#152 - 21 marzo 2016
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterŕ in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerŕ il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore č giŕ  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore č la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererŕ  l'amore per il potere, sia avrŕ  la pace (J. Hendrix)
Racconto

Baba'

di Ruggero Scarponi

Per la festa di Martina, la mamma, la signora Elsa ha preparato la sua specialitĂ , i babĂ  al rhum.
E’ entrata nel salone reggendo un grande vassoio con i dolci lucidi di glassa e di liquore.
Martina le porge i piatti di plastica colorati, di quelli fatti apposta per i ricevimenti.
La signora Elsa dispone su ogni piatto un babĂ  con abbondante sciroppo e panna montata.
Lei è un nuovo amico di Martina? Mi domanda al momento di passarmi il piatto con il dolce, non l’ho mai vista prima, aggiunge, va a scuola con mia figlia?
Lui lavora, mamma, interviene Martina, fa le scuole serali.
La signora resta un po’ interdetta, poi atteggiando il viso a un’espressione di grande dolcezza dice:
lavora? Così giovane? Che bravo. I suoi, ne saranno fieri.
Mamma, ti prego! S’impazientisce Martina mentre distribuisce agli invitati i piatti con i babà.

La signora Elsa è molto bella.
Rapidamente faccio un confronto con la figlia.
Martina sta porgendo un piatto alla sua amica del cuore, Rosy.
Tutte e due ridono sommessamente come per qualche loro segreto.
Martina indossa una maglietta attillata e una minigonna talmente corta, che quando si piega la scopre vistosamente.
La signora Elsa, invece, indossa un abito scuro, molto severo.
Sembra un’aristocratica, una granduchessa uscita da un romanzo russo.
Non c’è confronto con la figlia, penso.
Troppo sguaiata, quella, a paragone della madre.
Della signora Elsa mi piace tutto.
Il modo di parlare, pacato e un po’ antiquato.
Il modo in cui sta seduta sulla seggiola con la schiena dritta.
I gesti che compie con le mani, brevi e compunti.
Avrà quarant’ anni, penso, ben portati, molto ben portati.

E che lavoro svolge? Mi chiede a un tratto.
E lo lasci in pace? Interviene Martina, scocciata.
La signora Elsa la guarda risentita.
Uffa! sbuffa Martina.
Lavoro in una ebanisteria del centro, rispondo, mentre faccio segno a Martina di lasciar correre.
La signora Elsa mi fissa ancora, con un sorriso triste.
E’ rimasta immobile, assorta, con in mano un piatto con un babà che ora rischia di scivolarle dalle mani.
Martina corre rapida a salvarlo prima che possa cadere in terra.
Oh! Esclama la signora, mi ero fissata, dietro a chissĂ  quale pensiero.
Riprende a distribuire i piatti con i dolci.
Nel grande vassoio ci sono abbastanza babĂ  per consentire piĂą di un bis.
Tutti gli amici di Martina sono intenti a mangiare.
Io mi avvicino alla Signora Elsa, appoggio il piatto di plastica sul tavolo.
Davvero squisito, signora, mormoro sottovoce, davvero.
Squisito? Risponde, quasi assente, la donna.
Davvero, si, squisito, confermo.

Martina ha finito il babĂ  e adesso gongola tra le braccia di Federico, il suo ragazzo.
Rosy è alle sue spalle, le da delle spinte e le fa il solletico ai fianchi.
Martina ride e schiocca baci zuccherosi a Federico che la stringe a sé.
Rosy protesta, vorrebbe un po’ di Martina anche lei.
Squisito? Ripete nuovamente la signora Elsa quasi si fosse destata da uno stato di torpore, allora forse ne gradisce ancora?
Sto per rispondere di no, ma per un istante incrocio gli occhi della donna che si aspetta che accetti e dico, si, grazie, molto volentieri.
Attacco a mangiare il secondo babĂ  irrorato di sciroppo e contornato da una montagna di panna montata.
La signora Elsa mi osserva gustare il suo dolce con uno sguardo colmo di riconoscenza.
Qualcuno manda della musica, si abbassano le luci nella stanza, iniziano le danze.
Le coppie si avvinghiano, schioccano baci appassionati.
La signora Elsa è lì, sulla sedia, come smarrita.
La sua espressione è malinconica.
Mi siedo vicino a lei.
Mi parli del suo lavoro, mi chiede all’improvviso, con un tono di voce vagamente implorante.
Il mio lavoro? Rispondo imbarazzato, non c’è molto da dire, per il momento sono addetto alla lucidatura dei vecchi mobili da restaurare.
La signora Elsa mi ascolta attenta.
I suoi occhi mi fissano interrogativi, forse desidererebbe che mi dilungassi a svelarle i segreti dell’ebanisteria ma forse le basterebbe anche solo che continuassi a parlare, di qualsiasi cosa.
Come è bella! penso.
D’istinto le prendo delicatamente una mano e l’ avvicino alla bocca.
Lei mi lascia fare, non dice nulla.
Riconosco il profumo dell’aroma di arancio che ha utilizzato per i babà.
La sfioro con un bacio.
Dopo una breve esitazione la signora Elsa ritira la mano.
Non c’è stizza nel suo gesto, anzi.
Sospira, poi si alza e mi chiede, indicando le stoviglie sul tavolo assieme al grande vassoio dei babĂ .
Mi aiuterebbe a portare di lĂ  queste cose?
Certamente, rispondo, quasi avessi ricevuto un invito esclusivo.
Sono eccitato, mi sembra di essere in attesa di un prodigio. Invece, in cucina non succede niente. Lei sistema le cose su di un grande tavolo.
Grazie, dice, è stato molto gentile ad aiutarmi, Martina non lo fa mai, trova sempre delle scuse.
La guardo, vorrei rispondere qualcosa ma non so neanche io cosa.
E poi, vorrei prenderla tra le braccia, ma non trovo il coraggio.

Torno da solo nella sala dove i ragazzi e le ragazze ballano.
Mi siedo su una sedia.
Si avvicina Martina e m’invita a ballare.
Passa così il pomeriggio, il pomeriggio del compleanno di Martina.
La signora Elsa è rimasta tutto il tempo in cucina a riordinare.
Finisce la festa, siamo ai saluti.
Martina mi bacia sulla guancia.
Grazie che sei venuto, mi dice, e grazie per il bel regalo.
Grazie a te rispondo meccanicamente.
Sto per andarmene, un po’ deluso, quando improvvisamente mi raggiunge la voce della Signora Elsa.
Aspetti, aspetti! Grida dal fondo del corridoio mentre si avvicina in fretta.
Mi fermo, il cuore mi batte forte, non riesco a pensare a nulla.
Ecco, prenda, mi dice premurosa porgendomi un pacchetto, li porti a casa, dentro ci sono i babĂ , aggiunge, con un sorriso amorevole.

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