La tigre
di Ruggero Scarponi
La tigre, il più grande felino vivente, un predatore alfa. Caccia prediligendo la tecnica dell’agguato. E’ in grado di abbattere animali di peso cinque o sei volte superiore al suo. I terribili canini di cui è fornita possono raggiungere i dieci centimetri di lunghezza e gli artigli sono lame micidiali. La tigre, soprannome riservato a persone crudeli dalla spiccata aggressività . Anna era l’usuraia del paese: la tigre. Aveva accumulato negli anni una ricchezza immensa, spolpando, ad uno ad uno i commercianti della cittadina. A quarantasette anni, Anna ne dimostrava settanta. Era rugosa, con gli occhi piccoli e acquosi, gli arti gonfi e semi-atrofizzati dalla mancanza di movimento, perennemente seduta su una sgangherata poltrona nel buco di casa che si era scelta, quasi una tana, come quella della tigre. Anna era avanzata negli anni alla sistematica ricerca di prede, per nutrire il suo appetito insaziabile, secondo la sua natura. Una mattina Anna si sentì male. Si svegliò con un peso che le gravava al basso ventre finché verso mezzogiorno si scoprì inzuppata di sangue. Divenne prima livida, poi pallida, poi si accasciò all’indietro sulla poltrona. Chiamò Nunziatina la vecchia che le faceva da serva e le dettò le sue ultime volontà .
- Sto male – disse – muoio.
- Potreste chiamare un medico – obiettò Nunziatina.
- Sì, dare ad un cialtrone i miei soldi…Piuttosto, prendi carta e penna. I soldi miei, li voglio solo per me. Nunziatina ebbe una smorfia di disgusto.
- A te vecchia, non ti lascio nulla. Non lascio nulla a nessuno, me li voglio portare tutti con me i soldi miei.
- E come? – esclamò Nunziatina – ma se state per morire!
- E allora? Certo che sto per morire, non sono mica scema! E’ da giorni che lo so, stupida vecchia, che non te ne sei nemmeno accorta. Io lo sapevo, invece, e neanche mi dispiace perché i soldi miei, me li porto via.
- Questa è bella – rise Nunziatina – sarebbe la prima volta.
- Non ci credi?
- E quando mai s’è visto un morto portarsi i soldi all’altro mondo!
- Ti faccio vedere io, come. Ho pensato a un funerale che nemmeno i più grandi signori di questo mondo si possono permettere. Tutto il paese ne parlerà , per anni. Saranno esequie solenni… vi spenderò tutto il patrimonio fino all’ultimo centesimo, e adesso scrivi, scrivi, che ho fretta. La donna dettò una lista lunghissima, tutta in funzione del suo funerale. Tuttavia Nunziatina, abituata a obbedire alla sua padrona mentre scriveva diligentemente tutto, si accorse che Anna, la Tigre, di tanto in tanto perdeva il filo e si ripeteva oppure restava silenziosa per lunghi istanti come rapita da altri pensieri, finché non cedeva al sonno, riversando il viso rugoso, di lato, sulla spalliera della poltrona. Cedimenti di pochi minuti, s’intende, per poi riprendere a dettare le sue volontà come se niente fosse. Ma Nunziatina sapeva che l’emorragia di cui soffriva Anna la stava indebolendo sempre più e che se non fosse intervenuto un dottore, prima o poi avrebbe perso conoscenza e poi chissà …Per questo, quasi timidamente ma con vera preoccupazione disse:
- Ma forse donna Anna, voi vi sentite troppo male. Che sarà mai se chiamate un soccorso! E sarebbe la prima volta. Abbiate pietà di voi stessa almeno; lasciatemi fare, vi giuro che non vi farò spendere molto, conosco un mio cugino che sono sicura vi curerà quasi gratis, almeno per una volta seguite il consiglio di chi vi vuol bene (e non lo meritereste, aggiunse fra sé) - Ma la Tigre stremata dalla perdita di sangue, ebbe solo la forza di fare un cenno di negazione con la mano e subito dopo cadde in uno stato di stupore e in una fissità che preludeva a un qualche tracollo fisico e irreversibile. Durò in quello stato di semi-incoscienza per giorni. Ma a differenza di quando era lucida, ora si lasciava imboccare il cibo, cambiare, avendo abbandonato completamente la feroce natura che tutti le conoscevano. Nunziatina pensò che se avesse chiamato suo cugino, la padrona, in quello stato, non si sarebbe opposta e poi una volta guarita, forse, non avrebbe avuto il coraggio di rimproverarla per il servizio reso. Ma mentre pensava a tutto questo, rifletté anche su un’altra cosa. Ci volle poco, in un lampo comprese cosa si dovesse fare. Quel pomeriggio, infatti, mentre il cugino medico chiamato da Nunziatina visitava la donna che era affetta da una semplice infezione, si vide scendere nella “tana” della Tigre una grande moltitudine di persone. Tutti ne risalivano distesi, sollevati. Quando Donna Anna, si ridestò, passati alcuni giorni, restò sorpresa di non trovarsi a casa sua.
- Nunziatina! – ruggì.
- Nunziatina! Dove mi hai portata, maledetta. In effetti, Donna Anna si era risvegliata in una stanzetta piena di sole, al primo piano di una casa che affacciava sul golfo. Nunziatina arrivò poco dopo recando una caraffa piena di succo d’arancia.
- Ora ve ne servo un po’ – disse la vecchia. Anna strabuzzò gli occhi.
- E’ uno scherzo, disgraziata?
- Ecco - rispose soave Nunziatina - mettetevi calma, bevete un sorso, tanto non vi costa nulla, sono io a offrirvelo.
- Tu? Questa è bella – esplose la Tigre – Tu? – ripeté con una smorfia feroce –
- Si, Donna mia – Disse Nunziatina – ora vi spiego tutto per filo e per segno. Prese una sedia e si mise proprio di fronte a Donna Anna che era incerta se ascoltare o spaccare sulla testa della serva il bicchiere con il succo d’arancia che quella le aveva portato. Ma vinta dalla curiosità decise di ascoltare.
- Ecco come stanno le cose – disse Nunziatina. – Con l’aiuto del Notaio che vi cura gli affari, durante la vostra malattia, s’è deciso di farvi tornare ad essere una persona umana e rispettabile. Donna Anna ascoltava incredula, incapace di reagire.
- In breve, s’è deciso di dare un taglio netto a tutte le infamità che stavate perpetrando contro il vostro prossimo e che vi stavano consumando non solo il corpo ma anche l’anima.
- Che avete fatto, assassini?
- Nulla che non fosse per il vostro bene. Se non s’agiva come abbiamo fatto, sareste morta, ci siete arrivata vicino. Oppure sareste finita in galera. Quindi abbiamo deciso di restituire a tutte le vostre vittime quanto le avete estorto con l’usura… Donna Anna proruppe in una fragorosa risata. La bocca con i denti neri e marci per le carie mai curate le si spalancò come la caverna di un ciclope. Erano anni che non rideva così di gusto.
- Povera scema! – Esclamò – e mi meraviglio che il Notaio t’abbia retto il gioco. Poveri scemi tutti e due. Altro che! Non mi ci vorrà nulla a dimostrare che approfittando della malattia mi avete derubato. E quanto alla galera, poveri scemi, nessuno oserà parlare contro di me, che altrimenti so certe cose io…statene certi. Piuttosto portami le ciabatte che ho voglia di alzarmi, poi faremo i conti…con tutti. Ma Nunziatina non si scompose neanche un po’ e continuò il racconto.
- Vedete Anna che le cose si sono messe in un certo modo per voi e vi consiglio di ascoltare attentamente. Per esempio anche questa casetta. Me l’avete ceduta…in pagamento dei tanti anni di servizio senza retribuzione… Donna Anna ascoltava e con la testa faceva cenno di assentire sarcasticamente, con un sorriso gravido di vendetta.
- parla parla – diceva – tanto per quel che vale. Dietro Nunziatina stava il notaio Filangieri che ad ogni affermazione della serva conveniva gravemente.
- Ditelo voi Signor Notaio – disse Nunziatina cercando nell’uomo un aiuto autorevole - come stanno le cose. Il Notaio si fece avanti e disse:
- Con permesso Donna Anna. Quella lo guardò in viso e fu sul punto di sputargli in faccia ma si trattenne e divenuta improvvisamente scura abbassò lo sguardo mettendosi in ascolto.
- Quanto ha detto Nunziatina è vero, non ve ne rammaricate, che tutto è stato fatto per il vostro bene - disse l’uomo - Tuttavia va anche detto che per risarcire tutte le estorsioni che avete praticato nei confronti di tante vittime innocenti ora siete diventata povera. Non avete più nulla e potete ringraziare questa buona Nunziatina che ha accettato di ospitarvi in casa sua in cambio dei servizi domestici e di uno stipendio mensile secondo la legge. Per tutto il resto vi assicuro che ho dovuto transare in vostro favore per impedire che partissero circostanziate denunzie.
- Mi avete tradito, dunque. Mentre ero incosciente, vi siete presi tutto. – piagnucolò sottovoce Anna - E ora per colmo di vendetta dovrei anche fare la serva alla mia serva.
- Voi avete firmato…- chiosò con innocenza Nunziatina.
- Ma fammi il piacere! Ci penso io. Chiamerò il mio avvocato e vi denuncerò per circonvenzione d’incapace. Sarà facile. Ero ammalata e non avevo la facoltà d’intendere…Quindi tutti questi imbrogli sapete dove potete metterveli.
- Non credo sia possibile – intervenne pacato, Filangieri – In realtà che siete stata ammalata non lo sa nessuno e tutto quanto avete firmato è avvenuto nella vostra piena coscienza, ci sono decine di testimoni a provarlo. E d’altronde non siete stata ricoverata in un ospedale pubblico, non siete stata visitata da un ufficiale medico…
- Ma come! Se è venuto non so quante volte il cugino di Nunziatina…Potreste negare anche questo?
- Strano – obiettò il Notaio – con lui abbiamo parlato, essendo girata qualche voce, ma afferma di non ricordare nulla del genere ed è pronto a dichiarare che neanche vi conosce. Pertanto tutti i documenti che avete firmato compresa la delega che mi avete rilasciato per trattare per vostro conto e nome, è tutto perfettamente regolare, secondo la legge. Donna Anna ammutolì alla rivelazione. Si accasciò nel letto, chiuse gli occhi, strinse forte le labbra per la rabbia e sperò di morire sull’istante. Ma in fin dei conti non era abbastanza anziana, e le cure che inconsapevolmente aveva ricevuto l’avevano rimessa in salute e con l’aiuto di Dio sarebbe campata ancora per molto, abbastanza in ogni caso e al servizio di Nunziatina, la sua vecchia serva.