Da Vogue a Life a Time
Bologna - Palazzo Pallavicini
Foto di Lee Miller
Mostra dedicata a una delle fotografe più importanti del Novecento
di Federica Fasciolo
La mostra “Surrealist Lee Miller”, organizzata a Bologna da Palazzo Pallavicini - dal 14 marzo al 9 giugno 2019 - e curata da ONO arte contemporanea, si compone di 101 fotografie che ripercorrono l’intera carriera artistica della fotografa, attraverso quelli che sono i suoi scatti più famosi e iconici, compresa la sessione realizzata negli appartamenti di Hitler, raramente esposte anche a livello internazionale e mai diffuse a mezzo stampa per l’uso improprio fattone negli anni da gruppi neonazisti.
Lanciata da Condé Nast sulla copertina di Vogue nel 1927, Lee Miller diventa una delle modelle più apprezzate e richieste dalle riviste di moda, ritratta da fotografi come Edward Steichen, George Hoyningen-Huene o Arnold Genthe. Innumerevoli i servizi fotografici di cui è stata protagonista, fino a quando non decide di passare dall’altra parte dell’obiettivo.
Profondamente colpita dalle immagini del fotografo e artista Man Ray, ne diventa modella e musa ispiratrice e instaura con lui un duraturo sodalizio artistico e professionale che li porterà a sviluppare la tecnica della solarizzazione.
Amica di Picasso, Ernst, Cocteau, Mirò e di tutta la cerchia dei surrealisti, Miller apre a Parigi il suo primo studio affermandosi come ritrattista e fotografa di moda, anche se il nucleo più importante di opere in questo periodo è certamente rappresentato dalle immagini surrealiste: le celebri Nude bent forward, Condom e Tanja Ramm under a bell jar, opere presenti in mostra, accanto ad altri scatti che mostrano appieno come il percorso artistico di Lee Miller sia stato, non solo autonomo, ma tecnicamente maturo e concettualmente sofisticato.
Nel 1932 torna a New York per aprire un nuovo studio fotografico, ma due anni dopo si trasferisce al Cairo con il marito, l’uomo d'affari egiziano Aziz Eloui Bey. I lunghi viaggi nel deserto dove fotografa villaggi e rovine, l’avvicinano alla fotografia di reportage, un genere che porta avanti anche negli anni successivi quando viaggia nel sud e nell’est Europa con l’artista surrealista Roland Penrose (poi suo secondo marito).
Nel 1939 si trasferisce a Londra e inizia a lavorare come fotografa freelance per Vogue.
Nel 1944 è corrispondente accreditata al seguito delle truppe americane e collaboratrice del fotografo David E. Scherman per le riviste “Life” e “Time”.
Fu lei l’unica fotografa donna a seguire gli alleati durante il D-Day e a documentare le attività al fronte e durante la liberazione. Alla scoperta degli appartamenti di Hitler a Monaco di Baviera scatta quella che probabilmente è la sua fotografia più celebre: l’autoritratto nella vasca da bagno del Führer.
Dopo la guerra Lee Miller ha continuato a collaborare con Vogue per altri due anni, ritirandosi poi lentamente dalla scena artistica.
Fondamentale il suo apporto alle biografie scritte da Penrose su Picasso, Mirò, Man Ray e Tapies.