#137 - 12 ottobre 2015
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrŕ in rete fino alla mezzanotte del 19 aprile, quando lascerŕ il posto al numero 350. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchč ti morde un lupo, pazienza; quel che secca č quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport č l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte č costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista č colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
Racconto

L'assente

di Ruggero Scarponi

Il Professor Albergati si svegliò male quella mattina, provava un nervosismo e un’insofferenza che in breve lo costrinsero fuori dal letto prima del solito, prima che Margherita, la governante, gli portasse la consueta tazzina di caffé. Figurarsi la sorpresa della donna! Per poco non le venne un colpo a trovarsi il professore alzato e seduto a bordo letto anziché immerso nel sonno come ogni mattina. E cosa mai poteva essere accaduto da sconvolgere un’abitudine così radicata?

  • Santo Cielo! – esclamò Margherita – si sente male, professore? Cosa mi sta a fare seduto così fuori del letto? PerchĂ© non mi ha chiamato prima, sarei corsa subito. Ma il professore non le rispondeva, sembrava assente. Aveva uno sguardo perso. Per la veritĂ , sembrava volesse dire qualche cosa, ma senza riuscirci come se un improvviso malore gli impedisse la favella. Margherita era impallidita a vederlo in quello stato con le mani chiuse una dentro l’altra, che si torcevano frenetiche.
  • Professore! – urlò spaventata – per l’amor del Cielo, non faccia così, mi dica qualche cosa…Debbo chiamare il medico? A questo punto l’Albergati sembrò riprendersi, nel senso che pur restando pallido e smarrito, riuscì a rispondere alla povera donna.
  • Ora va meglio, Margherita, va meglio…E’ che…non so nemmeno io. Ma mi sono svegliato improvvisamente come se una mano mi premesse forte… qui, sulla fronte e poi ho cominciato a sudare, a smaniare…non so nemmeno io…ma ora mi sento meglio… La donna aveva ascoltato attenta.
  • Che sia stata la cena di iersera? - pensò tra se - Da qualche tempo il professore ha allentato la disciplina alimentare e indugia davanti alla TV, prima di coricarsi, insieme con una certa bottiglia di brandy.
  • Mi permetta almeno di chiamare il dottore, - disse con tono preoccupato - per una visita. E stamane, Professore, potrebbe restarsene a riposo, a letto. Avvertirò io la scuola che lei è malato. Non avranno nulla da ridire, lei è sempre così scrupoloso, non manca mai…
  • Ma le ho detto che sto giĂ  meglio. – rispose con una leggera irritazione nella voce il professore - Per favore, Margherita, ora mi dia il caffè e poi mi lasci solo, che voglio prepararmi. Alla donna non restò da far altro che ubbidire, per quanto reputasse il disturbo del professore tutt’altro che trascurabile. Ritornato pienamente in sĂ©, il professore, riprese la routine giornaliera. Dopo aver fatto toeletta, si preparò per andare a scuola dove insegnava latino e greco al ginnasio. Appena fu in aula, disse – Facciamo l’appello –. La parola sembrò risvegliare in lui un’allegrezza improvvisa e riuscì persino a bofonchiare qualche battuta scherzosa. Finito l’appello, continuò a scorrere con la penna stilografica su e giĂą l’elenco degli studenti.
  • E’…assente….? – chiese ai ragazzi, mentre continuava a esplorare i loro nomi sul registro di classe. Alla domanda gli studenti restarono sorpresi.
  • Come? Il professore chiedeva a loro se c’era qualche assente? Ma aveva appena registrato gli alunni mancanti…cosa diavolo aveva? Si era rimbambito?
  • Eh? Ragazzi? – continuò, con l’espressione assorta di chi sta cercando qualcosa.
  • Protti e Selva – rispose un ragazzino al primo banco – Protti e Selva stanno male, con l’influenza professore –
  • Protti e Selva, eh? – gli fece eco l’insegnante – e dove si è cacciato…che non lo trovo qui…- I ragazzi si guardarono disorientati. Che stava succedendo? Il Professore si era ammattito?
  • Protti e Selva…- ribadì il ragazzino.
  • Che Protti e Selva! – sbottò il Professore – che Protti Selva…lui, lui…non c’è? -
  • Chi? – si azzardò a chiedere il ragazzino. L’insegnante allora prese a fissarlo con aria inquisitoria. Lo studente sentendosi osservato in quel modo divenne rosso paonazzo, non riuscendo a comprendere cosa volesse da lui. L’uomo, senza parlare ora lo guardava severo, torvo. Ma alla fine disse:
  • Lascia perdere. – E poi con la massima naturalezza – Prendete il libro di sintassi… I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo, tutto sembrava rientrare nella normalitĂ . Di sicuro qualcosa era avvenuto ma per il momento non c’era da preoccuparsene. Quel giorno il professor Albergati aveva lezione alla seconda ora in un’altra classe. Anche lì si affannò a rintracciare un ragazzo assente che non risultava nel registro e di cui non ricordava il nome.
  • Senti – provò con un suo amico, un collega di vecchia data – aiutami tu, sennò divento matto.
  • Che ti succede? Che posso fare per te?
  • Niente, niente d’importante. Ma son quelle cose che se non le risolvi, ti arrovellano il cervello…Dunque si tratta di questo. Da stamattina ho in testa un certo ragazzo del ginnasio di cui, però non riesco a ricordare il nome…Fammi il favore, se ti dico alcuni particolari vediamo se insieme riusciamo a ricordarlo.
  • Va bene – rispose l’amico – almeno ti ricordi se è uno bravo…? Sai sarebbe piĂą semplice…
  • Ma certo! – Esclamò l’Albergati – come non c’ho pensato prima! E’ per questo che m’è venuto in mente. Ieri pomeriggio stavo correggendo le versioni latine e improvvisamente mi è venuto spontaneo dire …lui l’avrebbe tradotto così, il brano. Capisci? Uno che il latino lo sa meglio di noi!
  • Scusa – gli rispose il collega, ma uno così me lo ricorderei, non ti pare?
  • Appunto! Come fai a non ricordarlo? Ho il nome sulla punta della lingua, maledizione. Quando succedono queste cose mi viene un nervoso…E dai…possibile che anche tu non ti ricordi…Potrei addirittura descrivertelo…Un tipo bassino, tarchiato, nero, nero, due occhi furbi, intelligenti…bravo in greco e latino…e via! piĂą di così? Vuoi la fotografia? L’amico osservò il professore con sospetto e poi chiese:
  • Ma non sarĂ  quello che quando traduce Tacito, lo viene ad ascoltare anche il Preside? Quello che conosce quasi tutta l’Eneide a memoria?
  • Bravo! Bravo. Lui, sì quello lì, com’è che si chiama accidenti d’un ragazzo? L’amico lo fissò intensamente.
  • Lo vuoi sapere, vero?
  • E forza! che ci sto diventando matto.
  • Non me lo ricordo – rispose l’altro – non me lo ricordo. L’Albergati restò di sasso.
  • Come sarebbe? Me lo hai appena descritto, Tacito…l’Eneide…
  • Senti, parliamoci seriamente, - disse il collega - in questa scuola non c’è nessuno così, hai capito?
  • Ma come? Allora ti sei inventato tutto? Eppure è vero, mi ricordo perfettamente come traduce Tacito e poi l’Eneide, la sa tutta a memoria quello li, anzi, senti qua: -Liber primis, ecc, ecc.ecc… Il Professor Albergati continuò a recitare l’Eneide per un po’. S’interruppe solo, quando il medico gli praticò un’iniezione di calmante.
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