#181 - 28 gennaio 2017
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterŕ in rete fino alla mezzanotte del 30 ottobre quando lascerŕ il posto al numero 357. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore č giŕ  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore č la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererŕ  l'amore per il potere, sia avrŕ  la pace (J. Hendrix)
Racconto

Spiazzata

Parte seconda

di Ruggero Scarponi

Mara stava spiegando a Dorothy, in cucina, come fare la zuppa di pesce.
Deve essere molto buona, disse l’americana. Il mio John va matto per il pesce.
Lo sai cara che John è originario di qui?
Suo nonno emigrò negli Stati Uniti ai primi del novecento. Il mio John è il primo della famiglia che è voluto tornare per rivedere il paese. Purtroppo, dei suoi parenti, non ha trovato più nessuno.
Dunque, come dicevi cara? per la zuppa di pesce occorre l’acqua di mare? Incredibile! Dobbiamo dirlo alla cuoca, lei si ricorda tutto. Io, invece, tra cinque minuti non mi ricorderò nulla di quello che mi hai spiegato.
Angelina piombò in camera di Mara prima di pranzo.
Quella fa il bagno nuda davanti al vecchio, disse, non è un po’ strano?
Mara sorrise.
Ma mamma!
Questione di abitudini, disse Mara. Magari al suo paese è normale.
Ehi John! sentirono Dorothy chiamare, mettiti in ordine che tra dieci minuti è pronto in tavola.
Angelina e Mara lo videro emergere dalla piscina. Era nudo e indossò i calzoncini sgualciti. Mara sorrise, Angelina fece una smorfia di disgusto.
Sono abitudini, commentò Mara sottovoce. Si vede che da loro è normale.
Io il costume lo tengo, puntualizzò Angelina. Anche io, disse Mara.
Angelina nuotò in piscina buona parte del pomeriggio.
Vieni disse Dorothy a Mara, ti mostro il giardino. Prese la donna per mano tenendola stretta e le mostrò le molteplici varietà di fiori coltivati nelle aiuole e nelle serre.
Lei è davvero brava, disse Mara, si vede che ha il pollice verde.
Altrochè, ribatté l’americana, coltivo fiori da quando avevo quattro anni. E’ stata la passione della mia vita. Dopo il mio John, s’intende.
Prima ancora che Angelina uscisse dall’acqua tornò di nuovo a bagnarsi la governante.
Sono davvero strane queste persone, pensò Angelina, un po’ troppo disinvolte, per i miei gusti.
Il Signor John volle condurre Mara e Angelina a prendere un aperitivo, prima di cena.
Andarono in auto. Il Signor John possedeva un’auto molto lussuosa.
La signora non viene? chiese Mara.
Mia moglie? No, lei preferisce non uscire dopo il tramonto. E’ una sua fissazione.
A me, invece, piace vedere gente, la sera.
Si fermarono nei pressi di un grande locale sul lungomare. La musica era assordante e si sentiva da lontano. Si accomodarono all’aperto, vicino ad una pedana di legno, dove si ballava, la sera.
Angelina e Mara presero due analcolici. Il Signor John, invece, bevve cinque Martini di fila. Dopo, salì sulla pedana accennando qualche passo di ballo. Sembrava su di giri.
A cena, Dorothy, aveva fatto allestire la tavola nel patio.
C’erano vari tipi d’insalata, una selezione di formaggi italiani e francesi, panini morbidi e una grande coppa piena di macedonia di frutta.
John servì di continuo, soprattutto a se stesso, vino bianco, secco, molto freddo. Teneva una riserva di bottiglie in un largo recipiente di metallo con acqua e ghiaccio. Per domani, disse Dorothy, abbiamo pensato di farvi fare una gita in mare con il motoscafo.
John è un marinaio provetto. La costiera vista dal mare è splendida. Io resterò a casa, invece, il motoscafo mi da il mal di mare.
Domattina alle otto! precisò John, dopo aver ingollato un lungo sorso di vino, mi raccomando, aggiunse, quando si va per mare ci si alza presto.
Fu davvero una bella vacanza per Mara e Angelina. Trascorsero sei meravigliosi giorni lontano dai problemi e dalle angosce di casa.
Alla fine, salutarono i coniugi americani e ripartirono.
Sei stata bene, mi pare, disse Mara, durante il viaggio di ritorno.
Così, rispose Angelina. In realtà non vedevo l’ora di tornare a casa, l’ho fatto solo per te, disse, fissando la madre negli occhi.
Guarda qua, esclamò Mara, eccitata. Dalla borsa che stava nel sedile posteriore dell’auto, trasse il portafoglio.
Aprilo! Disse.
Angelina obbedì senza fiatare.
Di un po’, ragazzina, ti fanno schifo tutti quei soldi? Lo sai che cosa significa? E poi papà non tornerà tanto presto, purtroppo. Quei soldi sono la nostra salvezza. La signora mi ha detto che se ci fa piacere possiamo trasferirci da loro. Sarebbe una soluzione. Io le farei da dama di compagnia e tu potresti aiutare il signor John a rimettere in ordine le sue scartoffie, sembra che in America sia uno scrittore affermato. Ho detto che sei brava al computer, ti darebbe uno stipendio. Siamo state fortunate, piccola mia, credimi.
Mamma, disse Angelina, dopo una pausa, quel vecchio mi ha molestata.
Mara si sentì completamente spiazzata.
Quando? Chiese.
Fin dal primo giorno.
Perché non me l’hai detto subito?
Mamma! Sbottò Angelina, avevo forse altra scelta?
Mara distolse lo sguardo da sua figlia e si concentrò sul lungo nastro d’asfalto che si perdeva all’orizzonte. Dopo una lunga pausa, con tono inespressivo disse: no, credo proprio di no, bambina mia.

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