Televisione Gioia e dolore
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
Ricomincia Report, il seguitissimo programma di giornalismo investigativo da un paio d’anni orfano della celebre Milena Gabanelli e passato quindi alla conduzione di Sigfrido Ranucci.
Apprendiamo increduli dell’esistenza di un esercito di migliaia di magistrati, tra giudici onorari e giudici di pace, che da una trentina d’anni lavora a cottimo, senza diritto alle ferie, ai contributi previdenziali e all’indennità di malattia.
Praticamente questi giudici lo Stato li paga in nero.
L’etica e la politica: due modalità del pensiero incomprensibilmente non comunicanti.
Ci chiediamo quale rovinoso ictus abbia prodotto questa tragica cesura. Forse, azzardiamo, il timore di una deriva verso lo Stato etico?
Eppure anche la nostra Repubblica con insistenza afferma la propria eticità dichiarandosi ad ogni piè sospinto nata dalla Resistenza e dall’antifascismo dei cui valori si fa strenua tutrice.
Ballando con le Stelle rimane, da molti anni ormai, uno dei più piacevoli intrattenimenti televisivi.
Ed alla vispa ed elettrizzante Milly Carlucci va indiscutibilmente riconosciuto il merito di aver restituito la perduta popolarità al ballo di coppia: divertimento ma anche paziente apprendimento a relazionarsi armonicamente con l’altro sesso.
E di questi tempi, a prestare orecchio alle cronache, di reciproca armonia ci sarebbe proprio bisogno…e se il ballo diventasse anche una forma mentis, imparare a “danzare con le situazioni” come esorta icasticamente la saggezza orientale, sarebbe davvero un ottimo traguardo.
E poi i cinque membri della giuria… cinque maschere della commedia dell’arte!
Mentre scriviamo queste righe è in onda la cerimonia di consegna dei David di Donatello, il prestigioso premio cinematografico. Viene annunciato l’altrettanto prestigioso regista Steven Spielberg che riceve un David alla carriera e,
intervistato dal conduttore Carlo Conti, rende un partecipato omaggio a coloro che considera i suoi maestri: Fellini, De Sica, Rossellini.
Viriamo inquieti sul primo telegiornale che ci capita a tiro per apprendere del consunto rito tribale dello sciopero dei mezzi pubblici a Roma, officiato come sempre dai sindacati, annunciato per l’indomani: diciamo pure, un ritorno repentino al caos primordiale a fini palingenetici insomma. E dell’omaggio alle Brigate Rosse confezionato con vernice spray rossa sulla lapide che ricorda Aldo Moro e la sua scorta in Via Fani (ricorre quest’anno il quarantennale del rapimento del politico democristiano).
Viene da chiedersi con supplice insistenza come mai lo Stato abbia deciso di non trattare i brigatisti rossi da volgari criminali quali sono, alimentando, al contrario, di conseguenza, un certo deleterio spirito di emulazione. In fondo, gratta gratta, si tratta di gente che ha agito ipnotizzata da idee altrui, di comuni idioti insomma. Con la tragica aggravante dell’assassinio.
Perché fornire loro così spesso l’ambita piazza mediatica? Mistero.