Muri e... muri
di Dante Fasciolo
Mentre scrivo vedo scorrere sullo schermo TV
immagini raccapriccianti.
Lo sono tanto più perché le ho private di sonoro
ritenendo inutile e fuorviante, a volte,
il commento che accompagna i servizi
nati con le migliore intenzioni, certo,
ma sprofondate, a volte, in ipocrisia e falsa pietà .
Vedo paesi ridotti a cumuli di macerie,
luoghi senza più vita
e frammenti di muro testimoni testardi
per ricordarci che in quelle case
c’erano amori sconfinati aperti alla vita,
tenaci donne e uomini uniti in comunità ,
bambini gioiosi tra libri e pallone.
Il crollo ora è prigione
di morte, di sogni, di speranze future
e la sofferenza fisica cede il passo alla sofferenza del cuore.
Il crollo dei muri ora rende insopportabile
Lo sguardo sull’ambiente d’intorno;
occorre riedificare e ripristinare di nuovo
l’equilibrio armonico dell’antico paesaggio.
Succede da noi con l’incontrollabile terremoto distruttivo,
succede in paesi non troppo lontani ove la distruzione
è opera di malvagie, primitive, assassine rivendicazioni,
e delle bombe e dei cannoni presunti correttivi
che falciano alla pari case, uomini…e la pace.
E vedo altrove una odierna protervia
che alza nuovi muri non per costruire un mondo migliore,
ma per accentuare una anacronistica separazione,
una divisione disumana del genere umano.