Con cuore puro
Di Attila Jozsef
Con due mani reggeva la tazza:
al calar della sera una domenica
in silenzio sorrise; si sedette
nella penombra un poco.
Si era portata in un casserolino
dalle Eccellenze, a casa, la sua cena;
ci siamo messi a letto, mi stupivo:
essi mangiano pentole piene.
Era mia madre, piccola, moriva presto:
le lavandaie muoiono presto;
le loro gambe si piegano per il gran peso,
la testa fa male dallo stirare.
È là il bucato, la loro montagna.
Ed è un giuoco di nuvole il vapore,
che calma i nervi: per cambiar aria,
c’è la soffitta per la lavandaia.
Vedo, si ferma col ferro da stiro;
il capitale ha infranto il suo fragile corpo;
sempre più esile divenne:
pensateci, proletari.
Lavare l’ha resa un po’ curva:
e non sapevo che era una donna giovane,
nel suo sogno portava un grembiule pulito,
e allora il postino la salutava.