Al Mudec di Milano
Kandinskij, il cavaliere errante
Retrospettiva sul padre dell'astrattismo
Di Eva Mari
"Kandinskij, il cavaliere errante", al Mudec di Milano, illustra il “periodo del genio” dell’artista nato in Russia nel 1866, colui che, attraverso l’arte, ha espresso il suo amore per la dimensione spirituale, aprendo la strada alla pittura astratta tra Ottocento e Novecento.
Attraverso 49 opere esposte si scoprono le tematiche e i significati reconditi, così come il contesto storico in cui furono realizzate. Inoltre 85 tra icone, stampe popolari e pezzi di arte decorativa. Le tele, alcune delle quali mai viste prima in Italia, provengono dai più importanti musei russi, come l’Ermitage di San Pietroburgo, la Galleria Tret’jakov, il Museo di Belle Arti A.S. Puškin e il Museo Panrusso delle Arti Decorative, delle Arti Applicate e dell’Arte Popolare di Mosca.
La mostra rivela il periodo della formazione dell’immaginario visivo dell’artista, profondamente radicato nella tradizione russa, e il suo percorso di svolta ormai già compiuta verso l’astrazione, dall’ultimo Ottocento fino al 1921, quando si trasferì in Germania per non fare più ritorno in madrepatria.
L’esposizione, che cade nell’anno del centenario della Rivoluzione russa e a ridosso delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario della nascita dell’artista, è un progetto “site-specific”, legato alla vocazione del MUDEC-Museo delle Culture: è, infatti, fondato sul rapporto tra arte ed etnografia e sulla metafora del viaggio come avventura cognitiva. Tutti aspetti sperimentati dal fondatore dell’astrattismo, che rivoluzionò buona parte della successiva ricerca espressiva nel mondo, e che ha sempre mostrato interesse per un approccio scientifico alla realtà e per le esplorazioni.
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