L'abitino rosso
Seconda parte
di Ruggero Scarponi
Dire che sono rimasta sorpresa io stessa è poco. Insomma non sono il tipo di donna che crede di essere una miss e di solito non sono troppo vanitosa…Però quell’abitino…Mi disegnava la figura in un modo…Non so nemmeno io…Era un misto di sensualità , eleganza, femminilità …Ma tutto…Così, naturale…senza un accenno di volgarità , mi verrebbe da dire, quasi pudico…Che mi ha fatto esclamare:
- Accidenti Luisa, con questo indosso, sei davvero irresistibile! Gli farai girar la testa, appena ti vedrà … Stavo per toglierlo per riporlo nella scatola ma subito ho provato un impulso incontrollabile a tenerlo.
- Va bene – ho detto – guardandomi allo specchio, con tanto di dito indice alzato – Ma solo per andare al supermercato… E’ così che sono andata. Come d’abitudine, ho fatto la spesa settimanale, poi mi sono recata alla cassa per pagare e…è lì che l’ho incontrato.
- Posso aiutarla signora, mi permette?
Mi sono voltata verso la persona che mi aveva parlato. Era un uomo più o meno della mia età . L’ho giudicato subito molto attraente. - Ma…Non so…- ho risposto balbettante, un po’ confusa – E poi, qui al parcheggio…ho la macchina…
- Ma per una signora, tutte queste buste sono un peso forse eccessivo…Ma non voglio essere invadente…
- Sono abituata, sa…ogni venerdì, vengo qui con mio marito…
Intanto l’uomo, con delicatezza ma quasi con autorità mi aveva già tolto di mano le buste… - No, guardi – ho tentato di oppormi – non deve disturbarsi…
- Nessun disturbo – ha risposto col più largo e accattivante dei sorrisi – Sono abituato, anche io…
- Viene anche lei, qui…?-
- Si, sempre, con mia moglie, sa, quando si ha famiglia, il supermercato è una tappa obbligata.
- Non me lo dica… – ho ribattuto. Ma stavo già civettando. D’altronde il tipo era così avvolgente con tutte quelle premure…
E poi era bello, bello veramente. Alto, un fisico prestante, una carnagione abbronzata, occhi penetranti, su un viso, intelligente e virile. Il tipo classico, da manuale.
Uscimmo dal supermercato. - D….Dove…? – ha chiesto quando siamo arrivati al parcheggio.
- Grazie, può anche lasciare tutto qui…Ci penso io, è già stato molto gentile da parte sua…
- Ma non se ne parla nemmeno – ha obiettato con forza – su, allora, mi dica dove ha la macchina…
Sono restata indecisa, un istante. Sapevo che accettare di farmi accompagnare era come varcare una linea di confine…Oltre, poteva accadere di tutto. - E’….veramente è laggiù, in fondo…un po’ lontano…- ho indicato con il braccio la parte opposta dell’ampio piazzale, sperando ingenuamente di dissuaderlo.
- Eppure c’era tanto posto qui… come mai? …- ha commentato col suo sorriso radioso.
Mi sono schermita scioccamente. Mi sentivo piccola, e mi piaceva di sentirmi piccola, di fronte a quel colosso di uomo, per riceverne le attenzioni.
Provavo il gusto del gioco e della seduzione. Lentamente siamo giunti alla macchina. Ha atteso che aprissi il portabagagli e molto gentilmente si è fatto indicare come disporre le varie buste. Poi ha atteso che aprissi con il telecomando gli sportelli. Compiuta l’operazione mi sono voltata per ringraziarlo.
Non mi ha fatto neanche parlare. Mi ha cinto alla vita, mi ha sollevato da terra. E mi ha baciato appassionatamente. Non mi sono sognata neanche lontanamente di resistergli, neanche quando mi ha introdotto nella vettura e mi ha disteso sul sedile posteriore. Il luogo era deserto. La mia era l’unica auto nel raggio di alcune centinaia di metri. Dovevano essere all’incirca le sette di sera e già era calata la notte. Siamo restati insieme diverse ore. Ero come smarrita. Non sapevo più chi ero né dove mi trovavo. Sapevo solo che se quell’uomo di cui non sapevo nulla mi avesse chiesto di seguirlo, sarei andata. Avrei lasciato tutto, mio marito, la mia famiglia, tutto. L’ho baciato a lungo con trasporto e tenerezza… - Era la prima volta che mi vedevi? – Gli ho chiesto.
- No, ti avevo notata altre volte – ha risposto.
- Quando accompagnavi tua moglie?
– Si, in pratica tutti i venerdì. - Allora l’agguato era premeditato, hai approfittato dell’assenza di tua moglie…
- Mia moglie è dai suoi. Ma la spesa bisogna pur farla, no? – ha risposto con ironia.
- Stavolta, però, nel tuo carrello… ci sono finita io – ho commentato maliziosa. – Come mai? E’ stata l’assenza di tua moglie o…
- L’abito che indossi…
- Come? – Ho chiesto, stupita.
- Già , proprio così – ha confermato – Intendiamoci, ti avevo notata perché sei una bella donna e hai un’aria così…elegante…Sei bella, sei molto attraente…
- E tu? – Mi ha chiesto a bruciapelo – sei stata coraggiosa…o imprudente? Così, con uno sconosciuto…Oppure ho fatto veramente colpo…?
- E’ strano, per la verità – ho risposto – ma stasera mi sentivo frizzante, eccitata, tu hai saputo cogliere il momento giusto. Guarda che io… amo mio marito…
- Comunque non so se la cosa ti faccia piacere o no – ha aggiunto – ma come stasera non ti ho mai vista. Quando sei apparsa alle casse col tuo abitino rosso, quasi mi è mancato il fiato. A un certo punto ti sei mossa in un modo che…
Ho sorriso di compiacimento alla descrizione dei particolari. - Mentre stavi pagando – ha continuato – qualcuno deve averti sfiorato per passare e uscire dal momento che non aveva comprato nulla. Allora ti sei voltata inarcando appena la schiena, irrigidendo le gambe. L’abito ha disegnato una figura di una femminilità che… non posso neanche descrivere, per quanto era conturbante. E allora che vuoi…Non ho potuto fare a meno di farmi avanti.
Abbiamo continuato così, a parlare e ad amarci fino al mattino. E ci siamo separati senza sapere nulla una dell’altro. Mai e poi mai avevo provato sensazioni simili…
Questo è quanto Luisa ha ricordato dell’episodio.
Ma il bello doveva ancora venire.
La mattina seguente andò a prendere Giorgio all’aeroporto.
Rientrarono a casa e subito dopo corse in camera da letto. Forse voleva farsi segretamente perdonare o ingenuamente risarcirlo, non so, così almeno pensava dentro di se e voleva regalargli una seratina coi fiocchi. Per questo indossò l’abitino rosso.
- Sei proprio perversa! – si disse mentre si allacciava impaziente i bottoncini dietro il collo. – Spero che faccia su Giorgio lo stesso effetto che ha fatto su…- tanto di quello non sapeva neanche il nome.
Raggiunse suo marito in sala da pranzo, si stava servendo da bere. - Giorgio! – Chiamò – Che te ne pare?
Lui si girò lentamente e la guardò sbalordito. Il bicchiere del drink a mezz’aria. Poi finalmente si riprese. - Luisa…Sei uno schianto! Davvero! Ti sta…Ti sta… da incanto! Quando… l’hai comprato?.
Ma…Allora… Non me l’hai regalato tu!- Esclamò –
E subito crollò a terra svenuta.