Galleria Benucci - Roma
Antologica di Afro
di Luigi Capano
Entriamo in Via del Babuino 150. Sopra il portone è inciso nel marmo il nome dimenticato di Erulo Eroli (Roma 1854-Roma 1916) pittore e arazziere che qui ebbe il suo studio artistico e qui impiantò un laboratorio di arazzeria che ebbe fama nel mondo.
Ci accoglie la Galleria d’Arte Benucci che tra mobili e dipinti d’antiquariato ospita in questi giorni la mostra antologica “L’inquietudine della forma”, dedicata ad Afro Basaldella (Udine 1912-Zurigo 1976), uno dei protagonisti della scena artistica italiana e internazionale del novecento; mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione Afro.
L’elegante catalogo che ho sotto gli occhi – arricchito dalla pubblicazione di alcune conversazioni sull’arte tra Afro, Burri, Scialojae altri - mi permette in qualche modo di rivisitare e di rimeditare placidamente questa esposizione che avrebbe meritato una maggiore risonanza mediatica.
Seguendo il ritmo segnato dalle opere disposte nelle sale austere e ombrate della galleria, ed ora, sfogliando le pagine patinate dell’invitante catalogo, le sperimentazioni stilistiche si succedono: dal figurativo tipico degli anni della gioventù in cui Libero de Libero vide un colorismo di matrice veneta, all’esperienza cubista, fino al postcubismo del dopoguerra e infine, ad un astrattismo prossimo all’informale.
Ma l’arte pittorica è fatta di ritmi, di forme, di colori - ha più volte ribadito Afro – e il soggetto naturalistico è più prossimo alla forma astratta di quanto l’occhio non creda, se solo riuscisse a cogliere ovunque, come in un gioco gestaltico, l’intrecciarsi, talora armonioso talora caotico, di questi tre fondamentali elementi: ritmo, forma, colore.