mi corregga se sbaglio sono l’apice della tecnologia, sono la vetta dell’ingegneria aerospaziale sono in poche parole, caro ragioniere, il business più ricco del pianeta.
Sì, affermò Longhi, senza aggiungere altro.
Sì, gli fece eco il Direttore.
E già, aggiunse incerto il ragioniere.
Il Direttore stavolta non replicò e restò assorto e silenzioso.
Dopo una lunga pausa Longhi che cominciava a sentirsi in imbarazzo in quella strana situazione si azzardò a chiedere, scusi Signor Direttore, ma lei mi ha fatto chiamare per…, e s’interruppe non sapendo come proseguire nel timore di sembrare irrispettoso dell’autorità che l’aveva convocato.
Sa quanto fattura la nostra azienda? Chiese a bruciapelo il Direttore.
Sì, certo, i tabulati, a tutto il mese di dicembre scorso, parlano di un fatturato di ecc. ecc.
A sì? Disse incredulo il Direttore, e allora caro il mio Ragioniere, venga qui che le mostro una cosa. E alzatosi in piedi gli fece cenno di seguirlo nella stanza accanto.
La stanza, molto ampia e occupata quasi per intero nel senso della lunghezza da un tavolo circondato da una ventina di sedie, era probabilmente la stanza delle riunioni del Consiglio di Amministrazione.
Guardi, intimò il Direttore, guardi il grafico alla parete e mi corregga se sbaglio.
Longhi si avvicinò all’enorme pannello dove erano impresse una quantità di simbologie matematiche.
Restò in contemplazione alcuni istanti cercando di ricondurre tutti quei segni ai numeri di cui era perfettamente a conoscenza.
Lo riconosce, no, ragioniere, questo grafico, e mi corregga se sbaglio. Riproduce puntualmente l’andamento economico della nostra società dall’inizio dell’anno. Non nota nulla in proposito?
Longhi aguzzò lo sguardo e scorse più volte in tutte le direzioni le curve analitiche che esprimevano l’aumentare e il diminuire delle quantità numeriche.
Ha visto, dunque, ragioniere? Si è fatto un’idea o… mi corregga se sbaglio. Desidera qualche delucidazione?
Veramente, borbottò Longhi, non saprei…mi sembra che a tutti gli effetti questo grafico sia la sintesi di tutte le partite economico-finanziarie della Società, tuttavia…no, mi scusi signor Direttore, ma non capisco, non capisco, cosa c’entro, io.
E siamo arrivati al punto e mi corregga se sbaglio caro il mio ragioniere.
Lo sa, disse il Direttore, abbassando il volume della sua voce e in modo circospetto, lo sa che per causa sua, e mi corregga se sbaglio, abbiamo registrato una forte flessione…il mese scorso?
Longhi restò impietrito. Non era sicuro di aver compreso, perciò disse balbettando, cosa? Come…non capisco Signor Direttore…io, no, non capisco veramente.
E allora adesso cercherò, io, di farle capire e mi corregga se sbaglio, disse trionfante il Direttore.
Prese un fascio di giornali e cominciò, guardi qua ragioniere, guardi, guardi, guardi cosa dice il Financial e il The News e Le Mon e lo Zeitung e…via, di seguito, potrei citarne almeno un’altra dozzina di testate e mi corregga se sbaglio, ma tutto il mondo parla di noi e purtroppo non bene. Non ne parlano per niente bene, disse rafforzando il tono.
Longhi guardava trasognato i titoli dei vari giornali.
Tutti dicevano più o meno la stessa cosa, con molto sarcasmo e cioè che un’azienda che passava per essere all’avanguardia della tecnologia mondiale aveva per dipendenti dei trogloditi fermi all’età della pietra. Dal lì la forte flessione del fatturato.
Ma Signor Direttore proruppe quasi piangendo il Longhi, ma io che c’entro in tutto questo, non capisco, io non ho nulla a che fare con le decisioni aziendali, le politiche finanziarie, commerciali e come posso essere la causa di tutto questo?
Come? Chiese sarcastico il Dirigente, come? Ripeté in tono di sfida, venga alla finestra e glielo faccio vedere io il come e mi corregga se sbaglio.
Guardi giù, Longhi, intimò il Direttore, giù ho detto, aggiunse con voce strozzata, giù nel parcheggio raggioniere, calcò come aveva fatto al mattino l’usciere, guardi e mi corregga se sbaglio, non è forse suo quel trabiccolo posteggiato in terza fila?
Longhi trasalì.
Che fa non dice nulla raggioniere? Ha perso la parola?
Cosa dovrei dire Signor Direttore?
Cosa? E già, non sa cosa dire. Non sa neanche trovare una qualche giustificazione e mi corregga se sbaglio.
Ma per l’amor del cielo implorò Longhi, di cosa mi si accusa? Se ho sbagliato se ho fatto qualcosa di male, io…
Lei, lei…raggioniere ci ha precipitati nel ridicolo. Tutto il mondo ride di noi e mi corregga se sbaglio.
Lei osa venire a lavorare nell’azienda che è la punta di diamante della tecnologia mondiale, l’azienda che fa volare le astronavi di tutto il mondo e come ci viene? Ci viene e mi corregga se sbaglio con una macchinina a pedali! Si rende conto? Un uomo grande e grosso come lei! Che immagine di serietà possiamo dare al mondo? Ormai tutti pensano che le astronavi le facciamo volare con gli elastici come farebbe un banda di mocciosi. Si vergogni raggioniere!
Longhi deglutì, costernato, prima di parlare, poi proruppe di getto come un fiume in piena, ma io non sapevo. Davvero non sapevo, mi creda, in buona fede non sapevo che ci fosse qualcosa di male in questo. D’altronde Signor Direttore, io abito a meno di un chilometro da qui e la strada è pianeggiante e non si fa fatica con la macchina a pedali e io ho pensato di venirci a lavorare unendo l’utile, un bel risparmio, al dilettevole, il mio sogno da bambino finalmente realizzato. E il mio amico, Mario, quello che fa il falegname, me l’ha costruita lui, la macchina a pedali, perché Signor Direttore, la macchina a pedali, lo so che potrà sembrarle strano, inconsueto, ma era il mio sogno da bambino e poi mio padre e mia madre sono sempre stati generosi con me che ero figlio unico e mi hanno riempito di regali ma la macchina a pedali no, quella non me l’hanno mai regalata e io non ho mai capito perché e io ogni anno a Natale non aspettavo altro e invece niente, non me l’hanno mai regalata e così quando mi è capitata l’occasione, io…
S’interruppe Longhi. Il lungo sfogo accorato e confusionario aveva lasciato sbalordito il Direttore che lo ascoltava a bocca aperta.
Quando Longhi si arrestò, concluse costernato, mi perdoni Signor Direttore, ho trasceso, mi perdoni.
Il Direttore lasciò passare qualche istante prima di parlare e poi disse.
Va bene Longhi, vediamo di capirci. Da domani lei fa sparire quell’impiastro e mi corregga se sbaglio e l’Azienda in cambio le offre una vettura, una vera vettura, nuova. Scelga lei il modello. Ora chiamo l’autosalone da cui ci forniamo e lei vada, ma sì, ci vada subito, non aspetti. E domattina si ricordi, non voglio più vedere quel…nel parcheggio e si arrestò.
Longhi piegò il capo con deferenza, biascicò qualcosa che probabilmente doveva essere una formula di commiato e quasi piagnucolante a retromarcia uscì umile e disfatto dall’ufficio.
Appena uscito, il Direttore prese a camminare nervoso in su e in giù per la stanza.
Poi Chiamò la segretaria Cristina e le disse. Per oggi non mi passare telefonate e non voglio vedere nessuno.
Poi si sedette alla scrivania e restò assorto.
Infine si alzò di scatto, andò all’armadio porta-documenti del suo ufficio e da un’anta a scomparsa trasse fuori una vecchia carabina a piombini di gomma, risalente a molti anni prima, di quando era ancora un bambino. Un regalo di Natale, uno dei più amati.
La imbracciò e poi aprì la finestra. Prese la mira e sparò una scarica verso la quercia che troneggiava davanti all’ufficio. Aveva puntato un nido di passerotti alla sommità di un ramo che si trovava all’altezza della sua finestra. Ma la carabina abbastanza precisa su una distanza di cinque-sei metri, essendo solo un giocattolo, a distanze maggiori era del tutto inefficiente. E il ramo per buona sorte degli uccellini che l’abitavano era distante non meno di una decina di metri.
La scarica si disperse in aria. Ma il Direttore non se ne dispiacque e anzi rise di gusto, come gli capitava ogni volta che aveva modo di prendere in mano quel giocattolo, che aveva il pregio di riportarlo all’infanzia, alla spensieratezza e agli anni belli della vita. Poi passò buona parte del pomeriggio a sparacchiare a destra e a sinistra immaginando chissà cosa dei suoi antichi giochi da bambino. E così sereno e soddisfatto concluse la sua giornata di lavoro.