#128 - 11 maggio 2015
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno sabato 30 novembre quando lascerà  il posto al numero 358 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Piccoli Grandi Musei Italiani

"Una cosa bella è una gioia per sempre" John Keats

Ravello - Salerno

Museo del corallo

Capolavori d'arte dal '600 all'800

di Alessandro Gentili

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Il Museo del Corallo di Ravello nasce nel 1986 da un’intuizione di Giorgio Filocamo, abile incisore di cammei e coralli, con l’obiettivo di custodire la ricca collezione di famiglia contenente oggetti antichi e di estremo valore.
La raccolta consiste di numerosi manufatti in corallo che vanno dall’epoca romana al secolo scorso. Vengono riproposti capolavori del Cinquecento e del Seicento: coralli quadrati e sferici, rosari, collane e statuine. madreperla, tartaruga e turchese montati in oro e argento danno il tono all’esposizione.
Va anche vista la lunga collezione di cammei incisi fra Seicento e Ottocento.
Notevole la piccola galleria di dipinti risalenti ai secoli XV e XVII.
I preziosi manufatti del Museo del Corallo di Ravello sono stati già esposti a Montreal e a Toronto, ad Assisi, presso la Reggia di Caserta, al complesso di San Fruttuoso di Camogli, al Museo Oceanografico di Montecarlo e a Torre del Greco.

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Portafortuna e simbolo di fecondità per tutto l'800, il corallo altro non è che lo scheletro esterno di un polipo, un tipo di celenterato che vive su fondali rocciosi ad una temperatura tra 5 e 20°C.
In natura ne esistono ben ventisette specie ma solo cinque producono quella materia lavorabile, tanto amata dai Romani che arrivarono ad attribuirgli proprietà taumaturgiche.
Nell’antica Roma veniva infatti usato come coagulante contro le emorragie e come rimedio contro palpitazioni e morsi di serpenti.
Tra l'800 e gli inizi del '900 banchi meravigliosi si trovavano nel mare di Trapani e di Sciacca: oggi entrambe le riserve sono esaurite. Piccoli rametti, della grandezza di un fiammifero, si possono ancora pescare al largo di Pantelleria.
Sfaccettato è il suo colore che va dal rosso scuro della varietà ritrovata al largo di Sardegna a quello intenso del Trapanese, fino al più delicato e, ricercatissimo, rosa pesca di Sciacca.
Delle due categorie presenti in natura, il Mediterraneo o corallium rubrum, impropriamente chiamato Sardegna, si pesca in tutto il mare nostrum occidentale, ad una profondità variabile tra 30 e 250 metri.

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Al pari di un diamante, il suo valore dipende da grandezza, colore, qualità, durezza. Il prezzo della varietà mediterranea può variare da 100 mila a 6 milioni di lire al chilo. Ma il plus di un gioiello è dato dalla sua lavorazione: fino al 100% del suo costo.
È infatti la lavorazione ad aver reso celebre il corallo Mediterraneo nel mondo. Due le tecniche seguite: quella incisa, con cui già nel '600 si ottenevano cammei e oggetti a tutto tondo, e quella liscia, fiorita tra '800 e '900, nella produzione di sfere e cabochon.

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Mentre Trapani, Livorno e Genova si contendevano infatti la leadership della pesca, a Napoli e a Palermo si affermavano numerose scuole artigiane sul solco di un'antica tradizione, quella di incisione di conchiglie e pietre dure, nata durante la dominazione aragonese.
Nel 1738 Carlo III di Borbone, re di Napoli, istituì a sue spese il Laboratorio delle Pietre Dure a San Carlo alle Mortelle. Ad esso, nel primo '800, Ferdinando IV affiancò una Scuola di Incisione in cui confluirono cammeisti fiorentini e palermitani.
Collane, spille, anelli e intere parure barocche costituiscono il meglio della produzione borbonica. La loro opulenza si distingueva dalla delicatezza di petali trasparenti e farfalline, ricavate dalle scaglie della materia. La tradizione sarda nella lavorazione del corallo discende invece da una comunità catalana, insediatasi ad Alghero ai tempi delle Repubbliche Marinare. Essa attingeva materia pregiata alla barriera corallina del mare antistante, oggi quasi del tutto esaurita dopo i tagli dei rami.

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