Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale
Casa del Cinema - Roma
Film celebri
A completamento del Convegno Internazionale “La repubblica di Weimar: arte, politica, filosofia” organizzato dalla Università La Sapienza di Roma e dall’Istituto di Studi Germanici (10-11-12 maggio), vengono presentati alla Casa del Cinema - il 14 maggio - tre dei più celebri film del cinema tedesco classico in versione restaurata, in una rassegna lampo curata da Giovanni Spagnoletti.
È una occasione per rivedere sul grande schermo tre grandi capolavori legati in modo più o meno stretto al movimento dell’Espressionismo e alla avanguardie artistiche dei “Ruggenti anni Venti” che hanno lasciato in varia forma e in genere diversi (horror, fantascienza e musical) un traccia indelebile nella Storia del cinema mondiale. Un momento magico non solo del cinema ma di tutta la cultura mondiale che venne stroncato dall’avvento al potere di Hitler e del movimento nazista.
Das Cabinet des Dr. Caligari (Il Gabinetto del Dott. Caligari)
regia Robert Wiene, 1920, vers. restaurata 2014, 71’, vo. sott. italiani
Introduce il film Giovanni Spagnoletti.
Un losco imbonitore da fiera si identifica con un ipnotizzatore del Settecento e fa compiere delitti a un sonnambulo.
Una volta svelato l’assassino lo troviamo ospite di un manicomio per cui ci si chiede se non si tratti solo di una sua allucinazione.
Der blaue Engel (L’angelo azzurro)
regia di Joseph von Sternberg 1930 107’, vo.sott.it
Introduce Mauro Ponzi
Un professore di liceo, il prof. Unrat, viene a sapere che i suoi allievi frequentano un locale equivoco, l'”Angelo Azzurro”, dove si esibisce una compagnia d’artisti di varietà, tra cui c’è la giovane e procace ballerina, Lola.
Una sera il prof. Unrat si reca nel locale per sorprendere gli studenti ma per una serie di circostanze finisce nel camerino di Lola. Innamorato della bella ballerina, torna a farle visita più volte e infine la sposa.
Lasciata la cattedra per seguire la moglie, in poco tempo finisce i suoi risparmi ed è costretto ad adempiere le mansioni più umilianti all’interno della compagnia. Quando gli viene comunicato che la compagnia ha ottenuto un’ottima scrittura nella cittadina dove insegnava, in un primo momento rifiuta di presentarsi al pubblico, ma poi deve cedere alla volontà tirannica della moglie. Si presenta così sul palco, vestito da pagliaccio, come assistente del prestigiatore che ad un certo punto, tra gli schiamazzi del pubblico, gli impone d’imitare il verso del gallo. Unrat si rifiuta e in un accesso d’improvvisa follia, lascia la scena e assale la moglie tentando di strozzarla.
Impeditone, corre barcollando verso la sua antica scuola, e una volta entrato nell’aula, cade riverso sulla cattedra e muore.
Metropolis
regia di Fritz Lang 1926, vers. restaurata 2014, 149’, vo.sott.it
Introduce Antonella Gargano.
“Metropolis” è una città del 2000, orgogliosa dei suoi grattacieli e delle sue sopraelevate, abitata da gente ricchissima e in buona parte sfaccendata. Ma sotto le sue fondamenta vi è un’altra città, quella operaia, dove turbe di uomini-schiavi lavorano a macchinari giganteschi e a centrali colossali.
Un giorno Freder, il padrone di “Metropolis”, licenzia per negligenza uno dei propri collaboratori che in un accesso di scoramento tenta il suicidio, ma Joh, il figlio del borghese tiranno, lo impedisce. L’uomo svela allora al giovane il mistero della città sotterranea, nella quale Joh si avventura dapprima incredulo ed attonito poi sconvolto.
Per meglio immedesimarsi nell’inattesa e terribile disumanità di quel mondo, Joh decide di prendere il posto di un operaio, sottoponendosi così a fatiche e condizionamenti fino allora per lui impensabili. Conosce Maria, una bionda e giovanissima ragazza che nelle catacombe invita gli operai alla preghiera ed alla sopportazione. Ma notizie sull’apostolato di Maria giungono presto alle orecchie del Potere. Il signore di “Metropolis” obbliga allora uno scienziato al suo servizio, Rotwang, a rapire la donna e a trasferirne le fattezze e l’anima su un automa, da lui stesso costruito.
Con un tale “robot” sarà così estremamente agevole manipolare e dominare la classe operaia. Mentre invano Joh cerca la ragazza di cui si è innamorato, la Maria “robot” si scatena, sobilla i lavoratori e si mette alla loro testa. Tutti la seguono come affascinati dal suo carisma, le fabbriche sono prese d’assalto e danneggiate, finché un attacco collettivo e decisivo alla più grande delle centrali energetiche provoca il disastroso allagamento dei quartieri dove vivono le donne ed i bambini. Il “robot”, intanto, si produce in danze eccitanti a beneficio della gente elegante che frequenta lo “Yoshiwara” della città superiore. Il popolo irrompe e mette al rogo l’idolo, avendo compreso, sia pure tardivamente, quali disastri e perdite abbia determinato.
Per fortuna la vera Maria, fuggita dalla casa dello scienziato e raggiunta da Joh, mette in salvo i bambini ormai quasi travolti dalle acque. Tutti si ritrovano davanti alla porta della Cattedrale. Joh, assumendo il ruolo di mediatore e con accanto a sé la giovane donna, persuade il padre che è solo con la comprensione e l’amore che la Mente ed il Braccio potranno operare uniti per una società libera e giusta.
L'iniziativa si è avvalsa della collaborazione della Cineteca di Bologna.