Vivere ed essere
Di Filippo Passeo
“Papà, che fai solo in salone
tra i tuoi tanti libri chiusi?”
“Cerco la chiave del cuore,
le pagine della gioventù,
il libro impolverato della vita.”
“Ma che dici, papà, sei vecchio, hai 4 figli,
non sei felice?”
“Mi sono scordato di me allora
e mi cerco:
tutto ho buttato, tutto ho fermato,
tutto ciò che fosse esterno al nostro piccolo nido:
la girandola di popoli e storie,
la girandola di mondi, bagliori, germogli;
ho sfogliato i vostri giorni soltanto, figli.”
“E' tardi, papà,
pure il Sole muore sulle vette,
pure l'Etna si stanca di sputare fuoco...
Non sei felice?”
“Non cerco il senso dell'essere tra gli uomini,
ma il senso dell'essere nel mondo.
Vorrei leggere tutti i libri con delle formule
e trovarvi la storia e l'equazione più bella;
vorrei che tutte le forme della musica
scoppiassero dentro tutti i tipi di strumenti
e i loro trenini di crome e biscrome
corressero per i miei nervi guidati da Elfi;
vorrei traforare la materia e fuoruscirne
per sentire se parlano i suoi atomi corrispondendomi.”
“Papà, dài, non cercare più, al ristorante ci aspettano!
Non sei contento?
“Cercavo una storia che non c'è,
cercavo una polifonia perduta,
una spirale con la coda d'oro
che non fa vento e sparge sogni.
L'eternità è forse un polverone immobile
dove il Tempo non sconfina...
“Non sei felice, papà?”
“Sì, forse, figli miei, andiamo!
Meglio fra le cose, fra voi vicino.
La storia più bella siete voi,
tutti i grappoli di note siete voi,
tutte le poesie e le vigne sui laghi siete voi...”
“Morirai felice, papà?” “Sì, ma cieco.”