#212 - 24 febbraio 2018
AAAAA ATTENZIONE - Amici lettori, questo numero rester in rete fino alla mezzanotte di venerdi 05 aprile, quando lascer il posto al numero 349. BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, pu durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni pi importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perch (Mark Twain) "L'istruzione l'arma pi potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) La salute non un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perch i servizi sanitari siano accessibili a tutti (Papa Francesco) Il grado di civilt di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bens nella capacit di assistere, accogliere, curare i pi deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civilt di una nazione e di un popolo (Alberto degli Entusiasti) Ogni mattina il mondo un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosit, vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cultura e Società

Baraccopoli di Kibera, Nairobi, Kenia

Rapper dall'Africa

L’Africa di oggi raccontata dai rapper

Rapper dall'Africa

Un articolo sull’inserto del Corriere della Sera è una sorta di conferma che oggi i rapper raccontano meglio di analisti, romanzieri, politici la realtà concreta della vita di milioni di persone in Africa.
Questa conferma arriva da Henry Ohanga, in arte Octopizzo, rapper keniano della baraccopoli di Kibera, la più grande di Nairobi.

Di Octopizzo oggi parlano i giornali, è un musicista affermato, l’unico keniano invitato a New York alla cerimonia del Grammy, ma che è rimasto indipendente, cioè senza un editore, una casa discografica che venda i suoi pezzi. Non vive all’estero, ma a Nairobi sebbene il successo gli abbia consentito di uscire da Kibera e vivere a Nairobi. “Ma – dice – a Kibera ci torno tutti i giorni… a trovare amici, a parlare con la gente… e ci porto anche mia figlia”.

Rapper dall'AfricaRapper dall'Africa

Octopizzo racconta che è uscito per la prima volta dalla baraccopoli solo sei anni fa, che da bambino rubava, che in famiglia mangiava – quando andava bene – una volta al giorno, che il futuro non esisteva, c’era soltanto l’adesso.
Ora che per Octopizzo c’è anche il futuro lui continua a raccontare la baraccopoli, la politica e la rabbia dei giovani che vivono in luoghi come Kibera. E lo fa in Sheng, uno slang parlato dalle persone che vivono nello slum e mischia inglese e Swahili, come se scrivesse e cantasse solo per loro.
Con il successo di rapper come Octopizzo è come se l’Africa scegliesse di raccontarsi con molto più pathos, con molto più realismo, con molta più concretezza non con i canali tradizionali occidentali, ma con una modalità propria. Ecco, teniamone conto.

Rapper dall'Africa

Ci sono migliaia di giovani come Octopizzo, pochi, pochissimi di loro entreranno nei circuiti commerciali che fanno arrivare musica e testi fino a noi, ma loro ci sono, e parlano. E la loro musica e le loro parole circolano in tutte le baraccopoli africane. Molti sono considerati pericolosi dai regimi e dai dittatori, molti di loro spesso finiscono in galera o devono scappare all’estero. Ascoltarli e valorizzarli è come ascoltare oggi l’Africa e gli africani. (Raffaele Masto – Buongiorno Africa).

Rapper dall'Africa

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