Le domande che la società odierna pone e che esigono una nostra risposta
Roma - Pontificia Università Antonianum
Francesco celeste patrono
Prof. Agustín H. Vidales
Da patrono d’Italia a patrono dei cultori dell’ecologia.
La lettera apostolica, Inter sanctos , del 29 novembre 1979, che ha nominato san Francesco d’Assisi il celeste patrono dei cultori di ecologia, decorrente dal giorno di pasqua, 6 aprile 1980, ha confermato la forza carismatica del Poverello per ispirare le nobili iniziative dell’animo umano; infatti, oltre ad essere invocato come patrono dei poeti, dei commercianti e dei tappezzieri, san Francesco diveniva patrono dei cultori dell’ecologia sotto richiesta della Congregazione per il Clero e delle associazioni impegnate per la qualità della vita.
La lettera del Santo Padre, Giovanni Paolo II, confermava anche le diverse iniziative che l’allora Pontificio Ateneo Antonianum portava avanti, con i mezzi accademici disponibili, come l’insegnamento e la ricerca, nella dinamica del francescanesimo, perché, oltre ad essere fonte d’ispirazione per la comunità accademica dell’Ateneo, si era reso concreto come obiettivo specifico dell’allora esistente “Cattedra Francescana”, annessa alla Facoltà di Teologia.
Agli inizi degli anni ottanta l’Ordine si preparava alla celebrazione del centenario natalizio di Francesco d’Assisi, come conferma la pubblicazione degli atti: San Francesco e la Chiesa. Studi e testi pubblicati nell’ottavo centenario della nascita di Francesco d’Assisi 1182-1982, Edizioni Biblioteca Antonianum, Roma 1982; perciò la nomina di san Francesco come patrono dei cultori di ecologia, soltanto poco a poco è stata assunta e ha favorito l’individuazione di corsi, conferenze, incontri, giornate di studio; fino alla definizione di percorsi formativi più strutturati, come suggeriscono alcuni titoli dell’archivio delle attività della Facoltà di Filosofia: “Corso di perfezionamento interdisciplinare ambientale” (1994), che ha conosciuto varie edizioni e ha coinvolto il Centro Internazionale di Studi Ambientali e il Dipartimento Internazionale e Multidisciplinare di Scienza e Cultura dell’Ambiente; e al Master di II livello in “Scienze dell’ambiente e dell’impresa” del 2009-2010, e l’odierno Percorso professionale in ecologia integrale in corso quest’anno accademico quasi come erede delle iniziative precedenti sulla stessa tematica.
Queste attività accademiche, accompagnate da vicino dal governo dell’Ordine secondo l’articolazione stabilita negli Statuti dell’Università, trovavano parimenti la collaborazione, specialmente nello sviluppo di temi attenenti la giustizia e la pace, della Segreteria generale di Giustizia, pace e integrità del creato, OFM. Da più di un decennio, infatti, si organizzano incontri annuali con la partecipazione di frati di tutto il mondo; perciò, nel 2009, è parsa più che opportuna la richiesta del governo generale, per erigere la “Cattedra di giustizia e pace”, aggiunta alla Facoltà di Teologia . Ogni anno quindi, insieme alla Segreteria di giustizia e pace, e la suddetta Cattedra, si programma il Corso di Giustizia, pace e integrità del creato nella sede universitaria.
Con queste attività accademiche, e con molteplici pubblicazioni , l’Università conferma e rinnova l’impegno per promuovere i temi della Spiritualità di san Francesco e i temi della dottrina degli autori francescani. Per questo motivo, il 40° anniversario della nomina di san Francesco come patrono dei cultori di ecologia cui ha voluto ispirarsi questa edizione della festa dell’Università e del Gran Cancelliere, non solo ci interpella come Università ma, in modo netto, ci spinge alla ricerca di modalità per concretizzare l’insegnamento e la ricerca in percorsi formativi per gli uomini e le donne del nostro tempo. Questo invito, come comunità accademica, lo sperimentiamo in modo direi unico da quando il Pontefice, felicemente regnante, ha scelto il nome di Francesco, e l’invito è divenuto pressante da quando egli ha pubblicato la Laudato si’, nel 2015 .
Difatti, dice il Pontefice, “ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. E’ il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani” (LS 10). Il papa va oltre con un discorso persuasivo affinché sia accolto l’esempio di san Francesco e fa un appello aperto a tutti: “Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri” (LS 14).
Con la festa dell’Università si vuole quindi riflettere su come accogliere e rendere concreto meglio l’appello del papa, facendo nostro il messaggio della Laudato si’, come pure quanto dice nel Proemio della costituzione apostolica Veritatis gaudium. Inoltre, ritengo che le problematiche di cui lo stesso papa è divenuto portavoce, non solo con questi due documenti citati, ma con tutto il suo magistero, ritroverebbero una via d’uscita nello sforzo comune della ricerca di soluzioni. Certo, le circostanze del nostro tempo, per via della società liquida, della tecnocrazia, e di tanti altri fattori di cui restiamo preda, rendono difficile la pratica della responsabilità nella vita pubblica, mentre abitiamo la casa comune; per esempio, custodire i fratelli e le sorelle non è facile e si corre il rischio di rimanere in un romanticismo vuoto fermandoci al solo ricordo carismatico di san Francesco, senza incidere nella nostra società.
Dunque, prendendo il nome di Francesco e proponendo il santo di Assisi come modello di stile di vita per il nostro tempo, il papa Bergoglio pone davanti a noi una sfida. Uno stile di vita non tocca soltanto una parte o un aspetto della vita: riguarda le scelte personali e sociali, la ricerca del bene comune, l’economia, la politica, l’educazione, il commercio, il dialogo, la giustizia tra le generazioni, la tecnica, la fede, ecc. Detto in altre parole, e riprendendo le domande formulate dal pontefice, possiamo chiederci: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? […] A che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi?” (LS 160). Oppure riflettiamo pensando ad altre domande: cosa possiamo fare con l’epidemia delle false notizie? Perché è in crisi la democrazia liberale? È tornato Dio? È prossima una nuova guerra mondiale? Quale civiltà domina il mondo: Occidente, China, l’Islam? Dovrebbe l’Europa aprire le porte ai migranti? Può il nazionalismo risolvere i problemi della disuguaglianza e del cambio climatico? Che cosa possiamo fare rispetto al terrorismo?
Ritengo che provare a rispondere a queste e a tante altre domande simili, renderebbe più consapevole l’importanza di accogliere l’appello del papa Francesco, rivolto a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, a ciascuno di noi.
Ringrazio, infine, l’aiuto che sarà offerto per l’approfondimento dei temi che ho richiamato con le relazioni di questo pomeriggio, i professori Fabien Revol, Mirko Santanicchia, Rosa Giorgi, Brigitte Poitrenaud-Lamesi.
Auguro a tutti voi un buon ascolto e buona festa dell’Università e del Gran Cancelliere.