Ciclo sugli alberi seguendo l'itinerario divulgativo del libro
"Alberologia" di Antonio De Bono, edito da Osanna Edizioni
Dal vicino oriente
Mitologia mesopotamica
Non esiste albero dal quale l'uomo
non possa raccogliere frutti (Gen. 3, 2-3)
Per mitologia mesopotamica, solitamente, s’intende tutto quel complesso di miti e credenze religiose dei popoli babilonese e assiro che conquistarono la regione prima occupata dai sumeri.
Il termine mesopotamia – paese tra i fiumi – indica quell’area tra il Tigri e l’Eufrate (all’incirca l’Iraq di oggi) che fu la culla della civiltà assiro-babilonese.
E’ fondamentale evidenziare la distinzione della mitologia sumera da quella mesopotamica, che nel corso dei secoli la precedette e dalla quale trasse ispirazione, così come avvenne tra la mitologia greca e quella romana. Molte mitologie sumere furono assunte e rinominate dai babilonesi, dando ad esse nuovi attributi, in modo da soddisfare le interpretazioni delle nuove popolazioni dominanti nella regione. I primi insediamenti umani ad occupare la Mesopotamia risalgono al IV millennio a.C:, i quali seppero sfruttare abilmente il suolo per la loro sussistenza. Sulle montagne da dove parte il percorso dei due fiumi, vi erano foreste di tipo mediterraneo con alberi di quercie, pini, cedri e ginepri e una fauna di animali selvatici quali leopardi, leoni e cervi. Li’ ritenevano fosse la dimora degli dei, in una località non ben precisata, ma individuata come “Luogo dove spunta il sole”.
Più di tutte le altre piante, nell’antica Mesopotamia la palma da dattero era considerata l’albero sacro per eccellenza; era oggetto di aspersioni rituali e gesti simbolici, legati all’idea della fertilizzazione. Per il popolo arabo era l’albero della vita e per questo si credeva provenisse direttamente dal paradiso terrestre. Nel sacro corano, tra i versetti, la parola “Albero” ricorre ben 24 volte, la palma 5 volte. Comunque, in tutto il Medio Oriente, il re del cielo e della terra e padre degli dei era Assur (Supremo dio degli Assiri), che frequentemente veniva adagiato sulla chioma di una palma per significare la sua immortalità.
Anche Enlil, dio dell’aria e signore del vento, quale massima divinità del pantheon mesopotamico, era raffigurato a fianco di una palma, come la dea dell’amore e della guerra Istar o Ishta era nominata come ”Signora della Palma”.
Molti agiografi parlano dell’albero della palma come simbolo di prosperità e di benedizione divina, facendo spesso riferimento al Salmo 91, 13-16: “Il giusto fiorirà come palma”.
Tra le varietà di dattero c’è quella definita da umido, dalla quale si ricava il cosiddetto “Pane del deserto” che rappresenta uno degli alimenti fondamentali dei beduini.
L’iconografia cristiana ne fa il simbolo del martirio, della spiritualità e dell’immortalità ed è paragonata alla Fenice che rinasce dalle proprie ceneri.
Nella Domenica delle Palme viene benedetta durante una solenne ricorrenza cristiana, in ricordo dell’entrata di Gesù in Gerusalemme, sul dorso di un asino, mentre la folla lo applaude agitando rami di palma e chiamandolo “Messia”, “Re d’Israele”,
La palma è anche l’emblema di molti santi tra cui: Pietro, Battista, Girolamo, Bruno, Filomena e della stessa Vergine Maria Assunta.
Un alto valore simbolico la palma lo assume ai nostri giorni nelle competizioni cinematografiche con l’assegnazione della “Palma d’Oro” per il miglior film dell’anno; e nella musica e nello sport con l’assegnazione di trofei riproducenti la palma. (4 - continua)