Daniza l’Orsa
di Dante Fasciolo
Il gatto, il cane, il canarino, ecco il “cerchio magico” degli animali ammesso nelle nostre case. Seguono distanziati il cavallo, la tartarughina, il criceto. Tutto il mondo animale di cui ci occupiamo è qui. Poco della mucca che offre il suo latte ogni mattina , poco della gallina che sforna per noi uova in quantità, ancor meno dell’asino, che pur fatica ancora bastonato.
Proviamo fascino per il cammello tra dune infuocate, e per la tigre, il leone, l’elefante padroni delle foreste, e un pizzico di simpatia per il lupo e l’orso dei nostri boschi…
..ecco, l’orso, parliamone. La vicenda della morte di Daniza nel Trentino ha segnato per tutti una profonda ferita: per quanti non ne conoscevano l’esistenza, per quanti la seguivano per servizio ogni giorno, per quanti ne chiedevano l’abbattimento per quanti ne invocavano la salvaguardia.
In un modo o nell’altro tutti abbiamo scoperto Daniza reo di una aggressione-difesa, e altre marachelle proprie della specie. “Fedina penale” sporca, per ciò meritevole di essere esiliata in area recinta sulla collina del Casteller, dove dovrebbero, invece, essere recinti i tanti politici ed amministratori della cosa pubblica per ben più gravi reati e fedine penali nere e incancellabili.
Daniza è morta: una ferita per la natura l’ambiente, l’equilibrio faunistico; una ferita per la cultura, l’ecologia, la biologia, una ferita che affonda nella nostra incapacità alla convivenza, e al rispetto, di tutti gli esseri viventi. Una sconfitta per tutti noi, piccati di intelligenza.