Tempesta
di Dante Fasciolo
C’è aria di tempesta nel mondo,
forti venti disarticolano la vita quotidiana,
soffiano quanti vogliono restare,
soffiano quelli che vogliono disarcionarli,
la meta è sempre la stessa:
il luogo-non luogo del potere
che promette ed illude allo stesso tempo.
Ci sono le elezioni negli Stati Uniti
e la sfida è all’ultimo sangue,
linfa avvelenata che alimenta parole e azioni
indegne del più misero e relitto uomo del pianeta;
nel mentre, si gioca al tiro del piccione:
uomini bianchi e neri cadono come birilli
nel grande gioco degli scacchi assassini.
Ci sono a breve elezioni in Europa
e cavalli una volta rampanti zoppicano
all’ultima curva e scivolano sul lastrico
di una irrecuperabile strada ormai accidentata.
Due cavalli di razza nitriscono all’unisono,
ma lo spartito ha note disarmoniche,
mal conciliano col coro…si è persa l’armonia.
Russia e Cina e Nord Corea ed altre nazioni in ombra
veleggiano tranquille senza scosse;
qua basta controllare esercito e controspionaggio,
zittire stampa, televisione e internet
e la democrazia è ben stretta in pugno,
si è liberi di bombardare, di alterare i commerci,
perfino di spostare l’asse terrestre con l’atomica.
Brucia il Medioriente in preda
a despoti padri-padroni delle stremate nazioni;
morti e distruzioni assuefatte
non frenano bramosie di conquiste
e mercanti di cannoni indisturbati influenzano
le nuove geografie all’orizzonte:
profili disegnati col sangue innocente
E poi c’è l’Africa, sempre ultima.
Arranca a fatica da secoli e da secoli
è facile preda per molti finti benefattori.
Il destino dei suoi uomini è legato alle barche e al mare:
un tempo rapiti, legati e deportati ai campi di cotone,
oggi costretti a salpare senza bussola
e attraversare l’infinito blu, cimitero di speranze.