Festival Internazionale di Roma interamente dedicata alla città di Roma
Macro di Roma - fino all' 8 gennaio 2017
Roma, il mondo
La XV edizione di FOTOGRAFIA
di Giuseppe Cocco
"Fotografia" ha da sempre fatto del rapporto con la città uno dei tratti più caratteristici della sua ormai quindicennale e consolidata storia. A Roma e alla sua comunità fu dedicata la seconda edizione del Festival e fu durante quella stessa edizione che venne istituita la Rome Commission, inaugurata con Josef Koudelka, il primo dei grandi fotografi che si sarebbero susseguiti per i successivi quattordici anni.
Ad oggi la Rome Commission è probabilmente il più longevo e consolidato progetto curatoriale che riguardi una sola città ed è destinato, dopo un’anteprima presso l’Istituto Italiano di Cultura a Londra in occasione di Photo London, ad esportare l’immagine di Roma in altre capitali del mondo.
Lo stretto legame tra la città ed il festival non si è “limitato” alla rappresentazione della stessa, ma è proseguito con una sempre più efficace penetrazione negli spazi culturali della città, consolidando i rapporti con i principali istituti e accademie di cultura estere a Roma (Accademia Americana, Accademia Francese a Villa Medici, Accademia Tedesca a Villa Massimo, IILA, tra i contributi più assidui).
Nel duecentesimo anniversario della pubblicazione del primo volume di Viaggio in Italia di Goethe, non possiamo che sottolineare come Roma voglia ancora con tutte le forze essere il crocevia d’incontro della cultura donando e ricevendo in egual misura dal contesto internazionale che ostinatamente è stato perseguito.
Il ponte tra Roma ed il mondo si è così costruito edizione dopo edizione, mostra dopo mostra, cercando e trovando da un lato un sempre crescente dialogo con l’arte contemporanea e dall’altro favorendo un’evoluzione del reportage tradizionale verso visioni più complesse ed autoriali (con contributi che hanno visto la presenza di artisti come Nan Goldin, Martin Parr, Chris Killip, Don McCullin, fino alle questioni italiane di Letizia Battaglia e Franco Zecchin con Dovere di Cronaca o più recentemente la commissione di Paolo Pellegrin) creando così quella breccia che ha permesso al pubblico italiano di conoscere artisti ed un modo di fare fotografia prima poco rappresentato o spesso sconosciuto ed avviando legami solidi con i fotografi nord americani (Sally Mann, Alec Soth, Larry Fink, Leonard Freed, Paul Fusco, Leo Rubinfien e Larry Towell), sud americani (tra tutte Graciela Iturbide), spingendosi sino a rotte quasi inesplorate quali i fotografi sud africani (Roger Ballen, Pieter Hugo, Zanele Muholi, Guy Tillim), l’ucraino Boris Mikhailov, gli scandinavi Anders Petersen e Martin Bogren, la giapponese Rinko Kawauchi e i moltissimi fotografi inglesi.
Il festival di Roma, romano di nascita e internazionale di vocazione, è diventato quindi una scuola per tutta una generazione di giovani fotografi italiani in cerca di una visione complessa dalla quale attingere ed un punto di riferimento per il proprio lavoro. Questa necessità non è passata inosservata ma ha anzi contribuito a creare fruttuosi scambi a vantaggio delle nuove generazioni di fotografi, non solo trasformando ogni edizione in un’esperienza formativa, ma trovando ed esponendo il lavoro di molti esordienti meritevoli, fino a creare solide piattaforme per la produzione concreta di nuovi lavori, fornendo gli strumenti e le possibilità ai giovani fotografi di entrare nel mondo dell’arte.
Nel corso degli anni la sezione dedicata alla fotografia emergente italiana ha accolto mostre di autori come Francesco Jodice, Stefano Graziani, Domingo Milella, Alessandro Imbriaco, Andrea Botto, Francesco Neri, Federico Clavarino, Nicolò Degiorgis, Luca Nostri, Pietro Paolini, Giovanna Silva, The Cool Couple e molti altri. Nelle ultime edizioni questo impegno è stato supportato e amplificato da Grazia dei Studio Legale che con il Premio Graziadei, giunto quest’anno alla sua quinta edizione, permette a fotografi sotto i 35 anni di esporre in due edizioni consecutive del Festival e offre ogni anno al vincitore una borsa di studio per realizzare un lavoro e presentarlo nelle sale del MACRO.
Roma, oggi più che ieri, è il simbolo della situazione socio-culturale italiana. Si guarda alla città e dalle sue vicende si cerca di trarne una previsione che possa essere estesa al resto del territorio. Vogliamo approfittare di questa quindicesima edizione – in termini umani coinciderebbe con l’adolescenza, per un festival invece è l’espressione di una straordinaria longevità – per rivolgere nuovamente verso la città il nostro sguardo, per vederne restituita un po’ di quell’attenzione che abbiamo nutrito oltre i nostri confini, riportando a Roma il baricentro del nostro mondo e scoprire come dalla lettura di questa complessa città, possiamo tradurre il mondo che ci circonda.