Da T’amo di due amori, Vallardi, Milano, 2010.
Hai svoltato l’angolo a sorpresa
Di Corrado Calabrò
Dove ho perduto l’ombrello? E il bottone?
Getto dietro le spalle i miei pensieri
come passeri morti.
Sento odore di pesce e di mare.
O forse è solo il ricordo del porto.
Riconoscevo a occhi chiusi le reti
le voci le stagioni e la presenza
delle donne del nord che mi stordiva…
Da dove spira il vento? E verso dove?
Sfuggirò come un gatto la luna
che imbianca di presagi il marciapiede.
E non mi volterò a guardare indietro.
Anche se non saprei guardare altrove
da quando le tue mani non moltiplicano
il pan di via per la nostra comunione.
Riesco a farmi la barba la mattina
senza scrutarmi il volto.
Quando ho venduto la barca?
E da quanto mi seguita il cane?
Sono passeri implumi
come facce sbarbate, i ricordi.
Della faccia hanno lo stupore
di chi è caduto dal nido nel sonno.
Come ho smarrito la sincronizzazione
su e giù con l’ascensore del tuo umore?
A un amico nell’ultimo black out
gli s’è smemorizzato nel computer
il romanzo di centottanta pagine.
Cosa resta di te
dentro gli specchi appostati per casa
e nelle vetrine compiaciute
in cui lanciavi, passando, uno sguardo?
Forse ho sbagliato strada; son tornato
sulle mie stesse tracce un’altra volta:
ecco perché non trovo bricioline.
Come s’orientano i pesci sott’acqua?
E gli astronauti dentro l’ascensore?
Persino a mille chilometri da terra
non depistiamo quello che crediamo
d’aver lasciato come che sia alle spalle.
Svolterò a ogni angolo a sorpresa
fino a lasciare surplace la mia ombra.
La faccia della luna è coperta.
Ma i miei passi m’inseguono e s’intrecciano
come pipistrelli nella notte.
Dove scompaiono quando si fa giorno?
Dove sei, cosa pensi? E perché mai
il tuo quadro in cantina non invecchia?
Meglio non saperlo.
L’assenza di motivi può spiegare
di per se stessa una separazione.
Giunge nell’aria un sentore di mare.
Il cane annusa l’odore del pesce.
Da dove spira il vento?
E verso dove?
Perché continua a seguitarmi il cane?
Quando ho perso l’ombrello?
E il bottone?