Antologica "Racconti dal mondo" - foto e parole © Roberto Gabriele
Roma - Museo Maxxi
Paolo Pellegrin - foto
di Giuseppe Cocco
Al Maxxi di Roma sta esponendo fino al 10 marzo 2019 Paolo Pellegrin, fotografo romano, e uno degli Autori di reportage più crudi e sinceri che abbiamo tra i fotografi italiani: anche lui famoso a livello internazionale e vincitore di decine di premi tra cui anche il prestigiosissimo World Press Photo.
Ecco quindi che Roma celebra uno dei suoi artisti più discussi: un autore sensibile che racconta la realtà senza mezzi termini e che in prima persona si espone ai rischi di chi racconta scenari di guerra negli angoli più caldi del Pianeta.
La location è meravigliosa: la mostra ha un allestimento a dir poco esaltante riservando a questo evento la galleria dell’ultimo piano, quella con l’enorme vetrata che si affaccia sul vuoto e con vista panoramica della città.
Pellegrin racconta i conflitti del mondo quasi sempre in bianco e nero con toni di rara forza ed efficacia esaltando le ombre e mettendo in primo piano le storie della gente con la sofferenza che si legge nei loro occhi.
Quelli trattati da Paolo Pellegrin sono sempre argomenti di grande attualità: gli occhi spaesati dei migranti a bordo dei gommoni, quei migranti che cercano la salvezza e trovano la morte in mare. Troviamo i conflitti in più sanguinosi, del Kosovo, in Medio Oriente, ma anche di disperazione urbana a Roma o a Rochester o Miami negli Stati Uniti.
Eccolo raccontare i Muri che separano le persone: anche qui siamo a El Paso, negli USA sul confine con il Messico…
Le sue foto sono sempre di denuncia e a volte mosse, sfocate o con riflessi studiati sono sempre immagini di grandissima efficacia e potenza visiva, a volte raccolte tra sventolate di mitra a rischio della propria vita.
Il racconto fotografico è fatto con un linguaggio sempre chiaro e senza mezzi termini ed esprime con forza la sofferenza di un mondo che ci circonda ed è tutt’altro che lontano da noi.
Pellegrin ci fa capire che le aree in guerra e la gente disperata sono molto più di quanto possiamo immaginare frequentando le aree di mondo aperte al turismo.
Ci sono milioni di persone che ancora vivono in guerra, le seconda guerra mondiale per loro non è mai finita.
L’Allestimento: lo spettatore viene coinvolto in un enorme spazio nero nel quale solo le foto hanno una illuminazione perfetta proprio per non creare distrazioni e per calare il visitatore nel contesto visivo in modo profondo e immersivo.
Le foto sono curatissime nella narrazione visiva, e perfettamente composte nella reciproca vicinanza a formare un racconto omogeneo in cui ciascuna immagine si trova affiancata ad un’altra in grado di completarla.
Raramente ho visto pareti così grandi tanto piene di immagini eppure così interessanti da scoprire.
L’osservazione della mostra prende l’attenzione dello spettatore che si perde nell’osservare i dettagli di ciascuna immagine e scoprirne di nuovi.
Sui tablet è possibile vedere alcuni video che fanno parte del racconto visivo aggiungendo dettagli sul backstage degli scatti.
In una galleria a fine mostra sono esposti i provini, le diapositive e i “plasticoni” inviati a giornali e archivi di immagini, le copertine delle riviste firmate da Pellegrin e i premi presi.