#156 - 25 aprile 2016
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Racconto

2112

di Ruggero Scarponi

La cessione di un ramo d’Azienda ricade sotto la normativa sancita dall’articolo 2112 del Codice Civile.
Il giovane dott. Alfredo Birindelli ne prese conoscenza esattamente il giorno dopo il ritorno dalla vacanza trascorsa a Montecarlo.
Non aveva neanche fatto in tempo a riprendere posto dietro la scrivania in ufficio che un uragano gli si abbatté contro.

  • Fuori, fuori tutti! – Urlò rabbioso, e fu talmente convincente nel suo accesso di rabbia che fu prontamente obbedito da tutti gli assalitori.
    Costoro, in ordine di fuga erano: i tre rappresentanti sindacali dello stabilimento, il Direttore amministrativo, il Direttore Commerciale e gli avvocati dello studio Gabelli, legali storici dell’Azienda. Ora, dopo la tempesta, Birindelli cercò di raccapezzarsi su quanto accaduto.
    Perché mai quelle brave persone ce l’avevano tanto con lui? Che cosa poteva aver commesso ai loro occhi di tanto riprovevole e in un periodo relativamente breve, il tempo della vacanza, quindici giorni, trascorso sulla Costa Azzurra. La sua brava segretaria la Pinuccia, stavolta non era stata all’altezza della situazione. Non aveva fatto “filtro” e aveva lasciato che lo assalissero fin dentro l’ufficio. Doveva essere successo qualcosa di grave nel frattempo. Si decise. Prese in mano il telefono e chiamò Gianni, il capo-officina, l’unico di cui veramente si fidava.
  • Allora Gianni – gli chiese appena questi si fu accomodato sulla sedia davanti alla scrivania – che succede? PerchĂ© tutti ce l’hanno con me? Che ho fatto di male?
  • Vede Dottore – rispose compunto Gianni – è che le cose qui non vanno mica tanto bene come una volta. Io le cose le vedo. Noi continuiamo a produrre e a stoccare nei magazzini, che fra poco non ce la faranno piĂą, per quanta roba ci sta. Insomma, per farla breve, Dottore, il prodotto non tira piĂą, si fa fatica a vendere…
  • Potevano dirmelo, allora! Non sarĂ  mica un problema sorto nelle due ultime settimane! PerchĂ© nessuno mi ha informato? Adesso vengono da me tutti infuriati! Che posso fare? Potevano pensarci prima …
  • Ecco Dottore – rispose esitante Gianni – in Azienda si dice anche, che forse lei, mi scusi sa, non è per farmi gli affari suoi, dottore , ma qui qualcuno, qualche mala-lingua, sostiene che forse lei si è un poco distratto dietro a…, sostiene che non è un problema delle ultime due settimane, ma è da almeno due anni che si va “sotto” e forse se lei avesse letto i dati di bilancio se ne sarebbe dovuto accorgere. Scusi se ho parlato con franchezza d’altronde…- così concluse il Gianni.
  • No, anzi ti ringrazio. Come al solito sei stato sincero e di te mi fido. Dunque qui le cose vanno male e io non me ne sarei accorto, per andare dietro… lasciamo stare, so bene cosa intendono gli altri. Che si può fare?
  • Forse dottore potrebbe calmare gli animi convocando le persone che ha buttato fuori dall’ufficio…
    Birindelli, si alzò dalla poltrona e si avvicinò alla finestra. Di lì aveva una panoramica quasi completa della fabbrica. Papà gliela aveva lasciata prima di trapassare, ancora sulla breccia. Papà l’aveva fatto studiare perché fosse in grado di dirigerla e lui non l’aveva deluso e in pochi anni da un capannone con cinquanta operai l’aveva portata a dieci capannoni, sparsi in tutta la provincia con oltre cinquecento operari e un indotto di almeno altri cinquemila. Un colosso, leader mondiale. Papà gli aveva lasciato in eredità anche un particolare settore, il marketing, da tutti in azienda soprannominato l’harem. Il vecchio Brindelli, infatti, si era concesso un lusso tutto particolare. Al contrario di quello che facevano tanti imprenditori d’assalto che per ritemprarsi dalle fatiche del mercato s’infilavano nei letti di segretarie, operaie, impiegate e qualche volta distrattamente, anche in quello delle proprie mogli, il vecchio Birindelli aveva una passione, le giovani dottoresse, intendendo per dottoresse, quelle laureate in economia e specializzate nel Marketing. A suo modo era generoso. Dopo il colloquio, in cui si assicurava soprattutto delle doti fisiche della candidata, presentava la sua offerta. Da una parte il lavoro profumatamente retribuito e con contratto a tempo indeterminato. Dall’altra si chiedeva la disponibilità… insomma si doveva essere disponibili, col Birindelli. In tanti anni nessuna si era lamentata del trattamento e la cosa era passata dal padre al figlio. Fatto sta che le ultime assunte, purtroppo, per il giovane Birindelli, oltre ad essere sveglie, intelligenti e ferrate nella materia erano anche formato “modella” o forse “monella” e il rampollo ci si era perso dietro. Una vacanza a Capri con una, una vacanza a S. Moritz con l’altra e via dicendo fino all’ultima, quella a Montecarlo. Insomma negli ultimi due anni l’Alfredo Birindelli era stato talmente assorbito dal Marketing che non si era accorto che i Cinesi erano entrati prepotentemente nel mercato e senza tanti complimenti lo stavano facendo fuori. Ora, un po’ uno, un po’ l’altro, tutti venivano a presentare il conto. Le banche all’inizio si erano dimostrate ben liete di offrire credito ad un’azienda che era sinonimo di solidità, ora invece, reclamavano il rientro immediato dello “scoperto”. I fornitori, stanchi di vedersi respingere tratte e cambiali, disattendevano gli ordinativi se non coperti da assegni circolari e pagamenti cash. Gli operai erano a un passo dall’incrociare le braccia a fronte del mancato pagamento dei salari degli ultimi tre mesi e…Una catastrofe, una catastrofe da dove sembrava impossibile uscirne. Il Birindelli si lasciò cadere sulla poltrona. Era troppo, tutto in una volta. – L’ho fatta grossa! – meditò dentro di sé – Povero babbo, non dovevo fargliela questa. E’ proprio vero il proverbio che dice che i padri faticano a costruire ciò che i figli dilapidano in un attimo.
    Meditò di tutto il Birindelli, dalla fuga in Azerbajan, al suicidio, all’incendio doloso per intascare il premio dell’assicurazione, alla banca-rotta…- di tutto, ma mai e poi mai vendere ai cinesi. Sarebbe morto in galera come bancarottiere ma non avrebbe venduto agli odiati musi gialli causa della sua rovina. Si stava tanto bene quando era praticamente l’unico produttore a livello mondiale! C’erano margini alti per tutti. Per lui, per gli agenti, i venditori, i capi area, i dirigenti e persino per gli operai che mediamente guadagnavano, in virtù di un vantaggioso contratto integrativo, il trenta per cento in più dei colleghi in provincia. E adesso questi selvaggi erano venuti a rompere le uova nel paniere. Sarebbe morto come il Generale Custer, con la bandiera in mano, ma non avrebbe venduto.
    Pinuccia a un cenno del Birindelli introdusse i bravi signori che aveva buttato fuori dall’ufficio la mattina.
  • Dunque, signori – esordì – inutile dirvi che mi scuso per questa mattina…- ma scorgendo un cenno d’assenso da parte dei suoi interlocutori, continuò – non vale la pena di soffermarci su queste cose e passiamo invece al nocciolo del problema. Dunque, parlando una alla volta, chiaritemi il vostro punto di vista. In ossequio ai diritti del personale dipendente, invitò a parlare il rappresentante sindacale.
  • Beh Dottor Birindelli – disse risoluto il barbuto Stefano De Bonis, dei sindacati della sinistra, delegato dagli altri a parlare – è che son tre mesi che non c’è paga. Così non si può andare avanti. E concluse il discorso con decisi cenni del capo all’indirizzo del Birindelli e dei presenti, fortemente apprezzato dai suoi compagni.
  • Mi pare giusto – stigmatizzò l’Alfredo – passiamo a Cannavò, il direttore Amministrativo.
  • Mi spiace tocchi proprio a me la parte piĂą ingrata. Dottor Birindelli, come evidenziato dall’ultimo bilancio la situazione è negativa sotto ogni punto di vista. Le banche ci tolgono il credito. L’indebitamento è a rischio insolvenza, i fornitori pretendono pagamenti cash, che in mancanza di liquiditĂ  non possiamo erogare con conseguente rischio di arresto degli impianti per mancanza di materia prima…Senza farla troppo lunga Dottore, qui ci sono tutti i dati – e presentò il Canna, come lo chiamavano in azienda, una cartellina con tanti fogli pieni zeppi di cifre, molto spesso in colore rosso.
  • E lei Gagliardi, che mi dice del suo settore? Il commerciale.
  • Poco, anzi niente. Questa è la mia lettera di dimissioni. Mi spiace Dottore ma da mesi chiedevo un colloquio per farle presente la situazione, la signorina Pina lo sa bene, quante volte sono venuto…Ma lei era sempre fuori. Io ho da pensare alla mia famiglia e…
  • E si è venduto alla concorrenza, ai cinesi…- sentenziò il Birindelli con aria offesa
  • La prenda come vuole. E’ affar suo. Però le dico che se invece di darsi alla bella vita si fosse interessato di piĂą dell’azienda….
  • Ma vai, vai,… topo! – urlò Birindelli – Ingrato, fintanto che c’era da beccare, come beccavi!
    Ma i topi si scoprono subito. Quando la nave affonda escono fuori. Ma va a mangiare il riso dai cinesi! Te lo meriti. Vedrai che trattamento ti fanno…
  • Sempre meglio che star qui a lavorare per niente – rispose a voce alta il commerciale sbattendo la porta mentre se ne andava.
    A questo punto non restavano che i legali dello studio Gabelli.
    Birindelli si rivolse a costoro come l’ultima spiaggia, di una situazione che resisteva all’idea di veder compromessa.
  • Che debbo fare? – Disse con aria supplice e interrogativa.
    Prese la parola il più anziano l’avvocato Caruso.
  • Veramente dottore, è da un po’ che stavamo seguendo la situazione. Con discrezione, naturalmente. E’ sempre importante che in giro per quanto possibile non trapeli nulla. Per dire il vero, in base alla nostra esperienza, riteniamo che sia impossibile raddrizzare il timone. Il Dottor Gagliardi, andandosene, ha mancato di illustrare la grave situazione di mercato di questa azienda. Non solo le viene meno il supporto creditizio in ambito bancario, ma praticamente, ha visto passare alla concorrenza negli ultimi mesi proprio i Clienti migliori e piĂą rappresentativi. Nello sforzo di mantenere i livelli di fatturato, gli agenti hanno tentato di esplorare, come dire, settori ambigui, hanno venduto qualche volta senza le necessarie garanzie e…il risultato è un’esposizione creditizia dai rientri molto incerti che ha pompato risorse in produzione e che probabilmente non saranno ripagate.
    In buona sostanza, dottore, il quadro completo dell’azienda suggerirebbe di accettare l’offerta avanzata dai cinesi e vendere. Badi, Dottore, al contrario di quel che crede i gialli sono stati assai generosi, supervalutando le rendite di posizione e il portafoglio clienti. Se accetta subito forse riuscirà a salvare i posti di lavoro – e qui ci fu un’evidente cenno d’intesa con i sindacalisti – almeno in parte…- e qui invece ci fu un evidente cenno d’intesa col Direttore Amministrativo. Inoltre i Cinesi sarebbero disponibili a mantenere il nome dell’Azienda, hanno rispetto per queste cose. E…
  • E insomma, tutti contro di me – sbottò il Birindelli – ma vi faccio vedere io di cosa sono capace, mi avete dato per morto troppo presto…
  • Ma no, Dottore, - s’intromise Venturi, l’avvocato piĂą giovane dello studio Gabelli - non la prenda così. Comprendiamo il suo stato d’animo, ma creda a noi, se siamo qui è perchĂ© crediamo si possa fare ancora qualcosa.
  • Qualcosa? – grugnì Birindelli – qualcosa…?
    • Si potrebbe – continuò Venturi – se proprio non vuol vendere e tentare un’ultima carta, assai rischiosa, debbo avvisarla, si potrebbe dicevo, utilizzare il 2112.
  • E che roba è? – strillò spazientito il Dottore
  • E’ l’articolo che regola la cessione di un ramo d’azienda. In sostanza Dottore lei vende un settore, diciamo scomodo, si alleggerisce dei costi fissi, introita liquiditĂ , tacita le banche e dĂ  fiato alla produzione. Con un attento controllo delle risorse, una politica aggressiva sul mercato, potrebbe riconquistare qualche Cliente e se è molto, molto fortunato, rimettere in gioco l’Azienda, almeno per un po’ di tempo, il tempo necessario per venderla, non come un’azienda “cotta”, però….
  • La cessione di un ramo d’azienda? – interloquì Birindelli. – PerchĂ© no. Certo non ai cinesi, questo è escluso… Ma potrei trovare un compratore in zona…Ci sono imprenditori che farebbero carte false per portarmi via la fabbrica. C’è per esempio quel nostro fornitore, il greco, quel Kavafis a cui abbiamo subappaltato alcune forniture. Tra i tanti sarebbe l’unico in grado di attivare l’intero ciclo produttivo. – Rivolgendosi ai legali dello Studio Gabelli intimò – Vi autorizzo formalmente a intavolare trattative col greco…Da subito…e mi raccomando!
    Caruso e Venturi non persero tempo e nel fine settimana organizzarono un pranzo col Kavafis.
    Costui era un uomo fine, dall’occhio vivace, un’intelligenza pronta. Famoso per prendere rapide decisioni e questo la diceva lunga sulla sua straordinaria capacità di analisi. Appena gli veniva prospettato un problema, restava assorto qualche istante e subito sparava la soluzione con una lucidità veramente stupefacente. Non si smentì neanche quando gli prospettarono la questione del Birindelli. Ascoltò attentamente tutta la storia. Alla fine restò qualche istante silenzioso mentre girava meccanicamente il cucchiaino nella tazzina del caffè.
  • Ebbene signori – disse a un tratto, alzando la testa e abbozzando un sorriso di compiacimento– compro! La vendita del ramo d’azienda si rivelò provvidenziale. Grazie a quell’operazione il Birindelli si salvò dalla bancarotta. Certo, pagati tutti i debiti, le parcelle dei legali e gli operai, non gli restò praticamente nulla e quanto ricavato dalla successiva vendita della fabbrica ai cinesi, riuscì a coprire, malamente, la voragine finanziaria che due anni di gestione allegra aveva provocato. I legali dello studio Gabelli negoziarono con i cinesi, per il Birindelli, un posto di Capo del settore Controllo di qualitĂ . Giusto per fargli guadagnare uno stipendio ed evitare di mandarlo in miseria. In fin dei conti lo studio Gabelli aveva un debito di riconoscenza con la famiglia Birindelli e in ogni caso restavano come consulenti legali della nuova proprietĂ .
    Il Birindelli, a causa della sua sventataggine, tutto in una volta, aveva dovuto mandar giù parecchi rospi, ma quello più grande di tutti, che gli restava sul gozzo, lo doveva mandare giù tutte le mattine, quando, per andare in fabbrica, passava davanti alla sede del settore marketing, l’harem, e anziché Birindelli e figlio, leggeva tristemente sull’insegna: Konstantin Kavafis International Marketing Associated. E sullo sfondo c’era la foto del greco, a figura intera, sorridente e abbronzato, contornato dalle otto più graziose dottoresse in economia di tutta la provincia. .
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