Una Iniziativa della Lipu
Natura dipinta
L'arte di Silvia Molinari
La pittura e il canto sono le sue prime passioni, che non ha mai abbandonato.
La natura è l’immancabile sfondo della sua vita privata e artistica.
Silvia Molinari vive nella campagna emiliana, circondata dai canali di irrigazione, dal prugnolo e dai gelsi. Il suo studio è in un vecchio edificio contadino, all’interno dell’antica corte in cui la sua famiglia ha vissuto per generazioni. E’ qui che nascono i suoi bellissimi acquerelli di natura, proprio come quelli che ha realizzato per i Soci e gli amici della Lipu. "Ho piantato un biancospino che è una pianta tipica delle nostre parti. E’ una varietà che fa bacche molto grosse per cui ho molti uccelli che vengono a visitarmi.”
Davanti alla sua casa, in uno spazio abbandonato, Silvia ha costruito il suo “giardino confuso” fatto di piante semplici e tenaci: una rosa, un biancospino, un fico, piante belle e resistenti che d’inverno sfamano stormi di cince, di pettirossi, di merli e di codirossi.
"Le piante che ho scelto sono piante resistenti che non si ammalano facilmente. Sono le piante che amo di più. Ci sono delle rose, amo le rose perché sono tra le piante più coriacee, fioriscono più volte durante l’anno e in inverno fanno bellissime bacche che sono di nutrimento per gli animali intorno.”
Colori brillanti, pastosi e luminosi, colori speciali con una componente di miele d’api per una resa vivida e trasparente che non deve lasciare residui. Sono questi gli strumenti che Silvia utilizza per realizzare i suoi particolarissimi acquerelli di natura, in cui i soggetti si stagliano su un bianco disarmante, sospesi. Carta di puro cotone, non sbiancata, non trattata con acido, non martellata. Carte create con cura artigianale, carte la cui trama antica è fatta per supportare l’acqua e non lasciarla scappare.
“Mi piacciono le forme silenti. Mi piace rappresentare cose che intorno a loro hanno un vuoto e per questo difficilmente rappresento uno sfondo, perché voglio che ci sia la carta a respirare intorno e che quindi in questo momento di sospensione ci sia la possibilità di un pensiero in più. Con leggerezza e rigore, come succede negli haiku giapponesi, i miei lavori non cercano di riprodurre semplicemente immagini, non vogliono essere evocativi, cercano solo il loro spazio nel mondo come la rosa che ha bisogno del suo spazio impervio per crescere rigogliosa”.
Il maestro più grande di tutti per Silvia è Albrecht Dürer, quello che più ha saputo rappresentare la natura “in modo poetico, pulitissimo, moderno, elegante e coraggioso. Coraggioso nella sua pulizia e nel suo rigore che non cede mai alla sola rappresentazione”. Ma Dürer non è l’unico artista ad aver ceduto al fascino della natura.
Da sempre l’uomo si è immerso nella bellezza che aveva intorno e vi ha cercato ispirazione per i propri capolavori. Dai paesaggi mozzafiato di Friedrich alle ninfee di Monet, da Leonardo alla tigre di Antonio Ligabue.
Gli artisti hanno sempre avuto un rapporto privilegiato con la natura, un sentire che li accomuna ma che non hanno solo loro.
“Sono convinta che questa sensibilità per la natura sia un dono che non appartiene solo agli artisti. I miei vicini di casa sono quasi tutti contadini. Loro sono natura, sono parte del paesaggio in cui si muovono. Hanno un rapporto diretto con la natura, possono ignorare i nomi scientifici delle specie, ma conservano una confidenza con la terra, non da esploratori ma da persone che vivono nella natura, ne fanno parte. La natura non è elitaria, non esclude nessuno che vuole conoscerla, la natura non è snob. La natura è una risorsa straordinaria perché ti fa sentire facilmente a casa, protetto, in condivisione, ovunque ti trovi.”
L’amore per la natura Silvia lo ha imparato dalla sua famiglia. Dalla nonna prima di tutto. “Ricordo che facevo scoppiare i petali di rosa nell’incavo della mano. Ricordo questi giochi semplici che facevo con lei come scommettere sul colore del papavero quando il bocciolo è ancora chiuso. Le pannocchie da sgranare, i gambi del tarassaco fatti arricciare nell’acqua fredda. Il giardino di casa, i campi intorno che non avevano confini erano tutt’uno. O ancora la spine dei cardi selvatici che si aggrappavano alle calze e le portavi fino a casa.”
Le immagini realizzate da Silvia Molinari per la LIPU, potranno essere ricevute insieme alla rivista trimestrale Ali (Si parte dalla rondine con il numero di marzo 2018).
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