Televisione: croce e delizia
Zapping
Frammenti semiseri di cronaca televisiva
di Luigi Capano
Di tanto in tanto ci concediamo il piacere fisiologico di rilassarci, obliandoci sconsideratamente davanti ad un seriale gioco a quiz.
Ce ne sono, in verità , di noiosetti, ma I soliti ignoti condotto dall’abile Amadeus – sguardo mefistofelico e motilità mercuriale – ci offre finalmente il destro per una ristoratrice quanto necessaria pausa di pensiero, consentendo un salutare dormiveglia alla nostra attenzione che, ad una certa ora, d’abitudine, sopisce. Fatta eccezione, s’intende, per il clamore bambinesco che segue, di prammatica, il sospirato annuncio di una buona vincita in denaro e che regolarmente ci procura un soprassalto.
D’altro canto la TV, fin dagli esordi - già con i conduttori storici Mario Riva e Mike Bongiorno – ha sempre fatto grande affidamento sui giochi a premi (ovviamente in denaro) come fido espediente per la conquista certa ed il facile intrattenimento di un più vasto pubblico.
Ben lo sapeva il fisiologo Ivan Pavlov, quello dei famosi cani, per intenderci: vi sono reazioni, che potremmo aggettivare come “animali”, decisamente prevedibili e finanche inducibili. E ben lo sa anche il produttore cinematografico statunitense Harwey Weinstein – considerato un pezzo da novanta nel suo ambiente - su cui, da qualche tempo, stanno piovendo a dirotto pesanti accuse di molestie sessuali da parte di note e numerose attrici di Hollywood che, tutte insieme - alcune anche dopo anni, se non dopo decenni – hanno deciso di raccontarle. Ma non solo Hollywood, anche la nostrana Asia Argento - fascino grandguignolesco colorato da un complicato erotismo - figlia del più celebre Dario, si lamenta ovunque del potente americano. Anche lei, molti anni fa, tra le sue tante vittime.
Naturalmente, nei salotti televisivi - ormai quasi ogni giorno - si fa un gran parlare di questo pruriginoso scandalo, e a molti, a tanti, che giurano e spergiurano di desiderare un mondo migliore, cadono rovinosamente le braccia.
La moralità è ciò che, pur senza essere osceno, offende grossolanamente il mio senso del pudore, sentenziava cent’anni or sono lo sferzante Karl Kraus in una Vienna morente.
Ma abbandoniamo con piglio deciso le algide contrade dell’Etica e della sua mobile ombra terrena, la plurinominata, inconcussa Morale, per goderci – incipiente nostalgia epicurea – Celebration, il nuovo, ricco spettacolo musicale del sabato sera condotto con vivacità e intelligenza da Neri Marcorè e da Serena Rossi (appena agli esordi della sua carriera televisiva) - una coppia inedita, molto versatile e decisamente ben assortita.
Ospiti di grido, amarcord di canzoni celebri che ci riportano malinconicamente indietro negli anni, l’intervento puntuale di Ernesto Assante critico musicale del quotidiano La Repubblica e, sullo sfondo patinato, di tanto in tanto occhieggia e ci sorride la ludica, reiterara ostentatio genitalium del corpo di ballo.