#132 - 22 giugno 2015
AAAAAATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte di martedi 31 dicembre quando lascerà il posto al n° 359 - mercoledi 1° dicembre 2025 - CORDIALI AUGURI DI BUON ANNO e BUONA LETTURA - ORA PER TUTTI un po' di HUMOUR - E' da ubriachi che si affrontano le migliori conversazioni - Una mente come la tua à affascinante per il mio lavoro - sei psicologo? - No architetto, mi affascinano gli spazi vuoti. - Il mio carrozziere ha detto che fate bene ad usare WathsApp mentre guidate - Recenti studi hanno dimostrato che le donne che ingrassano vivono più a lungo degli uomini che glielo fanno notare - al principio era il nulla...poi qualcosa è andato storto - una volta ero gentile con tutti, poi sono guarito.
Poesia

Palazzo Labia a Venezia

Di Olimpo soave illusione

Ispirato dal 'Banchetto nunziale' del Tiepolo

di Antonio Bruni

Di Olimpo soave illusione
L’invito a entrar nella casa
offerta esclusiva agli eletti

dimora di grande famiglia
baciata da sorte mercante
che affina nei volti e nei cuori

la stirpe dell’abile industria
e gli uomini arditi solleva
da tutte le cure operaie

rendendoli simili a dei
esenti dal fango di strada
con stemma innalzati in palazzo

che su Cannaregio primeggia
in volta di Grande Canale
campane le uniche ombre

le Labia di questa famiglia
pronunciano il suono che loda
l’Altissimo in grazia di vita

di gesta non solo bancarie
ma intense di elette virtù
spiegate in salone alla storia

al primo respiro di scale
che provano all’ospite il fiato
palpebre ardisce ansimando

riceve bagliore di scene
di luci da cera riflesse
su elastico suolo di ballo

il piano nessuno calpesta
ma pare affollata la sala
ingresso di grande corteo

sfondate pareti in rilievi
lesene e colonne fiorite
balconi aggettanti sugli archi

un rostro di nave segnala
lo sbarco in potente città
accolta con sfarzo in costumi

l’eroe riceve regina
Antonio con l’elmo in vittoria
scarlatto di sguardo e mantello

con trombe e alabarde un clamore
sovrasta il brusio della folla
intorno i moretti serventi

levrieri e cavalli in gualdrappe
con occhi di cabala i maghi
i paggi rigonfi di sete

il porto più ricco del mare
dispiega ed ostenta opulenza
conquiste in mercati e bellezza

padrone è il guerriero romano
che tenta addolcirsi in corazza
lo sguardo da fiero e sorpreso

si muta in un tacito assenso
a incrocio di mano regale
distesa dall’ampio broccato

più bionda di sabbia del Nilo
il seno svelato e proteso
gareggia col giro di perle

natura superba ed esente
dal tocco di ruvidi sguardi
il volto solleva agli astanti

ne è fiero il signor della casa
discosto contempla il trionfo
che evolve ricchezza in sublime

le dame in attesa malizia
rapiscono i fiati ai destrieri
armati con stemmi e vessilli

propizia il banchetto un’ orchestra
trasforma oscuri spartiti
in suoni di argentea laguna

piramide a lungo sognata
emblema del mitico Egitto
il volo ai rapaci concentra

minuscoli il buffo ed il cane
davanti alla tavola bianca
risplende la perla di sfida

gioiello dissolto in aceto
in schiaffo ai bottini di guerra
attoniti gli ospiti intorno

che terra è mai questa d’incanto
è vera o tracciata in pennello
volume quadrato od immenso?

chi visita sala è la scimmia
rincorsa dal nero in livrea
perché non disturbi i divini

che svettano in cielo soffitto
tra i miti i peccati i valori
e i venti che espandono gloria

Virtù che sovrasta l’Invidia
il Genio su Pegaso vola
il Tempo rapisce Bellezza .

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