Televisione, gioia e dolore
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
La Tv piange la morte di uno dei suoi più autorevoli pionieri, il regista Antonello Falqui, scomparso ultranovantenne alcuni giorni fa.
Padre del varietà televisivo: pensiamo al Musichiere condotto da Mario Riva, a Milleluci, a Canzonissima e a tanti altri.
Falqui ha lanciato numerosi famosissimi personaggi del piccolo schermo, tra questi Mina e le gemelle Kessler.
Ricordiamo gli spettacoli di Falqui, la loro elegante leggerezza, con quella nostalgia che d’improvviso ci assale quando riandiamo col pensiero ai giochi incoscienti dell’infanzia o quando lampeggia dall’oblio un volto perduto, un sembiante che un tempo ha significato qualcosa per noi, perduto oggi nell’implacabile, letificante fiumana degli anni.
La Rai vuole stare al passo coi tempi: ormai la Tv si fruisce anche o forse soprattutto sul pc, sul tablet, sullo smarphone.
Le giovani generazioni soprattutto, rischiano di morire d’inedia, se non si connettono alla rete, si direbbe. E così confidando sulla forza trainante del popolare Fiorello – intrattenitore brillante e goliardico - e del suo spettacolo “Viva Rai Play” la tv di stato ha rinnovato la sua piattaforma streaming nell’evidente tentativo di mietere proseliti anche tra i giovani forzati del web.
Parliamo ancora di Bruno Vespa e del suo astutissimo libro “Perché l’Italia diventò fascista”, ( con l’aggiunta del saggio e scaltro sottotitolo “ e perché il fascismo non può tornare”) pubblicizzato in lungo e in largo non solo sui canali RAI.
Bisogna riconoscere che con questa ultima fatica Vespa rende un buon servizio all’obiettività storica. Beninteso sono cose che già nel complesso si conoscono ma che vengono sempre puntualmente distorte, velate, viziate da un patologico tabù.
Chiariamo subito di non aver letto il libro (né forse mai lo leggeremo) ma ci atteniamo a come l’autore, ospite dei vari salotti dell’etere, ce lo ha raccontato tante volte in questi giorni.
Lo abbiamo visto nel salotto notturno di Pierluigi Diaco, “Io e te”. Ci ha colpito, perché insolito in Tv, il tono rispettoso e il sano distacco storico del noto giornalista nei confronti dell’argomento trattato, una qualità non comune quando si affronta questo ventennio cruciale della nostra storia che fu salutato e applaudito – ricordiamolo – dalla stragrande maggioranza degli italiani e, soprattutto, degli intellettuali. E ci è piaciuto anche il modo in cui Vespa ha liquidato l’antifascismo a babbo morto, piaga sociale dei nostri tempi, evidenziandone l’inconsistenza e la ridicolaggine oltre che, spesso, l’opportunismo e la malafede.