Presentato alla FUIS - Federazione Unitaria Italiana degli Scrittori
Quando l' Ambasciatore è un Poeta
Urbis Aeterna
Di Julian Isaias Rodriguez Diaz
prologo Pablo Cerezal - cura e traduzione Marcela Filippi Plaza
Talos Edizioni
Cosa fa un intellettuale inviato dal suo paese a rappresentarlo preso un altro paese? Primo: vedere e conoscere la città ove risiede l'ambasciata affidatagli; secondo scoprirne la vita e scandagliarla nel profondo, innanzitutto, per dovere d'ufficio che reclama corrette relazioni tra nazioni amiche, e rispetto per i propri concittadini che hanno il dritto di essere assistiti come meglio si può; infine, ma non da ultima, per quella innata curiosità umana che spinge lo sguardo e la mente in avanti, sempre tesi all'orizzonte successivo.
Deve essere stato proprio questo l'itinerario seguito da Julian Isaias Rodriguez Diaz, Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia, a giudicare dal suo ultimo libro di poesia "Urbs Aeterna" dedicato alla città di Roma.
Nell'introduzione ci fa partecipi delle sue impressioni: Prima fu la luce dei suoi tramonti, ciò mi ha ricordato l'intensa illusione dei conquistatori. aver raggiunto una montagna d'oro. Dopo, per dirla con l'espressione presa dalle radici mitiche di Roma, l'improvvisa sensazione di eternità . Ho scoperto che le inevitabili parole che la definiscono, non solo si riferiscono al suo materiale perdurare, ma anche allo stupore di sentirla viva. Così, in un istante di silenzio, percorrendola, ho avuto la certezza della Roma eterna.
Eccola, mi sono detto, come un luogo comune del tempo, senza inizio né fine, immensurabile.
In un modo insolito, lo giuro, / perchè genuina, autentica e pura, / m'innamorai di Roma senza misura / di quell'ostinato amor così immaturo. / Sarà scappata da una magia con ardire? / Da quell'antico, sempre oscuro, incanto? / La stessa mestizia del suo pianto / di un passato che pensa d'esser avverire. / Dimmi, Città Eterna, cos'hai inventato? / Hai amato una volta, o mai amato? / Perseveri o hai fatto la tua rinuncia? / Racconta la tua memoria, parla del vento. / Di' Roma, con la tua anima di convento, / se è tua la superbia che t'annuncia!
A volte - torna a noi il poeta - ho creduto che Roma fosse fatta di paradossi e di un ordine probabilmente metafisico in un "periodo senza temp". Ad essa è accaduto tutto ciò che succede in un'eternità . La idealizzo nel mio esilio di ambasciatore. Avverto i suoi splendori, non le trovo difetti. So che il giorno in cui la lascerò, le scriverò lettere come a un'amata immobile.
Ombre, rovine e storia sono lì / come resti di tempi sospesi, / i tempi dellimpero son lesi / ma la sua grandezza è ancora lì. / Forse la sua eternità fu sempre così / - testimoni i secoli, l'oblio e le giostre - / e in un altro idus di marzo illustre / Roma e l'altro Impero s'insinuano in me: sì! / Il muro di Adriano la circonda. / Ora più che un muro è un'idea profonda / che apre le sue porte senza accerchiarla. / Quella Roma è tuttora sovrana, / contraddittoria sempre! Così pagana! / Il gran miracolo è stato non cambiarla.