#254 - 11 gennaio 2020
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarr in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascer il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, pu durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni pi importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perch" (Mark Twain) "L'istruzione l'arma pi potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perch i servizi sanitari siano accessibili a tutti. Papa Francesco Il grado di civilt di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bens nella capacit di assistere, accogliere, curare i pi deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civilt di una nazione e di un popolo. Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosit, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Televisione

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Frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

“Nella vita ci vuole culo?” chiede Piero Chiambretti a Vittorio Feltri ospite della sua trasmissione La Repubblica delle Donne su Rete4.

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“Senza il culo non attraversi neanche la strada”, la risposta epigrafica del franco giornalista. Una risposta dai risvolti apotropaici che mettiamo prudentemente ad esergo di questo neonato anno bisestile.

Nei numerosi Tg e negli altrettanto numerosi salotti giornalistici sta andando di moda soffermarsi su un curioso movimento “spontaneo” dal nome infelicemente metaforico di “sardine”.
Abbiamo visto e sentito il suo portavoce – che ad essere sinceri si esprime in modo piuttosto primitivo con frasi zeppe di fascismo, razzismo, Salvini, populismo, eccetera – da Fazio a Che tempo che fa, da Floris a Di Martedì, a Omnibus ancora sulla 7, eccetera un’altra volta.
Un movimento che sta ottenendo un discreto numero di proseliti e che “spontaneamente” fiancheggia l’attuale governo opponendosi all’opposizione, con ammirevole coraggio.

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Abbiamo pescato nel Web una notizia, da sottolineare ripetutamente, circolata però purtroppo soltanto nei Tg locali della Liguria. La senatrice a vita Liliana Segre in visita a Rapallo per riceverne la cittadinanza onoraria, appresa la notizia che l’ANPI, un’associazione di vecchi nostalgici risalente al dopoguerra, aveva protestato contro l’iniziativa del Comune di offrire una corona di fiori alla memoria dei caduti della Repubblica Sociale, ha così saggiamente redarguito: “I morti sono tutti uguali. Non togliamo le corone a nessuno”.

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Nell’ultima puntata (la prima del nuovo anno) di Io e te su RAI 1, il conduttore Pierluigi Diaco più volte ha portato l’attenzione del pubblico su un bel presepe allestito in studio, rimarcandone il valore culturale oltre che religioso. Entrando così nel vivo di una polemica, che non si spegne, sull’opportunità di esporre il presepe in luoghi pubblici per non urtare la sensibilità religiosa di chi cristiano non è. Come se la grande Menorah installata ogni anno a Piazza Barberini a Roma in occasione della Chanukkà, una della più importanti feste religiose ebraiche, potesse urtare la sensibilità di un cattolico!
Nostra impressione è che molti disturbi di natura psichiatrica si camuffino più o meno inconsciamente, oggi come in passato, da istanze religiose. Lo aveva ben raccontato – ed in mille modi - il vecchio Freud: le psicopatologie sono camaleontiche!

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Notiamo da molto tempo – e il fenomeno sembra ormai dilagare in proporzioni epidemiche – un’invasione di cuochi (con affettata eleganza chiamati chef) su tutte televisioni e ad ogni ora del giorno: si cucina in tutte le salse, si gareggia a suon di ricette, si mangia a quattro palmenti.
Primi piani di affettati, di padelle friggenti, di intingoli sugosi, di sensuali bocche truccate che addentano prelibatezze a chilometro zero.
Se vale l’equivalenza, cara ai sociologi, tra cibo e sesso, potremmo ricondurre il curioso dilagante fenomeno ad una pornofilia sublimata, ad innominabili orge tradotte in abili spadellamenti tra cuochi e ostesse, a osceni quanto gustosi preliminari mimetizzati da appassionati assaggini e da allettanti brodini aggrediti da labbra suggenti.

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